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Visualizzazione dei post da agosto, 2023

(Redazione) - su "La strategia del respiro" (Terra d'ulivi ed., 2023)

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È da pochi mesi uscita per i tipi di Terra d'ulivi edizioni la nuova raccolta poetica di Michele Carniel " La strategia del respiro ". La silloge, che già dal titolo ci dona pienamente il senso profondo della relazione tra parola e corpo ,    è divisa in due sezioni  (Inspirazione ed Espirazione). Ed, a ben vedere, anche sul piano della scelta lessicale e retorica - e metaforica in particolare - appare evidente quanto il poeta abbia, con estrema maestria, delineato la piena fisicità della scrittura  ed allo stesso tempo la  corporeità della parola. Le due locuzioni, benché limitrofe e sicuramente collegate tra loro, contengono sfumature che sembra utile qui sottolineare. Con fisicità della parola , e, in particolare, col il richiamo al ritmo costante ed involontario del respiro, qui si intende l'indubbia capacità dell'autore di delineare i due momenti essenziali dell'attività creativa che ha come strumento la penna.  La scrittura di Michele Carniel , infatti,

(Redazione) - Estratto dalla silloge di Federico Preziosi "Messa a dimora" (Controluna – Lepisma floema, a cura di Giuseppe Cerbino) con nota di Sergio Daniele Donati

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  È uscita da qualche mese la nuova raccolta  dal titolo  "Messa a dimora"  di Federico Preziosi  ( Controluna ed. – collana Lepisma floema, a cura di Giuseppe Cerbino  che ne ha scritto una meravigliosa prefazione a cui si rimanda il lettore per meglio approfondire il senso profondo di questa scrittura ) .  La silloge, in diretto contatto e filo diretto, sia da un punto di vista contenutistico che di evoluzione lessicale e retorica con la precedente ( "Variazione madre - del medesimo editore, 2019),  appare essere un necessario e brillante completamento di una poetica del tutto particolare e preziosa in cui ogni inciampo della parola  assume i connotati evidenti di campo di ricerca possibile , soprattutto per il lettore per il quale é quasi impossibile evitare di questionarsi sul rapporto etico/estetico tra scrittura e etero-direzione della parola scritta stessa. Se nella prima raccolta veniva tracciato con interessante maestria il perimetro di un rapporto madre-figlio

Due poeti allo specchio (Alfredo Panetta e Sergio Daniele Donati) #3

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PETHRA CAPPA  (di Alfredo Panetta - inedito 2023) * Thra mirti e stinchi u mè temphu. Stroffa d’erba chjiuduta nta ‘n pugnu. ‘I picca palori, comu l’arta muntagna mi ndica. Eu sacciu chi resta d’i passi thra senteri e timpuna, eu sacciu quantu pisa a d’a notti a mè mandra ogni mandra nto temphu sperduta. E chiju c’avanza, eu bizzau staci a pinneju ‘n città, thra casi ncugnati, offesi d’affannu. È materria pè artisti e sapiienti no pè massari signati c’a Storia ngurna ‘i sputazzi. Ad i stiji ‘i ccà dunu u tu, abbasta un frischjiu a ddu jidita u si teni u ziafrò a giusta distanza, u ccittu du voscu mi civa mcomu u latti maternu di crapa e a vista s’allonga secutandu i fotoni spumati di l’arba. Avi picca, sidici, esti libbara ncocchji cosa ‘ veru l’Itaglia. Ma ‘i ccàd’a mè Casa di Pethra eu non viju nent’authru ca timpi suspisi difficili nchjianati e sipali, e parru cu scropiu e radichi d’urmu nteri o scavati. ‘I ccà, ‘i na nica cellula du Temphu eu pacienti cogghjiu a mè

