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Visualizzazione dei post con l'etichetta poesia italiana

Scale musicali (l'interpunzione mettetela voi)

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  inizia in tono minore una melodia ai lobi il canto ripetuto del seme interrato c'ero e non c'ero troppo tenue la luce su pelle matura non ancora nato già mi chiedevi aiuto una chiave di chiodi e pensieri in lingua straniera scrivo di te non ancora nato al mondo sono io non tu che sorgi  prima del tuo primo vagito pensiero squamato resina tra le dita sempre in minore la melodia prende ritmo cadenze e accenti sul muro il geco espressione saggio-ebete nasconde note d'accordo sotto zampe bombate non ancora nato al mondo sono io non lui essenza statica visione capovolta del muro che chiamo dimora pensiero vacuo scatola d'opale di silenzi  si aprono varchi su crinali già battuti da parole mai dette il giardino dell'infanzia non ancora nata al mondo lingua del sogno del primo suono lingua di geco sul muro statico del silenzio d'opale dell'intuizione  ______ Testo - inedito 2024 - e foto di Sergio Daniele Donati

Dialoghi poetici coi Maestri - 68 - Silvia Bre

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  La parola è un impiglio, poi crolla come ogni monumento e l'incontro si scioglie (nell'ingorgo dei suoni s'incaglia un attimo di senso e l'attimo nel suono pare eterno smette quando di colpo lo convince la deriva del tempo lì attorno) non esiste altro evento che questo che la vita di ognuno apparsa nella croce che la toglie. Silvia Bre  - tratto da "Le campane" ( Einaudi ed.) Eppure vidi anch'io  ventidue ballerine disegnare danzando  il DNA di ogni lingua (e il prima e il dopo della parola  incombeva sospeso in un movimento a spirale. Nel deserto della rifondazione si avanza verso l'interno per meritare la terra destinata ). Poi c'era la pietra e la scritta di fuoco Non  dire mai tuo ciò che ti attraversa, per andare lontano. Sergio Daniele Donati  - inedito 2024

Viene a me

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Viene a me una voce roca un sedimento di stalattite una canto sgraziato un pentimento pagano Viene a me  una balbuzie di sirena una risacca acida una memoria monca Viene a me  lo strappo del mito la stasi acquea di Ofelia il pianto monotonico di Eco. Viene a me  - e mi disperdo - il ricordo del coro le scintille di Efesto e la fatica senza tempo di essere padre. _____ Testo - inedito 2024 - e foto di Sergio Daniele Donati 

La domanda al Minotauro

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  Foto di Noelle Oswald Incontrai il Minotauro allora,  tra fuliggini di pensiero e stralci di memoria. Senza via di fuga  nei tranelli della compassione incontrai allora il Minotauro. In assenza di timore allora incontrai il Minotauro. E posava triste sulle mie ali il suo sguardo bovino, incapace di un verbo scarlatto di liberazione. Incontrai allora il Minotauro e con gesto della mano  gli chiesi  il perchè della Luna. Un muggito di solitudine frantumò i mattoni del labirinto. Fu allora libero, il Minotauro, di bestemmiare, contro un cielo tiranno,  il suo ultimo respiro. ______ Testo - inedito 2024 -  di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - "Il passaggio alla diluizione" - a proposito della Raccolta "Errore Cronologico" (il Convivio ed., 2023) di Irene Sabetta - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Esiste un luogo - e un tempo - in cui la parola poetica si diluisce, o quasi evapora, per lasciare un segno di presenza tenue, una sorta di ricordo, una traccia evanescente, ma allo stesso tempo persistente nella mente del lettore.  Sono queste delle scritture rare che sanno bilanciare con la perizia dell'orafo artigiano, o del farmacista esperto, i loro ingredienti costitutivi senza mai ignorare che ciò che guarisce nella giusta dose, può altresì avvelenare se presente in eccesso. La preziosità sta nel saper dire il nulla di ciò che eccede e il tutto di ciò che è essenza.  L'effetto finale, per chi con loro viene in contatto, è quello di una delicatezza avvolgente, di un rispetto profondo per la parola e per il lettore, di un'etica della scrittura che è allo stesso tempo metro di misura e limite al dicibile.  Tutto questo ho trovato presente nella splendida raccolta " Errore Cronologico " (il Convivio ed., 2023), di Irene Sabetta. La poeta ci dona una scrittura

