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(Redazione) - Estratto dalla silloge "Le stanze vuote" di Luisa Trimarchi (Controluna editore, 2022)

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Che cosa sia il vuoto è forse cosa che molti di noi pensano di aver compreso.  Ma, poiché ogni comprensione passa dalla parola e ogni parola crea un pieno , forse di quella falsa comprensione dovremmo rivedere i confini. Può una stanza essere vuota? Come può esserci confine, perimetro, tetto e soffitto al vuoto ? Parlare del vuoto è portatore di paradosso tanto quanto parlare del Silenzio, eppure - c'è sempre un eppure da valutare quando si parla di poesia -  esiste un discorso attorno al poetare che non contempli i suoi apparenti opposti (Vuoto, Silenzio)? Luisa Trimarchi , poeta per chi vi scrive di enorme interesse ed eccellenza, nella sua silloge " Le stanze vuote " (Controluna editore, 2022) ci aiuta a percorrere questo paradosso creativo che tutti noi viviamo, non solo in poesia, ma nell'arco della nostra intera esistenza. Il vuoto che si fa parola - la parola che si fa vuoto. La poeta sembra incidere nel vuoto (è forse questa la funzione dell'uso dei tratt

(Redazione) - Breve nota di lettura su alcune poesie di Emanuela Mannino

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La poesia di Emanuela Mannino è poesia della trasformazione (anelata a volte, raggiunta altre) attraverso la via della delicatezza. Il dire della poetessa non è mai acerbo, né tantomeno duro, nemmeno nella descrizione di moti di paura e pianto, quasi ad indicarci sempre all'interno dei movimenti dell'anima un percorso, una via possibile. I versi di Emanuela Mannino sono spesso brevi ma sempre legati, senza salti, con concatenazioni linguistiche e di significato sempre ricche per chi sa abbandonarsi prima al suono della parola che alla ricerca del significato veicolato.  Siamo di fronte a una brevità che disvela l'altro, il non detto, come solo la poesia densa di qualità sa fare.  Nelle poesie tratte dalla silloge " Eppure " (CONTROLUNA ED., 2022), che qui si propongono assieme a tre inediti di Emanuela Mannino, è evidente la capacità simbolica e di uso di elementi naturali per descrivere il sè profondo (in Paura ad esempio troviamo acque, sabbie, piogge che chiama