Quattro inediti di Antonella Lucrezia Puddu

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  Gloria Il volo scioglie i giunchi piegando all'unisono le ossa si cavano i quarti d'ora di una vita profumano di strano. Dirigono la sospensione si fanno cave le ossa in volo La Terra Profuma forte Ora Non so dire estasi o lapsus di memoria. Tu ed io Il cielo attende senza coperta il nostro sguardo. Dove sei mentre le cime di alberi diversi gareggiano dietro i palazzi senza nome affrancandosi oltre un limite senza arrivo, come falene che ruotano a giostra nella luce e rimangono incollate senza respiro al centro della lampada? Dove sei ora che le mie dita sole seguono le spalle e vedo ancora il mio sorriso nei tuoi occhi ed il tuo sorriso sul mio seno? E stringo tra le mani solo le mie di braccia fredde chinando il capo piegando il collo sfiorando lo spazio buio dell'attesa. Pretesa sacra tra le mie intime ultime cose tra le mie intime uniche rose. Ti rivedo sul sagrato nella stanza vuota sulla sedia di lato in piedi. Ti perdo. Ti predo. E le mie mani vuote e perse dalle

Spleen

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  In foto il grande pianista Glenn Gould Quando la crepa si dilata e lo sterno mostra mobili tensioni verso l'alto io so che è giunta l'ora di un richiamo crepuscolare e sento la civetta lanciare moniti di risveglio. Mi culla allora un pianto senza tempo, e sollevo lo sguardo ad un cielo incrostato di stelle. E non c'è risposta per chi non pone domande; solo un singulto, un desiderio denso di sparizione. Sono tracce mielose e intense di un'infanzia mai vissuta. L'altro Sergio che creai allora per sopravvivere a cure parentali inadatte è in quest'ora stanco e si dondola nell'angolo buio di una stanza troppo piena di giochi per riuscire a nascondere la polvere di un'assenza eternamente sbattuta in faccia come vento freddo d'inverno.           Che vuoi che sia questa tua ansia - dicevano -           per noi che alla tua età abbiamo conosciuto           la fuga e lo strazio?          Sono i mostri sotto al letto di vostro figlio          -  avrei voluto

(Redazione) - Dissolvenze - 22 - Switch

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di Arianna Bonino Foto di Arianna Bonino On. La notte assomiglia a un grande black-out. Lo è. Sarà per questa ragione che mi piace. Un buio che assorbe e cristallizza tutto, esclude la vista, riverbera ogni impulso restituendolo verso l’interno dello sguardo. Permette - o impone - lo scandaglio di anfratti esclusi e trascurati dagli scenari diurni. La notte è un posto silenzioso, oltre che buio. Sembra un’origine, ha la bellezza di una cosa nuova, ogni volta. Tutto più pulito. È un vuoto a prendere la notte, un infra-spazio personale nel quale tutto è possibile, anche se poi rimane silenzioso e inoccupato, non agito. Ha le sembianze di una morte momentanea, un transitorio anonimato dall’essere e dal fare. Il buio e il silenzio riscrivono le coordinate del mondo, lo rendono primitivo, s’ergono a libertà infinita e totale, tanto da fare a meno di tutto, anche di chi la usi. La notte è Shabbat personale e privato, festa dove si può non essere al mondo, quasi non essere mai stati presenti

Non fui io

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Non fui io, né mai il vento, a scegliere la Via: mutare il suono bianco in significato blu.     Resta muta e grigiastra     sulla retina l'icona     d'una verginità nascosta.     E vagiti prenatali     sorgono dai fanghi neri     del pennino di rame     che trovai per terra. Ero solo - è solitudine la compagnia di sé stessi, senza un nome - e troppo piccolo per capire il senso di una svolta che impediva ogni ritorno. _____ Foto e testo - inedito 2023 - di Sergio Daniele Donati 

Uomini-giunco

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Li ho visti dondolarsi, lo sguardo perso in memorie di corteccia. Uomini-giunco , si piegavano al vento della preghiera per ritrovare dimora nel deserto della transizione. _____ Sergio Daniele Donati Inedito 2023

Aspettavo la fine (Oblivion)

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Il ritorno del fogliol prodigo - Giorgio De Chirico Aspettavo la fine - un cenno di mano, lo stridio di rondine in cielo - ma fu solo ghiaccio e una nota supina  tra sterno e ventre. Quel ghiaccio scioglie ora, sai, mentre attendo altra mano a porre fine al mio canto .