Tre poesie inedite di Elena Mearini con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Elena Mearini Chi vi scrive sostiene da sempre  - lo sapete - che una visione   funzionale o finalistica della poesia sia quanto di più deleterio si possa cercare.  Figlio del Fedro di Robert Pirsig de Lo zen e l'arte della Manutenzione della motocicletta  e dell'antica saggezza del pensiero ebraico e nipponico, so bene che la Qualità,  come un manto invisibile, copre le nostre azioni, pensieri e parole, al di là della finalità con cui li esercitiamo.  Non si " scrive per (l'oggetto mettetelo voi)"   in poesia, ma si vive la scrittura come fenomeno di attraversamento profondo; di ascolto delle voci della alterità dentro di noi.  Lo diceva il grande Maestro Giuseppe Ungaretti in una famosa intervista (la potrete trovare a questo  link ): " Si fa poesia perchè occorre   farla". La scrittura come impellenza , come esigenza , come fenomeno di attraversamento del proprio corpo  che il poeta non può che osservare nella sua crescita ed espressione, dentro d

(Redazione) - A proposito della raccolta "Abitarmi stanca" (Puntoacapo ed., 2023) di Alessandro Assiri - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Esiste una dimensione dell'umano in cui perdiamo il contatto con il sogno inverosimile dell'identità e cominciamo a percepirci come agglomerato frammentario e frammentato , come puzzle di cui non siamo nemmeno certi di possedere tutte le tessere, dove il particolare assume ruolo centrale di una potenziale ricostruzione - o ricognizione - di un Sé.  Un viaggio di ritorno, quest'ultimo, impossibile a farsi, se ci si considera soltanto come cosmos , e invece lentamente attuabile, se si riesce ad acq uisire il tempo lento della rielaborazione.  Tutto questo, tanto vicino ad una visione postmoderna e post psicoanalitica del vivere, necessita di un piccolo passo iniziale in cui si si sia in grado di percepirsi anche come contenitore, come casa, come luogo da abitare .  I frammenti hanno bisogno di una scatola -  magari decorata con antiche tecniche di découpage che ricordino il loro contenuto, ancora prima di aprirla -  in cui possano sedimentare e ritrovare una forma idonea a ca

Meditazione in Normandia

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  Furono cento, e poi uno, i miei passi. Poi finalmente la stasi nel territorio di una marea ritirata,  patria del paguro e di intuizioni  in scala di grigio.  Mi stupiva l'odore della distanza  e una premonizione cantava  in lingua arcaica il canto del mio ritorno. Abitavo allora, forse per la prima volta,  la dimora del mio stesso sogno, senza la folle pretesa  di ricordare il mio nome.  ______ Foto e testo - inedito 2024 - di Sergio Daniele Donati   N.d.R : al link qui di seguito potrete trovare tutte le  Poesie di Sergio Daniele Donati (Fedro)  pubblicate su  Le parole di Fedro

(Redazione) - "Viaggiando attorno all'Io" - nota di lettura di Daniele Donati sulla raccolta poetica di Lucia Triolo "Il paese degli Io" (Macabor ed., 2023)

