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(Redazione) - AJAR (luccicanze) - 02 - Un sogno, o forse un mosaico

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di Alba Gnazi Ancora lo stesso sogno. Tra le braccia tengo un bambino piccolissimo che lavo dolcemente nella vasca del bagno con le piastrelle bordò, quello della mia casa d'origine. L'acqua ambrata, profumata di sandalo, scorre su quel morbido corpo paffuto che pesa lievissimo, e tintinna in gocce minute sulle corolle di schiuma addensate sul fondo. Ricordo di aver trovato il bambino in una casa diroccata, sorvegliato da un cane bianco e gentile. Prima non era il mio bambino, ma ora lo è. Gli canto una canzoncina; gli sussurro il nomignolo intonato dalla voce sottile di Nonna Anna. Nonna Anna non lo sa - o forse sì: in fondo chi sono io per stabilire confini e barriere? Forse lei sa , in quel "mentre" in cui abita da vent'anni o poco più -, come e quanto le parole in dialetto che usava sempre stiano venendo su, a una a una, nel mio quotidiano. Qui un'esclamazione, lì un vezzeggiativo, altrove un'espressione fatta e finita, con tanto di cadenze, dei ritmi ...