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Visualizzazione dei post con l'etichetta Hebrew Alef-Bet

Il quarto Alef-Bet - 19-22 da Kof a Tav

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E stai attento  a non cadere, amico mio, non ora, che a scimmiottare il Giusto si perde  il potere di dir sì   alla vita.  Esiste un principio  che in pochi hanno trascritto,  ma nutre il midollo  e le schiere metaforiche  che sono amiche delle tue argille. È il principio  che si chiude con il sigillo  nel fuoco sacro. Siamo figli d'una parola   che ci vincola  a dire la nostra presenza all'altro, il nostro goffo  tentativo d'adesione all'Altro. Stai attento a non cadere, amico mio, non farlo ora, prima di aver detto eccomi , di aver detto  הִנֵּנִי alla falce d'Alef crescente che vedi di lontano. Non cadere ora, amico mio, il passaggio è stretto e non ceda il tuo cuore alla tentazione dell'ultimo respiro. C'è, dopo il sigillo, un silenzio che prepara il ritorno  alla narrazione più antica.  È il silenzio di gestazione,  l'attesa prolifica nella quale  potrai immergerti solo se - come dicevo - il Giusto coinciderà per te con l'Inimitabile

Il quarto Alef-Bet - 17-18 Ayin/Pe e Pe/Tzade

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Ciò che l'occhio vede a ogni alba fa cadere  l'unico dente che resiste  alla benedizione del creato. Ogni stupore è dire balbuziente e bambino e - per questo - sacro . Io non so se credo in D.o ma son certo di credere  nella bellezza profonda  che è il fondamento della giustizia della sua opera. E poi ne intuisco l'ombra dietro la calma e il silenzio d'una corteccia, dietro quiete d'uno stendino afono. Il creato parla facendo silenzio noi ne neghiamo la bellezza  nel brusio di fondo dei nostri paradossi. Non so se lo credo, dicevo, ma piango la sua assenza assieme ad Amichai e so, come come il poeta dal volto di mappa antica, che mentre ripara il mondo Egli ride e canta, ignaro d'essere ascoltato da orecchie desiderose d'un ultimo abbraccio. Testo - inedito 2023 - e foto di Sergio Daniele Donati (1) ci si riferisce alla magnifica poesia  di Yehuda Amichai "Dio è coricato" che potrete leggere   Qui

Il quarto Alef-Bet - 16 Samech/Ayin

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Il sapiente guarda a fondo in basso, e indietro lontano mentre avanza condotto da una mano bambina appoggiata alle stelle _____ Foto e testo  - inedito - 2023  di Sergio Daniele Donati

Il quarto Alef-Bet - 15 Nun/Samech

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Trovai allora appoggio e stabilità nel controllo della caduta L'unico rimpianto fu che per potermi dire nuovo   persi contatto con l'antichità che nutre ogni voce bambina. Testo - inedito 2023 - e foto di Sergio Daniele Donati

Il quarto Alef-Bet - 13-14 Lamed/Mem e Mem/Nun

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C'è da spiegare che il piccolo - il cero e il cerino - illuminano di speranza il cammino più dei falò della Storia, e da evitare viscose esondazioni di scorie e detriti per condurre la nostra parte  bambina a comprendere il suo stesso ruolo nella trasmissione del Sacro. La parola che si corica al nostro fianco  e si fa memoria della nostra umanità apre la via al Giusto - apre la via del Giusto - e spalanca la porta al calzolaio che salva la speranza nell'Uomo prima di tornare senza sforzo alle sue tomaie e suole. Foto e testo - inedito 2023 - di Sergio Daniele Donati ©

Il quarto Alef-Bet - 12 Caf/Lamed

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Sai bene anche tu che il padre protegge pure sé stesso dal rischio di diventar Maestro. E sai quanto delicata sia la voce interiore che insegna i primi passi a un bambino; e sai che chi ne osserva gli inevitabili inciampi sorride, si china e spalanca le braccia, lasciando al Silenzio il messaggio più antico: "Vieni; tu ce la fai". Testo inedito 2023 e foto  di Sergio Daniele Donati ©  

Il quarto Alef-Bet - 08 (Zain/Het)

