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Ho scritto

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  Ho scritto  parole di pietra per intenerire  il cuore di corteccia del mio silenzio e ho taciuto  parole d'unione perché fosse il cielo a indicarmi la via. La salita è sempre solitaria e la parete non è adatta al canto del profeta. Solo un passo zoppo e poco discreto  porta all'ascolto della voce nel tronco cavo del sogno. כָּתַבְתִּי דִּבְרֵי אֶבֶן כְּדֵי לְרַכֵּךְ אֶת לֵב קְלִפָּה שֶׁל הַדְּמָמָה שֶׁלִּי וְשָׁתַקְתִּי דִּבְרֵי אִחוּד כִּי הָיָה זֶה הַשָּׁמַיִם שֶׁיַּצְבִּיעוּ לִי עַל הַדֶּרֶךְ הַעֲלִיָּה תָּמִיד בּוֹדְדָה וְהַכִּיר אֵינוֹ מַתְאִים לְשִׁירַת הַנָּבִיא     רַק צַעַד כוֹשֵׁל וְקָצָת בּוֹלֵט מֵבִיא לְהַאֲזָנָה לַקוֹל בְּגֶזַע הַחָלוּל שֶׁל הַחֲלוֹם J'ai écrit  des mots de pierre   pour attendrir   le cœur d'écorce   de mon silence   et j'ai tu   des mots d'union   pour que ce soit le ciel   à me montrer le chemin.   L'ascension est toujours solitaire   et la paroi n'est pas adaptée   au chant du prophète.   Seulement un pas boiteux   et

Sono stanco (Oblivion)

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  Sono stanco e questa musica tiranna e malvagia m'obbliga a un passo senza fine e trascura  il mio occhio spento sulle sabbie del ricordo.  E tu, che hai dimenticato il mio sorriso sdentato e il mio sguardo bambino per una breve mia assenza,  danzi e ridi, dandoti la regola di una gaiezza che è finzione - un poster corroso dalle nebbie di Milano su un muro  che perde calcinacci  su calcinacci. Era il muro dei nosti baci, - ricordi? -  e sosteneva a malapena la potenza del nostro amore, felice di cedere tenuta all'avanzata del vero nei nosti corpi.  Ma no; tu non ricordi, e non sai più il mio nome Lo riempi di aggettivi  monchi, come si fa con chi è ormai nell'oblio  e, senza peso,  vaga come suono evanescente nella timeline delle tue conquiste. Eppure ho danzato  tutto questo tempo solo e sono stanco di mantenere viva  la memoria del peso  e degli addii.   Da solo ho danzato - a spirale ho danzato - verso il mio centro vuoto e non ho più ricordo del timbro della tua voce d

Une branche d'olivier cassée - Il ramo d'ulivo spezzato

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      Une branche s'est cassée,   sous le poids inhumain de l'abandon,  à l'olivier que je considérais sacré.   Dans la chambre azur les murs   pleurent des larmes de saphir   et les objets, auparavant animés   par la fureur sacrée de l'existence,   se taisent en prière muette.   Ils me demandent de changer   les pions sur l'échiquier   comme si je pouvais d'un seul geste   renverser les géométries de l'amour,   de l'absence de soi-même et du retour,   comme si j'avais la maîtrise   des règles cachées qui gouvernent   les sauts quantiques.   " Je ne peux pas " - je leur dis -   " ce n'est pas mon rôle   et je ne connais pas de stratégies ".   Je suis gouverné certes par une éthique   qui parfois élève, parfois écrase,   mais ce n'est pas moi qui ai inventé   le jeu malsain des mots   qui cachent leurs signes   et des silences qui disent en se taisant.   En bon maçon, je connais les outils   et les techniques de réparation,

(Redazione) - A proposito di "Samâ" di Maristella Tagliaferro - con nota di Sergio Daniele Donati

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    Lieti di pubblicare la poesia " Samâ" di Maristella Tagliaferro nella quale ritroviamo tutti i semi di una danza sacra che ha millenni di storia.  La poeta riece a trasmettere appieno il senso corporeo e spirituale di una elevazione attraverso una composizione in cui gli accapo serrati hanno una evidente funzione di sospensione continua, di un movimento a spirale in cui, in ogni istante si resta ancorati a terra e, allo stesso tempo, attratti dal cielo.    Difficile e ben riuscito esercizio quello di Maristella Tagliaferro di tradurre in parola ciò che appartiene al dominio del corpo in movimento, alla ricerca di un sè profondo.  Difficile perchè l'eterno ritorno verso al centro di un movimento a spirale é cosa ardua a rendere in poesia , e, allo stesso tempo, perchè saper trasmettere col verbo poetico le sensazioni che una partica che ha origine in un oriente prossimo, ma non molto battuto, neccessita di una maestria e di una pratica nella danza stessa che, evident