Foto dal web Polvere, granchi, testuggini, pioggia, foglie, biscia, api, platani, balena, acqua, neve, talpa, fragoline, lamponi, insetti, felci, more, balena, lampade, notte, fragoline di bosco. Un erbario. Un bestiario. Una lente sull’intera Natura adagiata in un Quolet immobile di tempo sacro, circolare. Che supplichino ora. Che supplichino Dio s’Egli ancora non si è stufato. Che supplichino e invochino qualcosa. Qualcosa che dia origine a qualcosa. ( 10. pg 22) Perdita. Tagli di perdita. Si frantumano barriere tra le scale del vivente. La Poesia entra a scandagliare la perdita. Ne registra paesaggio tra polvere e fango. Sono solo gli elementi della natura a battere un segno di presenza, pur nello stremo delle forze. Tutto è riconoscibile nel proprio essere in preghiera. Anche il tempo percola via, muto, sigillato nel latteo di acque che raccolgono potenze sferrate. Di cosa si nutre il paesaggio di questi versi? Quale apocalisse dell’anima bordeggiano? Dovevamo custodire...