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  Che sia come richiamo alle persone che simbolicamente ci abitano o al contatto con tutto ciò che è altro da noi stessi, non v'è dubbio che ciò cui diamo l'onere e l'onore di definire la nostra identità profonda nasce, si nutre, cresce e vive nel segno della pluralità. E questo primo paradosso e ossimoro che incontriamo all'atto della nascita - anzi, già prima nelle memorie sonore prenatali - è allo stesso tempo padre e figlio, in un certo senso, della matrice, del seme del linguaggio.  Io non so chi sono se non mi pongo in relazione con l'altro da me, io non so chi sia io se non so percepire la diversità e molteplicità di manifestazioni interiori che posso ricondurre all'unico elemento costante del mio vivere dal primo all'ultimo respiro: il nome.  Siamo tutti abitati da voci, dicevo, che compongono il puzzle sottile che chiamiamo identità e allo stesso tempo possiamo, attraverso la parola, ri-scoprire il senso profondo dell'appartenenza a una plurali

(Redazione) - "Un familiare straniamento" - a proposito della raccolta poetica "Pianure d'obbedienza" di Marina Minet (Teresa Anna Biccai) (Macabor ed., 2023) - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Raramente - ed è sempre stato un dono - mi sono ultimamente imbattuto in raccolte poetiche la cui lettura è stata capace di donarmi una sensazione di un paradossale e ossimorico familiare straniamento. E questa preziosa sensazione, legata a doppio filo con una sacralità diffusa della parola dell'autore, quasi sempre mi porta ad un silenzio meditativo che lascia solo nello sfondo, e per lungo tempo, la necessità di dirne.  Ma, poiché credo nella funzione di eterodirezione della parola  e, in fondo, credo che faccia parte dell'etica della parola non trattenere solo nel proprio foro interiore ciò che un dire smuove, superata la fase di decantazione, sento, quasi sempre, di fronte a raccolte di tal fatta, la spinta a scriverne, quasi a volermi mettere in dialogo a distanza con l'autore.  Non me ne voglia quindi  Marina Minet, autrice   della splendida raccolta Pianura d'obbedienza (Macabor ed., 2023), se ho atteso lunghi mesi prima di trovare -  e se ci sia riuscito dovre

Tre poesie inedite di Laura Valentina Da Re - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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___________________ Il mio lichene sensibile sverna nel mento dipinto quando diventa capsula chiusura perfetta dell'universo e crea l'albero, l'attaccamento la parola decapitata come il lombrico avvolta, per bene su sé stessa. Si salva, poi, il sibilo di terra non c'è più un corpo che pende senza dire niente, ho a cuore l'insonnia del vuoto. (©️ Laura Valentina Da Re  - inedito  01 marzo 2024) ___________________ Perché invochi l'orrore nel basso delle risa e da nessuna (altra) parte? Io so come ti estendi mentre sei pura verso la follia la disobbedienza del volto sulla spalla marea di spine. Quello che era, era scavo nella donna forte, passeggera la zagara segreta intera in solitaria, cresciuta con l'errore. (©️ Laura Valentina Da Re  - inedito 04 marzo 2024) ___________________ Io sono poca farfalla nel sasso di giada, lo vedi? O l'oppio dei miei parassiti è per davvero capace di illudere? Ti mangio il collo miserabile di sale e sopra la visione muta

(Redazione) - "La fragile geometria dell'amore" - A proposito della raccolta di Antonella Caggiano "La vena delle viole" (Capire edizioni, 2023) - Nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Io non so parlare d'amore (né in poesia, né in altri contesti) e provo sempre una sorta di imbarazzo a scriverne perché il dato emergente per me è sempre quello di un certo incaglio tra parola e il principe dei sentimenti. "Io non so parlare o scrivere  sull'Amore", dicevo, eppure non per questo non sono capace di leggerne, né disconosco che le diverse declinazioni dell'amore fanno parte dell'ossatura del poetare dall'alba dei tempi.  Eros e Thanatos sono uno dei registri fondamentali su cui si muove da sempre l'arte poetica. Certo ne esistono altri ma ben pochi hanno avuto nella storia della poesia uno sviluppo così ampio, perché, in fondo (ma anche in superficie) l'essere umano da sempre si questiona sul rapporto con l'altro da sé , e l'amore ne è una delle manifestazioni più persistenti. Saper leggere, poi, e saper anche valutare il valore delle parole che sulla geometria mobile dell'amore poggiano, senza false modestie, è un dono