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Visualizzazione dei post con l'etichetta Lo spazio vuoto tra le lettere

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 30 - Due brevi note folli - in dialogo metapoetico con poesie di Francesco Scarabicchi

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  A cura di Sergio Daniele Donati Francesco Scarabicchi ______ (...) Porto in salvo dal freddo le parole, curo l’ombra dell’erba, la coltivo alla luce notturna delle aiuole, custodisco la casa dove vivo, dico piano il tuo nome, lo conservo per l’inverno che viene, come un lume. (Francesco Scarabicchi da Il prato bianco, Einaudi ed. 1997) Che poi, Francesco, freddo e origine della parola coincidano come i lembi di un origami impazzito è forse vero.  A noi la cura degli spazi vuoti tra le lettere, in cui si insinua, come lama rovente, il dubbio del silenzio.  "Custodia" è parola sacra agli antichi, lo sai; e così io, alle volte taccio, reso inebetito dalla mole del fardello della sentinella. Restare immobili, lasciando solo al ventre la libertà di descrivere un cerchio protettivo e imperfetto -qualcosa deve poter sfuggire alla nostra illusione di controllo -  di suoni attorno alla parola che sorge, balbuziente e roca dal magma di un indicibile altrove. Un compito disumano. Eppu

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 29 - In dialogo con Hermann Broch

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A cura di Sergio Daniele Donati _____ Wohin gehen wir... Wohin gehen wir? Tag um Tag, Jahr um Jahr bleibt hinter uns. Zerfällt in zerfallender Welt - Wohin gehen wir? Klag um Klag Verballt so dunkel hinter uns, Als wären wir niemandem zugesellt Wohin gehen wir? Frag und Frag Bleibt antwortlos hinter uns Zerfallend, wo jedwedes Wort zerfällt, Dennoch Frage, an uns gestellt Und ohne Antwort zur Antwort erhellt: Das Menschliche bleibt.  (1) _____ Dove andiamo... Dove andiamo? Giorno dopo giorno, anno dopo anno resta dietro di noi. Decade in un mondo decadente dove andiamo? Lamento dopo lamento così oscuro si dilegua dietro di noi, come fossimo accompagnati da nessuno dove andiamo? Domanda dopo domanda resta senza risposta dietro di noi decadente, mentre ogni parola decade, tuttavia domanda, posta a noi  e senza risposta rischiarata a risposta: l'umano permane. (1) -  Poesia  di  Hermann Broch , nell'originale senza titolo , tratta da La verità solo nella forma  - poesie 1913-1939

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 28 - È là che rotola (riflessioni in scrittura spontanea)

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  A cura di Sergio Daniele Donati È là che rotola su un centro instabile la parola che che contiene  semi di legami indicibili e tenaci.  È masso che frana senza requie sui crinali scoscesi dell'incoscienza, la parola che rotola e frantuma riflessi d'ossidiana in un muto paesaggio senza orizzonte terreno.  I significati sono schegge, che tagliano la pelle dell'illusione unitaria, sono scampoli di abbandoni e grida  di stupore malcelato tra le balbuzie di denti ingialliti dall'esperienza fumosa di un non senso che batte.  È la che sorge ironica la parola  che per prima non fu detta,  mai estratta dall'ammasso senza fine di un brusio senza fondo.  È là, e là resta,  la parola che celo  nel superbo spettacolo di orridi montani e tingo di striature di colori invisibili, prima che lo starnuto di un dire involontario copra l'unico rifugio felice del silenzio che evoco  in lingua antica come velo sulla mia superbia di serpente ignorante.  È là, e là resta,  mentre muov

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 27 - Qualche riflessione sulla parola

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  A cura di Sergio Daniele Donati L'anno nuovo è appena cominciato - come un neonato lancia i suoi primi vagiti - e mi ritrovo in mano riflessioni che datano qualche decennio.  La parola che riflette sulla parola stessa  in fondo è il più antico e folle dei paradossi, ciò che ci dice, senza mezzi termini, che dal logos non siamo strutturati per uscire, se si escludono alcune esperienze contemplative estreme, e il pensiero si struttura attorno al linguaggio.  Pensando parliamo e parlando arricchiamo il nostro vocabolario cognitivo e cogitante.  La parola struttura il pensiero - e non il contrario ( 1 )  - e il campo su cui ci muoviamo e, molto più spesso, inciampiamo come poeti e amanti della parola, va esplorato con la cautela del cercatore di tracce, nei boschi. Un bosco pieno di insidie che cozzano inesorabilmente con frasi da noi apprese e ripetute, come slogan.  Le ascolto spesso proclamate  a macchinetta anche dalle menti che io considero più fini, quasi a voler trovare consol

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 26 - Sergio Daniele Donati dialoga con la poesia "Ora scende nella terra" di Yehuda Amichai

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A cura di Sergio Daniele Donati Ora scende nella terra Ora scende nella terra,  ora è all'altezza dei cavi del telefono e dei fili della luce e dei tubi delle acque pure e impure,  ora scende nei luoghi più bassi,  luoghi inferi dove sono le ragioni  di tutto questo fluire,  ora è negli strati della pietra e delle falde acquifere dove sono i moventi delle guerre e le cause prima della storia e le future sorti dei popoli e degli uomini ancora non nati: mia madre, astronave di salvezza, la terra muta  in un vero cielo. (tratto da Yehuda Amichai - Poesie, Crocetti editore 2021 Traduzione di: Ariel Rathaus Prefazione: Ted Hughes) _______ Te lo dico in prosa, maestro mio, ché la poesia tace e la parola lascia solo tracce salate su un detto che non sa più esprimersi.  Lo dico in prosa, dicevo, perché  ogni discesa è pioggia e irrora i luoghi meno attesi, troppo adusi a un dire arido e di sabbia. Sono i luoghi che calpestiamo, distratti e immersi in un sogno che sgorga dalla nostra necess

