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Visualizzazione dei post con l'etichetta poesia italiana

Vocebianca

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  dal Museo Archeologico di Atene - Testa di ragazzo foto di Sergio Daniele Donati Una  vocebianca sottopelle nel silenzio atavico  e famelico della casa.  Il muro a secco trasudava esperienze  attorno alla mia brama  di pergamene. E, se ora taccio,  è perchè il segreto non sia secreto dalle ghiandole  di una condivisione impossibile. Gli arti inferiori scricchiolavano i loro legni al vento e l'iride si infiammava per quella scritta: (1) Ora mi chiedi perchè io non parli e cerchi di estrarre dai miei silenzi un senso al tuo bisogno di parola. Ma io ho sognato quel sogno e,  se ora parlassi, sarebbe la lingua incomprensibile delle pietre a raccontarti di un uomo che muore. _____ (1) -   Uno dei primi versetti della Genesi (trad.:  e un vento divino planava sui volti delle acque ) _______ Testo - inedito 2025 -  di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Dissolvenze - 45 - Eadem mutata resurgo

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  di Arianna Bonino Jan Peter Tripp, Schneeball ,  2017 (acrilico su carta) -  lo trovate  qui Eadem mutata resurgo È quello che ti dice la conchiglia quando l’orecchio accosti alla spirale un’eco misteriosa che risale di chissà quale lettera in bottiglia. Bambina ben nascosta dalla chiglia di quella barca bianca più del sale nell’ora del vociar delle cicale sentivo quel messaggio in dormiveglia. Chi l’ha affidato al fondo dell’opale non si sa bene cosa dir ci voglia: la voce vien dal buio più abissale. Mai giunge la parola sulla soglia perduta tra le curve del frattale custode di quell’elica di biglia. Malizia di cartiglia: tu credi d’aver colto il suo labiale ma è già diverso, anche se è sempre uguale. (Arianna Bonino)

Quando crolla il figlio

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Foto di Sergio Daniele Donati Quando il figlio crolla tutto diviene colpa; anche scrivere  questa poesia; anche non scriverla. _______ Testo inedito 2025 di Sergio Daniele Donati 

A mio figlio

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A mio figlio Gabriel, al bimbo che fu «Bianca la luce, papà, bianca», dicevi con voce bambina, mentre la stanza si riempiva di striature ocra e indaco.  E non sapevi ancora con quel tuo dire infante di un promessa dura da mantenere. Era lenta, collosa e inconsapevole la discesa del sacro nel tuo mondo di allora. Restai afono e commosso ad ascoltare il suono di quella tua intuizione lontana, che aveva il metro preciso e inesorabile di una scrittura antica e piana. Ricordo ancora  il nostro scambio  di sguardi e la dolce armonia  di una sospensione del tempo nello spazio da te circoscritto con quel tuo timbro cristallino. Ora però è l'ora  del tuo ritorno e forse, se ti volgi a quel ricordo, non sarà difficile  per te riconoscere in quella tua promessa la benedizione da te ricevuta dal dio burlone   che allora risiedeva nel tuo sorriso  mezzo sdentato e ironico. Ora è l'ora  che anche io torni e mi sieda accanto a te  a contare le gocce d...

Il Poeta e la mistica della Creazione

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Particolare da un'opera di Giovanni Fattori La parola si voltava verso il suo oggetto  con sdegno adolescente. Parola in rivolta, incapace di taglio del cordone ombelicale col regno del suono. Il primo stridio - una glassa di silenzio crepato al centro - fu canto dell'ipotesi, un passaggio su muschi mai calpestati, in eterna penombra. Guaina su guaina  e il fischio della poiana - si spezzava allora l'unità dei cieli in tangram mai ricomponibili. Gli uccelli furono creati  prima del primo respiro dell'Uomo la cui cieca miopia ha bisogno del frammento per intuire il tutto . La cacciata del poeta fu incisa con lame di fuoco sul suo sterno fragile. "Libererai la parola  cantandone il limite. Lo strozzo e il singulto saranno la tua cetra e ti caverai gli occhi per ricordarti l'ora del necessario ritorno alle armonie del silenzio" ________ Testo - inedito 2025 -  di Sergio Daniele Donati 

Non ti perdere

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  Non ti perdere nello spazio vuoto  tra le lettere; lascia che sia culla dal cigolio famigliare; acqua che disseta l'arsura dello sproloquio  costante della mente. Ascolta la statica parola del tiglio, e poi dimentica. La memoria è un cappio e non c'è poesia  che non contempli  la gioia di non essere scritta. _______ Testo - inedito 2025 - e foto di Sergio Daniele Donati  

Due poeti allo specchio (Marco Brogi e Sergio Daniele Donati)

