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(Redazione) - Non alla poesia, non al poeta...alla «parola» - lettera aperta a Mirea Borgia a proposito della raccolta "Ismi" (Il Convivio ed., 2024) - una "non-nota di lettura" di Sergio Daniele Donati

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  Non alla poesia, non al poeta...alla «Parola». Questo volevo dirti, Mirea, dopo aver letto la tua raccolta " Ismi " (Il Convivio ed., 2024).  Ché forse siamo tutti presi da un imperativo tiranno che ci porta a cercare di definire il piccolo di fronte all'eterno  —  o all'abisso  —  che si dipana davanti ai nostri occhi. Umano, teneramente troppo umano, ridurre il reale ai limiti della nostra retina, Mirea.  Ma, leggendoti e soffermandomi sulle nenie senza tempo che proponi al lettore, io l'ho sentito quel richiamo. Ed era sottile e tenue, celato nelle tue ripetizioni, nell'ossessione di un avvilupparsi di lemmi alla ricerca di significanti: la Parola, prima della poesia, infinitamente prima del poeta. Hai ridato valore e spiegazione allo stento di una parola che sorge da lande melmose per divenire scia celeste, come sempre avviene; non senza fatica, non senza affanno. «La parola così poco umana da divenire Umanità» — questo pensavo leggendoti, ché in questa

(Redazione) - "Il passaggio alla diluizione" - a proposito della Raccolta "Errore Cronologico" (il Convivio ed., 2023) di Irene Sabetta - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Esiste un luogo - e un tempo - in cui la parola poetica si diluisce, o quasi evapora, per lasciare un segno di presenza tenue, una sorta di ricordo, una traccia evanescente, ma allo stesso tempo persistente nella mente del lettore.  Sono queste delle scritture rare che sanno bilanciare con la perizia dell'orafo artigiano, o del farmacista esperto, i loro ingredienti costitutivi senza mai ignorare che ciò che guarisce nella giusta dose, può altresì avvelenare se presente in eccesso. La preziosità sta nel saper dire il nulla di ciò che eccede e il tutto di ciò che è essenza.  L'effetto finale, per chi con loro viene in contatto, è quello di una delicatezza avvolgente, di un rispetto profondo per la parola e per il lettore, di un'etica della scrittura che è allo stesso tempo metro di misura e limite al dicibile.  Tutto questo ho trovato presente nella splendida raccolta " Errore Cronologico " (il Convivio ed., 2023), di Irene Sabetta. La poeta ci dona una scrittura

(Redazione) - Una "folle non-nota di lettura" di Sergio Daniele Donati a proposito della raccolta di Patrizia Sardisco "Nuàra" (Il Convivio ed., 2021)

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Mi capita spesso di leggere testi e libri in lingue da me sconosciute e di trovare tra le righe richiami a sonorità a me familiari perché figlie di quella culla della parola che chiamiamo Mediterraneo .  Sono intuizioni sperse e sfuse le mie, suoni che mi conducono nel reame dei false friends che -lo sapete bene - per me rappresenta un vero e proprio laboratorio linguistico dell'immaginario a cui, fuori da ogni disquisizione etimologica, che pure non ignoro, do sempre un grande peso.  Certo ho poi bisogno della traduzione perché di quel gioco, ad esempio tra ebraico e lingua siciliana, resti solo una traccia evanescente che il significante nega quasi sempre ma che dona alla lettura delle vere e proprie nuances preziose.  In altre parole e so che può apparire folle, poco mi importa se una parola in lingua sconosciuta richiama il suono di altra che nulla ha a che vedere con le precedente come estensione semantica. Mi basta che il richiamo sia avvenuto e, forse goffamente, come di tac

(Redazione) - "La casa della parola" - a proposito della raccolta di Cristina Polli "Case" (Il Convivio Editore, 2023) - Estratto dall'opera con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Se riuscissimo per un solo istante ad uscire dalla fascinazione che il simbolo della casa porta sempre con sé, se rifiutassimo, in un paradossale e inattuabile esercizio mentale, la natura metaforica di ogni linguaggio, specie se connesso alla poesia, se, per un solo istante, la visione di una casa non provocasse in noi richiami infiniti alle nostra infanzie, ai nostri drammi ed amori, al contenuto più che al contenitore, ai tempi più che agli spazi, allora, forse, riusciremmo a dire che una casa è un oggetto immobile, contornato da pareti, alcune delle quali portanti, con un tetto e un pavimento e delle fondamenta. La casa, al di là delle nostre fascinazioni, è il luogo statico che accoglie - o respinge -  i nostri movimenti e mutamenti, è l'asse verticale su cui noi esercitiamo la nostra mobile orizzontalità.  Casa sta a chi la abita, o la visita, come la parola, o il detto, sta al suo significante. C'è un legame stretto, e non solo simbolico, tra casa e parola. Entrambe

