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Visualizzazione dei post da agosto, 2024

Il sogno di un sogno

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Eppure vorrei anch'io posare la nuca su una pietra e sognare una scala al cielo. Non desidero nemmeno presenze angeliche o promesse di discendenze numerose. Solo una pietra, una scala e il sogno di felicità per il mio unico figlio. ______ Testo - inedito 2024 - e foto di Sergio Daniele Donati 

In ricordo del Mestro

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Mi pareva allora che il mondo avesse  riflessi infiniti sulle mie retine e che potessi adagiarmi finalmente sull'immagine  di un'infanzia mai vissuta. Mi dicesti preoccupato di aprire gli occhi, Maestro. Un abisso senza fondo, una scala di legno, dai pioli insicuri, e tu che mi tendevi la mano. _______ Testo inedito (2024) di Sergio Daniele Donati 

Notturna #4

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Accade così, d'improvviso, che un'eterna distrazione si plachi,  estasiata dall'afona tenacia del mondo vegetale. _______ Testo (inedito 2024) e foto di Sergio Daniele Donati 

(Redazione) - Leopoldo Lonati: Discorso senza un alito di vento - lettura di Anna Rita Merico (1)

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  Foto dal web Polvere, granchi, testuggini, pioggia, foglie, biscia, api, platani, balena, acqua, neve, talpa, fragoline, lamponi, insetti, felci, more, balena, lampade, notte, fragoline di bosco. Un erbario. Un bestiario. Una lente sull’intera Natura adagiata in un Quolet immobile di tempo sacro, circolare. Che supplichino ora. Che supplichino Dio s’Egli ancora non si è stufato. Che supplichino e invochino qualcosa. Qualcosa che dia origine a qualcosa.  ( 10. pg 22) Perdita. Tagli di perdita. Si frantumano barriere tra le scale del vivente. La Poesia entra a scandagliare la perdita. Ne registra paesaggio tra polvere e fango. Sono solo gli elementi della natura a battere un segno di presenza, pur nello stremo delle forze. Tutto è riconoscibile nel proprio essere in preghiera. Anche il tempo percola via, muto, sigillato nel latteo di acque che raccolgono potenze sferrate. Di cosa si nutre il paesaggio di questi versi? Quale apocalisse dell’anima bordeggiano? Dovevamo custodire...

(Redazione) - Dissolvenze - 34 - Le fragole e i ragni

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  Di Arianna Bonino https://cdn.pixabay.com/photo/2020/05/03/13/14/strawberries-5124979_1280.jpg   Anni fa avevo discusso energicamente con qualcuno se esistesse o meno una " letteratura svizzera ". Io avevo - e ho, ovviamente - la mia opinione al riguardo. Sta di fatto che, quando sento nominare le ridenti valli dell’Emmenthal, inizio a percepire rumor di campanacci ed è come se una tiepida brezza mi portasse l’afrore primaverile di un pascolo d’alta quota: latte fresco, ronzii di api stordite dall’ebbrezza del nettare e del sole, testoline bionde di bimbi giocosi e villaggi raccolti come greggi bianche nel cuore di valli fiorite. Innegabilmente, la Svizzera evoca anche questo. Però anche Jeremias Gotthelf (Morat, 4 ottobre 1797 – Lützelflüh, 22 ottobre 1854) visse immerso nell'Emmenthal, scenario che infatti fa da sfondo alle vicende narrate nei suoi racconti. Gotthelf nacque in realtà come Albert Bitzius e scelse il suo pseudonimo forse a suggello del percorso intrap...