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Visualizzazione dei post da aprile, 2025

(Redazione) - Muto Canto - 22 - Attraversare la metamorfosi in epoca contemporanea

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  di Anna Rita Merico  Attraversare la metamorfosi in epoca contemporanea. Consentirle di dire il desiderio di umanità e seguirne i necessari attraversamenti per sentirne rimbombare la necessità di voler sgusciare via da ogni nicchia di presente conosciuto, dato. Ingeborg Bachmann (1926-1973), Paese di nebbia pubblicata nel 1954. Giunge come frusta questo verso.Stacca da ogni realismo e trasporta in una radice di trasparente visionarietà accesa, metamorfosi lapidaria. Mondo nel mondo. Nulla è al suo posto, ogni rigo deborda fluttuante nel successivo e torna in risacca. Ogni immagine parte da sé e s’immerge in gioco di cerchi concentrici come sasso gettato in sorgive acque. Fuori dal fuori i passi di un io poetico denso, pensieroso, viandante tra mondi. Affascina la mollezza dolce e fiabesca di questo trasporto che cuce la bestemmia dell’abbandono trasformandola in infinito. E’ pagina sospesa in cui l’ago del silenzio buca confini e limiti e d’inverno sta la mia donna è tutt...

(Redazione) - Specchi e labirinti - 34 - A proposito di "Una chiarissima luce" (Compagnia editoriale Aliberti, 2024) di Alessandro Ardigò

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  di Paola Deplano Mi si passi il paragone blasfemo: Chiarissima luce di Alessandro Ardigò (Compagnia editoriale Aliberti, 2024), è un libro uno e trino. È trino perché composto da due parti con in mezzo il secondo linguaggio artistico dell’autore (il disegno) ed è uno perché si nota che il cuore poetante e disegnante è il medesimo, con un suo peculiare modo di scrivere e di dipingere, spesso ruvidamente tenero e soprattutto mai melenso.  Nella prima parte si parla d’amore, di vita, di poesia, a volte prendendo lievemente in prestito suggestioni poetiche della letteratura italiana e straniera, anche delle origini. Docente di letteratura italiana nei licei e dottorando di studi filologici e linguistici all’Università di Bergamo, l’autore non manca certo della cultura necessaria per esprimere con la propria voce tutto il mondo intellettuale che conosce e che fa conoscere a suoi studenti, per i quali è una figura importante, fuori e dentro le aule scolastiche. Da questo luogo, c...

Due poeti allo specchio (Sergio Daniele Donati e Luigi Cannillo)

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  Autoritratto di Sergio Daniele Donati IL SOGNO (testo inedito 2025 di Sergio Daniele Donati) Mi pareva allora di giocare a dadi col cielo di tendere il suono del silenzio in iperboli color ocra. Era un sogno il cui risveglio succhiava poi nettari da un lingua in lenta diluizione. Sull’albero il ramarro rideva e roteava la coda a indicare il ruscello color petrolio dei miei pensieri. Ero solo, e solo sei tu, soli siamo noi, ogni notte a decifrare lingue e stilemi di chi non parla.        Il primo passo del sognatore        è quello che tacita il canto;        l’ultimo, al contrario, ne riprende       la melodia; da uno spartito evanescente. Foto di Tiziana Grassi (testo inedito 2025 di Luigi Cannillo) In sogno non siamo mai veramente soli c’è sempre un paesaggio una folla, altri noi cellule a vigilare e attraversare confini o ci riflette uno specchio ci vigila una foto nella camera che intanto prende l...

La lama del crepuscolo

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È facile per l'uomo puro portare la croce della colpa del mondo; la luce è cieca e non percepisce peso. Più difficile nell'umana notte assistere alla danza macabra  dei fantasmi sdentati  dell'abbandono di sé e alle copule delle assenze. Non mi chiedere perché io abbassi lo sguardo e rifiuti il tuo saluto; guarda gli asfalti che i miei piedi calpestano. Sono pieni di crepe; sembrano sorrisi e smorfie d'un buffone che si rifiuta di piangere il suo ritiro dal mondo. Dal mio campo indegno svapora lento il Sogno e lascia in dono tracce dure come il diaspro di un pianto bambino. _______ Foto e testo -  inedito 2025 - di Sergio Daniele Donati  

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 42 - Giochiamo con la poesia della "prima parola"

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  di Sergio Daniele Donati Se si accetta un gioco – e le sue regole – quelle stesse regole divengono il campo giochi e allo stesso tempo l'oggetto del gioco .  Per questo, prima di proporvi di giocare con me oggi, devo esplicitare per voi alcune regole, perché possiate accettare di sedervi al tavolo con me, o passare oltre. Eccole: Questo gioco si fonda su un assunto non dimostrabile, anzi filologicamente falso , ovvero che la prima parola della narrazione biblica della creazione (בראשית - Bereshit - comunemente tradotto con all'inizio, o al cominciamento ) sia la prima parola dell'uomo. L'assunto è doppiamente falso: da un punto di vista religioso  perché  per chi è credente la Torah è parola di D.o, non dell'Uomo; da un punto di vista filologico perché si ha ben presente che alcuni testi indiani in Sancrito, ad esempio, possono ben datarsi in periodo antecedente a quello dell'elaborazione del libro della Genesi e la scrittura non è cosa che abbia inventat...