(Redazione) - Uno sguardo laterale - a proposito della raccolta "Trasformazioni" di Carlo Ricci Bertarelli (il Convivio editore, 2023) - estratto con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Le città sono luoghi - e tempi- di ossimoriche sensazioni.  Per chi vi risiede rappresentano spesso il richiamo alla casa o al rifugio.  Pur con tutte le idiosincrasie che vivere in una metropoli può rappresentare, esse, per chi vi abita sono il luogo della stasi, di un esserci, magari in contrasto, ma sempre presente e battente.  Al contrario, per chi ha un rapporto sporadico od occasionale con la città -  o con una città in particolare -, essa rappresenta il luogo - ed il tempo -  della sacralità dell'attraversamento, dell'estraneità. Ed anche in questo caso, con tutte le idiosincrasie che un attraversamento può rappresentare, le città divengono luoghi fecondi e forieri di intuizioni che al residente sono precluse. Diventano, essenzialmente luogo di movimento della mente verso la comprensione di ciò che spesso chi abita la città perde, troppo preso nei propri affanni. Nella sua raccolta raccolta " Trasformazioni " ( il Convivio editore , 2023) Carlo Ricci Bertarelli

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 25 - "Poétique propre" - su "RadioGrafie" raccolta poetica di Giulio Maffii (Il Convivio Editore, 2022) - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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A cura di Sergio Daniele Donati La parola non nasce degna, né  pulita. Il francese conosce una locuzione molto interessante che lega la pulizia al senso di sé:  être propre nella lingua di Stendhal e Proust significa certo essere puliti, ma è una pulizia che ci rende capaci di stare dentro noi stessi e appropriati per il mondo. La parola non ha questa qualità intrinseca, sorge da fanghi e mugugni strani e se acquisisce nettezza e luce è grazie al lavoro paziente - artigiano e sperimentale -  del poeta.  Scrivere, in fondo, è anche saper dare lucentezza a una pietra grezza e sporca in modo da renderla, quasi lo fosse ab origine , lucente e netta.  Sicuramente questo lavoro di nettoyage comporta per il poeta grandi doti di pazienza e di capacità immersiva nelle profondità di ogni singolo lemma, di ogni singola parola delle sue composizioni. Saper togliere strati su strati di depositi inutili è cosa che molti pretendono di fare ma che ben pochi in poesia contemporanea dimostrano di essere

(Redazione) - A proposito di "Plagiarsi addosso" di Gabriella Montanari (il Convivio editore, 2022) - Estratto con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Ogni poesia è in fondo imitazione inciampante del vuoto di definizione che tutti noi viviamo.  Ogni poesia è un tentativo di ridurre in parola un'essenza che è, per forza di cose, molto di più di ogni dire. Per questo, e lo si dice con semiseria ironia, ogni poesia è opera di plagio di sé stessi.   Plagiarsi addosso  è il titolo della raccolta poetica di Gabriella Montanari (il Convivio editore, 2022) di cui oggi  Le parole di Fedro  pubblica un breve estratto. Se sopra ho parlato di ironia sorridente è anche perché il titolo dell'opera, i cui contenuti profondi si muovono sempre secondo un filo di leggerezza mirabile, non può non richiamare alla memoria il testo di Woody Allen " Citarsi addosso" , apparso per la prima volta in traduzione italiana nel 1978. Anche in quel testo la destrutturazione del sé dell'autore era finalizzata ad una ricucitura degli strappi con il filo sacro dell'ironia.  Ed ironica, benché a tratti netta e senza appello, è la scrittura

(Redazione) - Una duplice nota di lettura su “Bugiardino” di Paolo Castronuovo e “La sposa nana” di Anna Bazzo (entrambi di Il Convivio editore, 2023) - di Sergio Daniele Donati

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“Se l’Uomo ha fondato i suoi destini Duplici e Triplici Alleanze sarà ben capace di scrivere una duplice nota di lettura”. Questa è una nota di lettura anomala, una specie di tentativo di tracciare legami e distanze tra due scritture molto diverse tra loro, sia da un punto di vista lessicale e linguistico in genere, che di contenuto. Mi riferisco a “Bugiardino” di Paolo Castronuovo e a “La sposa nana” di Anna Bazzo - entrambi usciti quest’anno per Il Convivio editore. Chi vi scrive ha voluto unire in un’unica nota di lettura le due opere perché sussistono elementi di similitudine e di differenza tra le due opere che rendono interessante una sorta di breve comparazione. L’opera di Paolo Castronovo , come lo stesso titolo ci suggerisce, si configura come un vero e proprio bugiardino, quel lungo foglio pieno di avvertenze che troviamo dentro ogni scatola di medicinali. E infatti, l’autore esordisce con una iniziale Avvertenza: avvicinarsi a sé stessi/è un’allucinazione. Questo è un rich