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  La solitudine della parola Non scrivermi. Nel partorirmi mi abbandoni alla possibilità di non essere riconosciuta. Stavo bene nel ventre dell’attesa. Ora tremo all’idea di non essere compresa. Marco Brogi - inedito 2025 La solitudine della parola I più non sanno che la lingua chiamata  madre ha nome Medea e che la parola-prole si salva sempre e solo per un mistico atto del poeta; per un'elezione,  per l'estrazione dagli infiniti territori del suono di una goccia di significato. Lo strumento del poeta  è l'alambicco e gli inchiostri non si seccano e nel silenzio prendono colore. Dire e non dire in fondo è lo stesso se si conoscono le formule in lingua antica che rendono sacra la scelta.  Dire o non dire in fondo è lo stesso se il grigio fumo  della contemporaneità offusca  di blasfema astenia pennini e carte.  Sergio Daniele Donati - inedito 2025

(Redazione) - "Soglie" (I Quaderni del Bardo ed., 2025) di Franco Manzoni – "La critica mimetica come forma d’arte" - di Marco Sbrana

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  Soglie di Franco Manzoni (I Quaderni del Bardo, 2025) è un’opera che restaura il senso della saggistica. Abbiamo un poeta che parla di poeti. Lo fa dal 2012 sull’inserto La Lettura del Corriere . Le recensioni che compongono l’antologia hanno lo spirito e la fulmineità della poesia. La poesia ragiona per significante, non per significato; è una ricerca, quella del poeta, della parola giusta, quella insostituibile. Una poesia che possa dirsi riuscita è quella dove ogni parola non potrebbe essere altra da sé. Lo stesso accade per la prosa saggistica di Franco Manzoni. È un progetto, il suo, di sovrimpressione, di sovrapposizione tra il detto e il dire sul detto . Come se, pare dire Franco Manzoni, l’unico modo per parlare di poesia fosse adottare la lingua della poesia stessa. Al che, nelle “ recensioni formato francobollo ”, ogni parola è collocata nel solo spazio che le è concesso abitare. Non esiste margine di sostituzione, di miglioramento; la parola critica, così come la pa...

(Redazione) - Dissolvenze - 44 - To baa or not to baa

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  di Arianna Bonino James Ensor , Squelettes se disputant un hareng saur , 1891.  Bruxelles, Musées royaux des Beaux Arts de Belgique  (lo trovate a questo  link ) To baa or not to baa Chissà il poeta in casa come vive, se prima di parlare sceglie il verbo tra gli aulici vocaboli e superbo si vanta per le dette iniziative. Nel traffico al mattino le invettive sono volgari termini col nerbo di chi bestemmia senza alcun riserbo o suonan come liriche missive? Ragiona in rima mentre fa la doccia? Magari quella goccia si fa stilla e terge – mica asciuga – gambe e braccia! Ma forse è solo quando lui barcolla dopo i bagordi, passata la bisboccia, che l’animo suo puro viene a galla: lo spirito o l’ingrulla e allora s’odon barbari belati o svela infine nobili i suoi afflati. ( di Arianna Bonino )

La colpa di Dedalo

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Ti avevo avvisato: il centro non sempre è caldo. Ciò che è certo è che pulsa sotto lo stimolo d'intenzioni e linfe collose. Sono trame, orditi antichi e intrecci che parlano  la lingua incomprensibile della fascinazione. E non ci resta che cullarci alla nenia, al suono consolatorio di un flauto che svapora e poi riemerge nelle memorie dei midolli, nelle stasi improvvise – quali brividi dona a un occhio bambino lo stupore dell'ovvio. Ti avevo avvisato, ma tu non ascoltavi, la mente persa nelle colle che avrebbero dovuto tenerti salde le ali nel volo. Dice il Mito che fu Sole a provocare la tua caduta – per altri la mia incapacità a trasmetter cautela – ma io non lo credo – non lo credo davvero – è sempre un'assenza la causa  delle nostre rovine.  La tua verso l'astro non fu attrazione; fu una fuga, un disincanto.  Fu la privazione d'amore per la penombra e il regno dell'evanescenza a spingerti in un  alto-basso , alla ricerca di rifugio alle tue paure, dove ri...

