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(Redazione) - Specchi e labirinti - 21 - Parigi secondo Giulia

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  A cura di Paola Deplano Esistono città che sono crocevia dell’anima, luoghi in cui non siamo nati, probabilmente non moriremo, ma che in un determinato momento della nostra vita – proprio quello, non altri, né prima, né dopo – diventano l’alfa e l’omega , il punto di partenza e il punto d’attracco di ogni nave dello spirito. Se uno ha una buona penna – e Giulia Bocchio ce l’ha – per felice osmosi questa città diventa la patria dello spirito anche per l’assorto lettore. Mi viene in mente Saba, la sua Trieste, quei famosi versi che recitano «La mia città, che in ogni parte è viva // ha un cantuccio a me fatto, alla mia vita// pensosa e schiva». Mi viene in mente Penna, coi suoi sgomenti: «Era la mia città, la città vuota// all’alba, piena di un mio desiderio». Mi viene in mente un gran cantore di Parigi, Baudelaire, con i suoi Tableaux parisiens - e qui non cito niente, perché citare implicherebbe una difficile scelta tra liriche ineguagliabili. In questi versi di Saba, Penna e Baudela