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Una cadenza lenta un fuoco basso in un deserto alieno testimoniano l'unione impossibile. Il bacio dei contrari crea il varco; e io sorrido. Testo  -  inedito 2022 -  e immagine di Sergio Daniele Donati

Il quarto Alef-Bet - 07 (Vav/Zain)

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Sebbene uniti da fili di lino sacro, tutti gli e raccontano il dramma  della nascita e della distanza e, sebbene nascosti dalle nostre timidezze, ogni io e te  è la condizione d'un possibile abbraccio. Testo - inedito 2022 - e foto di Sergio Daniele Donati ©

Il quarto Alef-Bet - 06 (He/Vav)

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Ha il suono delle Gymnopèdies quel nostro guardar lento fuori dalla finestra. E la vita che si srotola sotto il nostro sguardo in risate sguaiate ci mostra la via  circense dell'interpretazione. Il simbolo si fa gioco le sere d'estate; mentre allenta il giogo sui nostri colli il profumo persistente del gelsomino, la seduzione evanescente e femminea delle belledinotte.

Il terzo Alef - Bet (completo)

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  ALEF Ho compreso che mi guardi e taci; e attendi il mio primo vagito per posare la tua mano di madre sul mio volto. Ho compreso che il tuo Silenzio è spazio lasciato al vento messaggero per comunicare il nuovo mondo. Là avrò posto e il mio nome, che ancora tu non pronunci, navigherà nel flusso di chi mi ha preceduto. Alef, madre eterna, con occhi di giada e sorriso evanescente. BET Porto sulle spalle una domanda che china la testa. Mi dici di andare per tornare diverso; ma la tua voce si perde nel mondo incontaminato dai miei passi. Tu vuoi che io crei lontano dai tuoi infissi. Mi giro, li guardo e ne rimpiango gli spifferi. Erano la lingua dei tuoi silenzi, il canto prenatale d'un grembo accudente. Porto sulle spalle una domanda che china la testa per varcare la tua soglia, che odora d'antico e tace del vento che mi spinge lontano. GHIMEL Un passo incerto, oltre la soglia del pensiero, manifestava l'universo di parole che non sapevamo ancora articolare. Prima era Silenzi

Lo spiraglio (SHIN)

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  Foto di Sergio Daniele Donati Non basta l'abbaglio, la scintilla, occorre uno spiraglio, un fuoco trigemino sostenuto da un braciere antico perchè la palpebra si alzi infine ad accettar il Vero.  Prima del sigillo la visione completa di sè, senza incagli, nuda. Shin è la prima carezza ricevuta da una mano paterna; il primo sorriso di madre  per i rigurgiti del suo neonato.  Ci vogliono tre fuochi per dirsi completi, tre fiamme, tre crepitii su frequenze diverse, che compongono l'armonia  del sigillo che verrà a chiusura di un ciclo di consapevole cammino.

Kaf

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Eppure qualcosa protegge e avvolge e vibra. Qualcosa ci alza lo sguardo e ci fa recitare lenti l'elenco dei doni. Una membrana sottile  di luce protegge ogni creazione dalla mano che cancella, la dolce penombra  dall'abbaglio. 

Lettere ebraiche

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  Foto di Sergio Daniele Donati Ogni tanto è utile porsi la domanda sul proprio planare attorno a un argomento. Che si tratti di studio, racconto o percorso poetico, insegnamento o altro, è evidente che lo Alef-Bet ha plasmato la mia forma mentis e continuo a pormi la domanda del suo valore (anche etico) nello sviluppo del mio pensiero. Ma queste sarebbero valutazioni e riflessioni destinate ai miei soli cassetti (che ne sono pieni) se non percepissi che lo Alef-Bet è portatore di un valore universale trasmissibile. Anzi, solo quando (e in quanto) trasmessi i significati anche simbolici delle lettere ebraiche acquisiscono luce propria. Le lettere ebraiche non sono trattenibili, così come non si può imprigionare il vento. Se ne può (e, a mio avviso, si dovrebbe) ascoltare il suono di lontano e lasciare che questo ci trascini verso paesaggi in parte sconosciuti. Ovvio, io vengo da una famiglia di tradizione ebraica e, quindi, le lettere dello Alef-Bet sono state le mie compagne sin da pi