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Infinito

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Incollare le figurine del passato all'album dell'oblio e crescere - crescere lenti - nella sensazione di qualcosa che batte alla parete di gomma delle nostre dimenticanze. Respirare, quasi fosse un atto dovuto, e dimenticare il patto, il sigillo, per poter vivere - soli - l'illusione della solitudine. E dialogare con ombre e voci semite la notte senza comprenderne la lingua sapendo che i piedi non sanno camminare sul terreno instabile  del sogno se non sorretti da un'etica verticale e onirica. Ascoltare timidi il monito  e ricordare che il sogno è dedica  e che dei nostri viaggi notturni  si nutrono i nostri figli. E allora pregare - sì pregare - un dio assente e non creduto e sentirne il mugugno lento, chè il divino è risvegliato e liberato dalla nostra parola; la parola vera e unica ed eterna d'un uomo troppo piccolo  per non dirsi potente, come l'atomo. E vivere ogni mattino l'ossimoro del risveglio  e sapersi strani  al mondo, forse deliranti