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Visualizzazione dei post da luglio, 2022

Una voce barbara

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Per anni una voce barbara - una voce roca e sgraziata figlia d'un grido  di sdegno al mondo - ha abitato le rubie regioni  del mio pericardio. Cercava l'attacco al sovrano - la distruzione del nome  custodito nei miei ventricoli. È bastata una sola parola del sovrano - il monito che piega il corpo e spezza il respiro - a polverizzare quella voce gridata senza controllo; di lontano. Il sovrano tace per eoni e ascolta e cerca radici sacre nei più gravi sacrilegi; il sovrano vuole assoluzione ma,  se non è possibile, la sua parola unica piega il corpo, spezza il respiro e allontana per sempre.  Perché nulla può avvicinarsi, se non degno, al nome custodito  nel ventricolo più celato.

(Redazione) - Dissolvenze - 09 - Ma il nome di loro vivrà per sempre

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A cura di Arianna Bonino (1) Da ventotto anni, ogni estate che viene e precisamente nel mese di luglio, lo trovo con le dita, più che con gl i occhi: questo libro è nel secondo ripiano della libreria, di fronte alla porta-finestra che per prima si illumina ogni mattina all’alba. L’ho messo ventotto anni fa tra alcuni volumi di poesia: è lì il suo posto, anche se non è una silloge, non è una raccolta di liriche, non è un poema, non è un volume di sonetti o un’ode. Non è nemmeno un breviario di preghiere e invocazioni. Men che meno un romanzo o un’opera teatrale. Non ci sono personaggi in questo libro, anche se ci sono molte figure e tanti nomi. Ci sono sessantadue fotografie proprio all’inizio, subito. Intendo dire che è l’unico libro che io conosca che è fatto così: non c’è niente prima delle fotografie, che infatti compaiono all’istante, appena si apre, senza una prima di copertina con il nome degli autori e il titolo. E le controcopertine sono sgombre, non c’è scritto niente di nient

Quattro inediti di Annamaria Scopa

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Da bambina avrò cura di me colmerò quel diaframma sciancato dei giorni felici questo essere tana e nido d'aria Mi crescerò da dentro Ho sognato nell'enorme spazio del mondo un albero solo un alfabeto di rami il punto in cui si spezzano quando sono stanchi d'esistere (Inedito 2019) ____ Sapessi rendere al cielo l'Indugiare del tempo tra infinite lunazioni di me starei dentro gli occhi delle rose_ Sono morta mille volte & resto Ho svuotato la casa La vita in cui cado: una poesia un aranceto un dipinto di Gauguin La felicità devi crederlo forse siede sotto un pruno selvatico al limitare del bosco Il mare d'inverno ha un presagio come la parte migliore di te. (Inedito 2018) ____ Non so parlare di me resto fuori cinque porte per questo dentro piego suoni sulla Via Lattea mollichine di pane non mi troverai Ti dico non chiamarmi senza coraggio Non mi lascio mai addormentare facilmente Quanto pesa il cuore lo misuro ad alberi La distanza prima de

Poesie brevi #1

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Sussurro Aspetta; dillo più piano, che sia un sussurro il tuo parlare della fine. Sull'autobus voci di foglia sullo sfondo e i ricordi tamburi Velo Colsi del velo non lo strappo, ma la carezza. Apnea Un'apnea è l'albero a camme dei nostri respiri e del grido feroce d'ogni speranza Volo Volo radente; sul piano del desiderio plano assente. Alisei (...) e m'incanta nella veglia il sussurro degli alisei nella lingua fatata del sogno Velati Velati lo sguardo, che canti il tuo corpo il canto dell'infinito. Fortune E dirsi fortunato - nella penombra - per l'assenza di abbaglio. Incatenati È un gran talento - e un po' fortuna - dirsi incatenati e in attesa della Luna. Sogno Il sogno, dici, è l'entrata nel mondo dell'Altrove. Io invece credo ne sia l'uscita. Sull'autobus (2) Tengo per me solo - non detta e feconda - una benedizione alla vita. Sorgente La sorgente della parola si cela dietro il primo passo d'un bambino, nel parco dei sogni. Mai

(Redazione) Riflessioni, non recensioni - 09 - Riflessione su MACBETH (2021) - Riflessioni tra luci e suoni

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  A cura di Stefania Lombardi Interpreti e personaggi Denzel Washington: Lord Macbeth Frances McDormand: Lady Macbeth Corey Hawkins: Macduff Brendan Gleeson: Re Duncan Harry Melling: Malcolm Alex Hassell: Ross Brian Thompson: assassino Ralph Ineson: capitano Sean Patrick Thomas: Monteith Miles Anderson: Lennox Kathryn Hunter: le streghe Stephen Root: Bertie Carvel: Banquo Per la seconda volta, in questa rubrica, si parla di qualcosa ancora in essere e non dato per visto e assimilato da tempo dai più. La pellicola in questione è di fine 2021, non tutti l’hanno vista. Si parla, tuttavia, di una tragedia arcinota, quella di Macbeth. Sappiamo tutti cosa accade, quale sia la trama e come vada a finire. Pertanto, non esiste certo un pericolo di allerta spoiler. I drammi shakespeariani sono rappresentati da secoli, ormai, a teatro e da decenni al cinema, in quella che è definita, magicamente, come la settima arte. Indimenticabile fu, ad esempio, il Macbeth di Orson Wells del