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 25 - "Poétique propre" - su "RadioGrafie" raccolta poetica di Giulio Maffii (Il Convivio Editore, 2022) - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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A cura di Sergio Daniele Donati La parola non nasce degna, né  pulita. Il francese conosce una locuzione molto interessante che lega la pulizia al senso di sé:  être propre nella lingua di Stendhal e Proust significa certo essere puliti, ma è una pulizia che ci rende capaci di stare dentro noi stessi e appropriati per il mondo. La parola non ha questa qualità intrinseca, sorge da fanghi e mugugni strani e se acquisisce nettezza e luce è grazie al lavoro paziente - artigiano e sperimentale -  del poeta.  Scrivere, in fondo, è anche saper dare lucentezza a una pietra grezza e sporca in modo da renderla, quasi lo fosse ab origine , lucente e netta.  Sicuramente questo lavoro di nettoyage comporta per il poeta grandi doti di pazienza e di capacità immersiva nelle profondità di ogni singolo lemma, di ogni singola parola delle sue composizioni. Saper togliere strati su strati di depositi inutili è cosa che molti pretendono di fare ma che ben pochi in poesia contemporanea dimostrano di essere

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 24 - "Guardiani delle parole": appunti sparsi sull'Etica della Parola - parte terza

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  A cura di Sergio Daniele Donati Nelle due precedenti parti (link alla parte prima e alla parte seconda ) abbiamo dell’etica della parola affrontato temi per me molto delicati e importanti. Ma ogni discorso etico sul dire umano non può prescindere dalla valutazione anche degli effetti che la parola, specie se poetica, ha in coloro che la ricevono. Il ruolo di guardiano persiste - anzi si rafforza ancora di più – una volta che la parola è emessa o, ancora più, scritta. Questo perché, se è vero, da un lato, che come un figlio abbandona la casa dei genitori per il suo lungo viaggio nella vita, così fa anche la parola, è altrettanto vero che dei nostri gesti, azioni, omissioni siamo costantemente responsabili . So che dicendo questo mi pongo in una posizione molto poco accettata in ambito poetico: quella che fa del poeta, in quanto dicitore, responsabile del suo dire. In fondo però è davvero tanto rassicurante rimanere incuranti, degli effetti dei nostri versi nel mondo ma, così facen

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 23 - "Guardiani delle parole": appunti sparsi sull'Etica della Parola - parte seconda

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A cura di Sergio Daniele Donati Nella prima parte di questi appunti sparsi dedicati all'etica della parola (lo trovate nell'articolo apparso su Le parole di Fedro il 1.8.23 -  link ) abbiamo sfiorato il tema, a me molto caro, del nostro posizionamento nei confronti di qualcosa che in fondo non è mai perfettamente definibile nel suo esatto perimetro. Esiste, dicevamo, la necessità di cura dell'oggetto "parola",  di scegliere, in altre parole, una postura attenta dal guardiano, e custode.  Se ogni parola è elemento ed alimento creativo, e non solo descrittivo, non possiamo che osservarne le potenzialità a lungo, prima di pronunciarla o scriverla. Questo perché ogni nostro dire in fondo - ma anche in superficie - è un passaggio stretto, un lento passo sul crinale che ha confine con due abissi; quello dell'incomunicabilità totale e quello di un silenzio che atterrisce.  Per questo motivo bisognerebbe abituarsi, quando di parola trattiamo, a evitare, se non necessa

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 22 - "Guardiani delle parole": appunti sparsi sull'Etica della Parola - parte prima

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  A cura di Sergio Daniele Donati Parlare di Etica della parola poetica - lo   si sa bene - significa addentrarsi in una selva di contenuti invisa ai più e, per molti aspetti, avversati anche in modo esplicito.  "La parola, specie se poetica, non dovrebbe avere contenuto etico in sé", si dice, "ma dovrebbe essere sotto costante attenzione solo l'elemento estetico di ogni scrittura poetica". L'assunto, intendiamoci bene, non è privo di una sua dignità filosofica e giuridica, perché, appunto, confina con ogni discorso relativo al principio sacrosanto della libertà espressiva. Il poeta, si sostiene, non deve essere limitato nella sua scelta lessicale, formale e/o contenutistica.  Tutto deve poter esser detto, o scritto. E non sarò certo io a voler negare questo dato di libertà. Tuttavia rimarco che questo ragionare forse si fonda su una visione assai antiquata, e forse sorpassata di etica, secondo la quale la stessa attiene solo al significato di ciò che viene

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 20 - su Menù à la carte (Tabula Fati ed., 2022) di Loredana Lorusso - con dialogo finale

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A cura di Sergio Daniele Donati Quella che presentiamo oggi in estratto è una silloge originale e allo stesso tempo felicemente incardinata su canoni classici, ma mai classicheggianti. Loredana LORUSSO , poeta pugliese, descrive la sua raccolta "Menù à la carte" (Tabula Fati ed., 2022) come Canzoniere d'amore   e la sua è una poesia dichiaratamente erotica.  Tralasciando per il momento il richiamo evidente a una scrittura ben incardinata nel passato del termine canzoniere, preme osservare che nei tratti della poeta erotismo è sempre declinazione delicata dell'anima, mai esternazione volgare o richiamo ad una sessualità priva del connotato di ascesa o di abisso che il sentimento amoroso con sé porta.  L'assunto potrebbe apparire banale ma, a parere di chi scrive, purtroppo non lo è affatto nel panorama della poesia erotica contemporanea, ove troppo spesso si assiste a un richiamo, se non alla mera descrizione del corporeo - quasi anatomico e fine a sé stesso - qua