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(Redazione) - Dissolvenze - 28 - Dopo la mia morte

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  A cura di Arianna Bonino Michel Leiris, nell’omonimo saggio che gli ha dedicato, di lui scrive: “ Roussel non ha mai viaggiato nel senso proprio della parola. Con ogni probabilità infatti non vestì mai i panni del turista, l'esterno non intaccò mai l'universo che portava in sé e di tutti i paesi che visitò vide soltanto quello che aveva sognato di vederci, elementi in perfetta corrispondenza con quell'universo che gli era proprio. Il suo viaggio a Tahiti non fu nient'altro che un pellegrinaggio alla tomba dell'eroina di Pierre Loti; la Persia gli ricordava le operette che amava e i costumi dei suoi abitanti lo facevano pensare ai travestimenti della Gaîté. Collocando l'immaginario al di sopra di tutto, più che dalla Realtà sembra sia stato attratto da tutto ciò che era teatro, inganno e falsa apparenza.[...] Come tutti i grandi poeti, anche Roussel, che più di chiunque altro dovette sentirsi solo al mondo, si portava dietro ovunque il suo corteo di angeli e di