Due poeti allo specchio (Giorgia Mastropasqua e Sergio Daniele Donati)

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______ Mi vedi, è per te quest'ombra dell'effige non mi curo da vicino tutto è trasparente le intenzioni, in particolare ogni movimento rimanda un riflesso della chiave cui mi accordo è all'armonia che anelo nella vasta partitura nella voce, luminosa consonanza e mi assimila una voluttà sopita che ha il profumo della terra sotto i sassi che ha l'aroma della linfa dentro il ceppo dove ti ho cercato. ( GM ) ______ Che l’ombra canti sui nostri volti è forse un semplice richiamo, ma la danza delle lettere, il loro amoreggiare con un dio silenzioso e provocarne i mugugni antichi è l’anelito nei nostri lobi. Il nome che portiamo — non posso non darti ragione — è una corteccia ruvida sotto la quale cola il miele della legge del desiderio. E ci diciamo l’un l’altra in un bisbiglio bambino quanto manchino ai nostri passi le sabbie dei deserti della generazione. Eppure allora fosti presente davanti al pozzo, il sorriso arcano della Moabita, a tramutare le mie lacrime di p...

Tre poesie inedite di Grazia Frisina - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Davvero onorati di poter pubblicare sulle pagine de  Le parole di Fedro  tre poesie inedite di Grazia Frisina, poeta e autrice di narrativa di lunga esperienza.  Come potrete voi stessi percepire si tratta di poesie dai rimi serrati – come serrati sono gli accapo, a tratti quasi sincopati – che fanno emergere nelle fibre del lettore un continuo e dialogante questionamento.  Questo effetto di "dialogo in spazi ristretti" col lettore emerge anche dalla scelta di una quasi latitanza, una rarefazione degli aggettivi nelle poesie che vi proponiamo, cosa che, evidentemente, lascia spazio al lettore per una immaginaria risposta. Mirabile in particolare, a parer mio, la terza composizione – e con questo non intendo certo che altre non lo siano – in cui la poeta ci trascina nel dominio della parola , descrivendolo come luogo in cui sussiste un suono capace di "scompaginare" le leggi dell'alfabeto.  Il suono come elemento  quasi-estraneo alla scrittu...

Voci oracolari

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  Voci oracolari e profezie sotto la corteccia dell'ulivo. Il suono del cembalo ha la durata di una nota d'argento. E io non canto più alcun incanto. Solo il fruscio di linfe adolescenti resta di quel sogno deposto sull'ara di un dio despota. ______ Testo - inedito 2025 - di Sergio Daniele Donati 

La parola inascoltata

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La parola vera, quando si posa a terra, solletica epiteli e intuizioni. Noi invece restiamo qui,  ancora inebetiti da slogan, a cercare parole schierate — come soldati-formicherosse   sui muriccioli abbandonati  di un'ignoranza malcelata. Ti chiedono di prendere posizione ,  e tu defilati; custodisci la postura, e mostrati al mondo capace  di stare lontano dai fiumi  dei senza se e senza ma , i quali altro non sono  che dei senza sé alquanto malinconici. _____ Testo - inedito 2025 - di Sergio Daniele Donati

Giudeosufismo

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  Con lo sguardo-uncino — con lo sguardo-amo — ogni parola àncora  alla fallacia del Sé. Ogni parola è ancòra inutile, di per sé. Quasi afono invece e senza intenzione nel regno della tacitazione il mugugno di vento del Senza nome . Video-lettura di Sergio Carlacchiani   ______ Testo - inedito 2025 - e foto di Sergio Daniele Donati 

(Redazione) - Specchi e labirinti - 35 - INVITO ALLA LETTURA DE “L’ISOLA TRA LE SELVE. POESIE SCELTE 1967-2024” DI UMBERTO PIERSANTI (MARCOS Y MARCOS)

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di Paola Deplano Il fiore della letteratura italiana, Il fiore delle Mille e una notte, Il fiore della mitologia greca .  Sono solo alcuni titoli di antologie d’altri tempi dei, in cui si sottintendeva l’idea di un bouquet letterario da offrire al lettore, il fior fiore di ciò che si doveva conoscere di un autore, di un volume o di un periodo letterario. Un titolo del genere sarebbe calzato a pennello all’antologia L’isola tra le selve. Poesie scelte 1967-2024 di Umberto Piersanti, con prefazione di Fabio Pusterla, recentemente uscito per i tipi di Marcos y Marcos. In questo volume chi ha percorso passo passo l’evoluzione poetica dell’urbinate, valutando i cambiamenti e le costanti dei suoi scritti non può che convenire che, effettivamente, in esso siano contenute le liriche più riuscite, sia dal punto di vista stilistico che di contenuto. La giostra , malinconico ritratto della sofferta paternità dell’autore, L’isola , ricordo mai sbiadito di un viaggio lontano e di una donna al...

Sei milioni (#2)

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  Sei milioni, sino a quella memoria, era un numero  senza mistica, né canto. Era numero come altri nella lista dell'infinito. Sei milioni ora è memoria della pelle senza prima, né dopo. È numero espunto  dalla lista del sacro per diventare stella morta in un firmamento che piange. _____ Testo - inedito 2025 - e foto di Sergio Daniele Donati