Due poeti allo specchio (Gabriella Grasso e Sergio Daniele Donati - sul vento)

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A buriedda (la brezza) A un dio che respirava quieto dietro le pareti delle case alito che smuoveva piano capelli e moscerini dalla fronte nelle ore calde, a un tratto, in strada o nel recinto bacato della piazza e che più volte ci ha cullato e ci ha gettato dalla cuna a un Dio che aveva tanti nomi e altrettanti clamori per le vie abbiamo dedicato un nembo di pensiero senza voce senza formule terse con una forma di gemma che sentivamo spuntare dentro il petto e in qualche modo profumava l’aria di Gabriella Grasso (dalla raccolta inedita Sciott ) Ruach   (1)                         A mio figlio Gabriel Esiste un vento, un vento divino; plana lento sugli abissi prima d'ogni parola. Non cedo alla tentazione di dargli nome. Esiste un vento, un soffio divino, prima e sopra e dentro ogni cosa. Non cedo alla tentazione di cercarlo nella notte. Esiste un vento, un aliseo divino, che rende brace l'ossidiana delle mie pupille, quando mi guardi (e io ti guardo) e il tempo s

Due poeti allo specchio (Mirea Borgia e Sergio Daniele Donati)

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  Ti voglio parlare dell’estremo morso e di ciò che resta della forma ‒ se resta ‒ nel tempo necessario a una cognizione. Ci ostiniamo alla disobbedienza cieca fino a quando un’occhiata all’occhio che rotea pronuncia il nostro destino. Vediamo in te la belva che ci consuma (siamo tutti Uno) e ancora adesso beneficiamo della ferocia. ‒ Sei leggendaria ‒ soffiamo ad aria bassa. ‒ Eroica quasi erotica, la dolcezza                                          del lasciarti andare . Il dialogo si smorza. Mi dici che il trucco è bramare con ripugnanza ma tu perdi tempo e resti qui a contemplare. Irretire l’armonia della fine. Dilungarti nel noi che ti ingrassa. Mirea Borgia  - inedito 2023 S'io fossi chi ancora non sono saprei far uso della piccolezza di una litote - è un gioco materno    quello della parola coi nostri limiti   per dirti delle mie notti - lo sguardo fisso sul muro    bianco del sogno cosciente   cercava assonanze   con le crepe che sentivo sottopelle.   Ma ancora non son

Odiosa estate (distici inediti di Davide Zizza)

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  dico le temporanee stanchezze con pietosa e residua voce sono un congegno che incarna il disabitato nulla tutto sembra cancellato, svanito come s'io non fossi mai nato corri via estate, bastano già le tue deserte ampiezze bastano già le tue iniquità le tue misere scaltrezze ____ NOTA BIOBIBLIOGRAFICA Davide Zizza (Crotone, 1976) è dottore in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sul Tristan di Béroul . È autore di una plaquette, Mediterraneo (2000), e di tre raccolte di poesie, Dipinti e Introspettive (2011), Ruah (2016) e Piccolo taccuino occasionale (2020).  Il suo breve saggio “ La lettura e la scrittura come etiche dell’ascolto ” è inserito nel volume Ascolto per scrivere (2014). Su “ Poetarum Silva ” ha curato la rubrica Bustine di zucchero .  Traduce poesia, in particolare dalla letteratura inglese.

(Redazione) - Il femminile - 03 - a proposito di Margherita Guidacci

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  di Patrizia Baglione Margherita Guidacci ritratta in foto da Dino Ignani Ho messo la mia anima fra le tue mani. Curvale a nido. Essa non vuole altro che riposare in te. Ma schiudile se un giorno la sentirai fuggire. Fa' che siano allora come foglie e come vento, assecondando il suo volo. E sappi che l'affetto nell'addio non è minore che nell'incontro. Rimane uguale e sarà eterno. Ma diverse sono talvolta le vie da percorrere in obbedienza al destino Margherita Guidacci nasce a Firenze il 25 aprile del 1921. Il padre Antonio è un avvocato, la madre Leonella Cartacci è cugina dello scrittore Nicola Lisi che influenza e incoraggia la vena poetica di Margherita. I primi anni li vive in una “ casa strana e scomoda, ramificata come un albero, ma con una terrazza sul tetto che era il mio regno. Di là si vedeva tutta la città e tutto il giro dei colli, e quando mi sdraiavo sul pavimento, come spesso facevo, vedevo solo il cielo ed il passare e trasformarsi delle nuvole ”.