Di notte

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Anche fuori dalle aule, nel reame del sogno, restano tracce fosforescenti della maschera d'idolo - o di demonio - che altri hanno fatto aderire a un volto silvano. E  - mentre la mente canta le melodie del rapsodo e si posano passi sull'asfalto  incandescente d'una Milano indaco e senza stelle - una voce sgraziata, barbara, grigio-fumo sigaretta, recita senza sosta il dispositivo d'una sentenza da lei emessa di lontano, senza possibilità d'appello. Una voce roca che ferisce con coltello di giada un animo bambino e sopravvissuto ai cancelli che ironizzano sulla sacralità del lavoro. E non ride  - né prende sul serio - questa condanna minore il fanciullo già destinato alla nascita a un eterno ergastolo. Foto e testo (inedito 2022) di Sergio Daniele Donati

Dialoghi poetici coi Maestri - 43. Fernanda Romagnoli

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  Strada Di luglio, al lungo sole della sera le case stanno appese in un silenzio d'arnia dopo il volo, Ragazzi se ne vanno alti leggeri giù per la via. Farfalle svolano le ragazze. All'ombra delle tende azzurre gialle approda il vecchio. Siede, guarda intorno la scena: mitemente nel suo castello d'ossa si consola di farne ancora parte. Ma l'anima - è in disparte Fernanda Romagnoli Tratto da "La folle tentazione dell'eterno" Interno poesia edizioni Stasi Comincia sempre così, Fernanda, il richiamo della stasi, tra miraggi e fate morgane d'un luglio che attanaglia i pensieri e obbliga lo sguardo a posarsi sull'Altrove quotidiano. La morte e il mutamento appoggiano piedi nudi sui muschi d'una vita che palpita e scorrono via come ipotesi suoni di lira in un mito d'asfalto. Le ossa, Fernanda, testimoniano resistenza alla decomposizione del reale - la tenace lotta di chi di vuol stare là dove tutto si trasforma in pulviscoli e nutrimenti  per in

Se il libro é casa #2

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  Foto di Sergio Daniele Donati Aprii quel libro con mano tremante e polpastrello umido; era l'ultimo passo prima di trovar dimora nell'altrui parola. E si fermava di colpo ogni mia pretesa di trasformazione. Aprii quel libro con mano bambina e assenza di rughe; era l'ultimo passo prima d'immergere  nell'oblio il mio nome. E incontrava l'anima la sacra incapacità di scrittura. Fu un lampo, un'idea, un sorriso al mondo. Aprii quel libro per non chiuderlo più, e continuare il cammino che rende un uomo terreno fertile  per essere attraversato da una sapienza antica, da un canto reiterato, da un inno lento alla vita; color mirtillo per chi impara il suono piano della lettura. (Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

Stanze d'Abruzzo

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Il bello che emerge bussa insistente su tempie arrugginite e incita ad aprire un portone  di legno antico,  troppo a lungo serrato. Ne estrae resine e gocce d'ambra e apre uno spiraglio nella stanza - s'inonda di luci prismatiche, colori tenui, portatori d'un messaggio unico e inesorabile: il bello, dimenticato, mette radici profonde anche in chi vuole dimenticare. La luce scalda tenue e costante come candela il palmo delle mani e scioglie l'animo indurito di chi ha trovato difesa nel proclamare ciò che non vive. Tacita un dire, troppo a lungo abusato, e accorda al silenzio un'intenzione pura. Il bello è un ventre materno che protegge in una gestazione lenta una parola nuova. e fa esplodere in midolli  rinvigoriti petardi sorridenti d'intuizioni ridenti e puerili. Il bello è un sarto sapiente che cuce con fili di lino e canapa la parola alla parola, il silenzio al silenzio, e richiama da terra  mulinell

(Redazione) Specchi e labirinti - 09 - Si scrive radure, si legge vulcano (su “Radure” di Maria Allo)

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A cura di Paola Deplano È pastosa, la poesia di Maria Allo, con un bel sapore agrodolce di arance siciliane – le famose lumìe di pirandelliana memoria. Pirandello si sente, nel mite interrogarsi e vagare di questa scrittura, che è siciliana e cittadina del mondo. Si sente anche Quasimodo, ma ancor di più si sentono i panici poeti greci e latini che hanno fondato non solo la civiltà di Trinacria ma anche la personalità di questa donna pronta a mettere su carta – e bene – la sua personale idea scrittura. Il potere delle radici si sente forte e chiaro in queste pagine, in questi paesaggi che sono inequivocabilmente quelli che lei vede dalla finestra e che osserva nel proprio mondo interiore. Tuttavia queste radici, quasi per sublime paradosso, volano alte, altrove, verso il lettore sconosciuto, e gli lasciano qualcosa da riconoscere come proprio, con semplicità. Rivolgersi a chi legge e restituirgli, con altre parole, qualcosa di suo è il primo dovere del poeta, sembra dirci Allo in una d

Cinque inediti di Mirjana Zarifović

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Il velo Ti vorrei donare un velo, altri occhi per i tuoi occhi, la sera, sulle tue palpebre, un filo segreto pensare – oh non saprei, non potrei al mattino, immenso azzurro lago apriresti, palpebra risorta - Dovrei tesserlo io, il velo? Madre, io sto al faro, avvisto le navi, metto via il sale. Qui, un lento animale la nuvola apre e benedice l’isola e segna il rame. Una campana sola, che i sordi odono, sul fondo senza segni, musica-ustione, sul fondo del mare. Qui la spina, e dai nidi la luna, spira, spira… Madre, sto con il mare. Stendo le reti, nell’ardore delle rocce nuoto, nuoto nel rame. A dio, tu lo sai, chiedo che rinneghi, chiedo che non m’ascolti, che non si volti, pietà gli chiedo, e che andare mi lasci nel terso nell’ustione, che non mi protegga, che io erri e mi smarrisca, pietà chiedo, mentre vado, nell’ardore, nel sole, quello, quello che beviamo, agate e sole, quello che per nascita, sulle labbra abbiamo. A sud, l’ombra è nel faro. A nord, l’angelo mangia il pane e il da