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Tre inediti di Imperatrice Bruno

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  * Ora non resta che agitarci agitare, rimare- quasi- le nostre bocche aperte al freddo che ci piange. Non mi resti che tu lontano, mio, e una città di ghiaccio che prude nel corpo tuo, mio oh mio, eppure tu mi resti. * Distante è il navigare dei suoi occhi. Fugge il ghepardo, sfugge il grido alla preda. Il collo gonfio di fame stringe il respiro tollerante, d'essere uomo o donna la cima è smussata. Non c'è legge nell'arena sinuosa, nel mare che mi nega. Animale sono al suo corpo e al suo richiamo, i suoi occhi distanti il pugnale che mi sgozza e mi ostina. * I miei seni sono in piedi nella notte, nella piazza desolata che ci stringe; torri che fanno guardia tendono il collo, il mento, al presagio del tuo arrivo. Cercano la mano lenta, l'arma: l'acqua di luna che ti scherma gli occhi. Alla fine della strada che te a me conduce brilla - in petto, soldato- un lungo faro chiaro. NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE Imperatrice Bruno , poetessa campana classe 2001. Studentessa di ec