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Due inediti di Valentina Murrocu

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  I I piatti nel lavello in Via Kramer sono indice di una mediocrità piana come i residui di sangue mestruale sulla tazza: il soggetto che agisce una tragedia minima, lo sperma sulla tuta, il velo che si squarcia in metropolitana a Gessate. Oppure, lo spazio tra l’arredamento e il mondo interno, nominare il corpo svuotandolo di senso. «Se vivere è percepire, dunque, la somma dei soggetti è una proprietà, come uno spasmo nel sonno, l’angoscia del risveglio.» La rimozione come scarto o accrescimento. II Il divano lasciato in Via Magenta rivela una coerenza al fondo delle cose, come non ci fossero i caseggiati alla periferia di Milano, le partite di calcio, la tragedia esponenziale sulla linea della metro: in sogno, sempre più spesso, una miopia minore gli viene incontro come la coincidenza nei tessuti. «Allora, la membrana regola gli scambi tra viventi come da un dio interno: l’alto e il basso contro la parete, il vintage, la pornografia, il desiderio scomposto in forze.» Dicevi che