Dialoghi poetici coi Maestri - 57 - Camillo Sbarbaro

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A volte, mentre vado per le strade della città tumultuosa solo, mi dimentico il mio destino, d’essere uomo tra gli altri e, come smemorato, anzi tratto fuor di me stesso, guardo la gente con aperti estranei occhi. M’occupa allora un puerile, un vago senso di sofferenza e d’ansietà come per mano che m’opprima il cuore. Fronti calve di vecchi, inconsapevoli occhi di bimbi, facce consuete di nati a faticare e riprodursi, facce volpine stupide beate, facce ambigue di preti, pitturate facce di prostitute entro il cervello mi s’imprimono dolorosamente. E conosco l’inganno per cui vivono, il dolore che mise quella piega sul loro labbro, le speranze sempre deluse, e l’inutilità della lor vita amara e il lor destino ultimo, il buio. Ché ciascuno di essi porta in sé la condanna d’esistere; ma va solo assorto nell’attimo che passa, distratto dal suo vizio prediletto. Provo un disagio simile a chi veda inseguire farfalle lungo l’orlo d’un precipizio... ( Camillo Sbarbaro )

Il lamento delle cose

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E mi pareva allora, tra ruggini e cigolii, d'intendere il bisbiglio della nenia delle cose.  Come un pianto; il lamento  della mancata cura. Attimi scivolati  nell'oblio del mondo mi portavano indietro, prima della nascita, prima del sogno, prima che imparassi a difendere  dalla mano dell'assenza  le carezze mai ricevute. _____ Testo - inedito 2023 - e foto di Sergio Daniele Donati 

Ascoltando Mahler ( a mio padre)

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  Vorrei dirti delle nebbie,  delle cataratte d'un cuore incapace ormai di danzare.  Vorrei dirti che ho l'età che tu avesti allora,  quando il mio sguardo si posava  sui tuoi limiti con sprezzo,  quasi non fossero anche i miei.  Un'ansia profuga, un'eredità densa ch'io rifiutavo allora perché troppo mia per esser detta. Vorrei dirti che ci sono riuscito a essere diverso, a diluire col tempo quel tuo passo  che appariva sicuro solo a chi non voleva vedere. Eppure oggi leggevo un libro, la fronte appoggiata alla mano destra, Lo stesso gesto che facevi tu. E ho alzato lo sguardo,  cercandoti piano. Avrei voluto dirti  io non so più... - il verbo mettilo tu, a me si strozza in gola.  Ti avrei detto d'essere stato infedele alle mie stesse promesse che la mia schiena non è ben dritta che so di sapere troppo per adagiarmi su un banale detto socratico. Ti avrei detto che ho visto ogni giorno sei milioni di nomi, i tuoi, danzare nei miei sogni  e ho provato, come ti pr

(Redazione) - Muto canto - 02 - con Niccolò Machiavelli (Erotica)

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  di Anna Rita Merico Muto Canto è spazio di finzione e dialogo con quanto prodotto in spazi-tempi non precisi né precisati. Pensieri di resistenza alle avversità. Pensieri del farsi di umanizzazione, nonostante tutto. Tracce di attraversamento di nebbie. Un titolo non arbitrario: Erotica. Non arbitrario perché amore e piacere dei sensi rappresentano il documento più umano della produzione di Machiavelli, grande politico dell’era moderna e fine pensatore della visione di un nuovo realismo capace di innervare finemente le due diverse sfere dell’esistenza: la pubblica e la privata. La ricerca del piacere per stemperare in esso il cruccio solitario di uno sguardo consapevole sulle debolezze e inconsistenze strategiche della politica agita in Principati e Signorie italiani in epoca rinascimentale. Machiavelli ci ha lasciato, attraverso epistole, opere teatrali, versi, scritture erotiche, il patrimonio di un modo per entrare nelle rappresentazioni dei costumi dell’epoca cantandone piacere e