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(Redazione) - Estratto da "Di ala in ala" di Rita Pacilio e Claudio Moica (RP libri 2022), con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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La poesia è dialogo ;  è il segno che la parola lascia sulla pelle altrui.  La poesia è sollecitazione, marchio, volo; ma è anche divaricazione, fessurazione sottile che lascia penetrare a fondo liquidi preziosi da un altrove fecondo. È sempre fenomeno collettivo, plurale, eterodiretto, anzi diretto all'altro da sé, all'Altrove.  La poesia non è mai solitaria, anche se scritta in un eremo o in una cella di un monastero, perché mette tra loro in relazione diverse parti di un sé altrimenti frammentato .  Poetare, anche dalla famosa grotta, è sempre creare e far fiorire sinapsi, legami, nodi e dar fiducia al potere trasformativo di un flusso di scrittura che ci attraversa.  Per questo la poesia, che è sempre dono, chiede solo grandi capacità di ascolto e ricezione.  È una voce altra, anzi la voce dell'altro, ciò che scriviamo sempre e, quindi, mal si concilia col poetare l'uso del possessivo.  Non c'è nulla di mio in ciò che scrivo, perché ciò che scrivo proviene da un