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(Redazione) - Fisiologia dei significati in poesia - 15 - Il poeta e la sua parola (parte sconda)

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  di Giansalvo Pio Fortunato L’evidenza che risiede nel relazionarsi alla lingua costituita e la forza data dall’immensa possibilità di disporre di questa lingua, fa sì che si possa concepire anche con una certa nettezza quanto sia intima la relaziona tra il poeta e la sua parola. In tal senso, infatti, la parola, nell’accezione da me intesa [1], punta a riconoscere l’atto esatto di enunciazione; ossia: il momento in cui un’espressione linguistica prende corpo ed edifica un mondo di senso. Per la poesia, ovviamente, è quasi d’obbligo parlare di enunciazione e non di un enunciato almeno per due motivi: la poesia sfugge ad ogni atto di formalizzazione rigorosamente logico-tradizionale; nell’atto stesso del “pronunciamento” della poesia, si sviluppa una nuova e complessa sfera di senso, che non si riduce mai semplicemente in un mero atto di significato. Implica, piuttosto, un far essere. Se ci trovassimo innanzi ad enunciati, infatti, il verso non solo sarebbe definito come una se...

Il tocco della parola

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  Esiste un tocco, un tocco deciso, una vibrazione trasmessa dalla parola al suo oggetto. Ciò che viene detto si copre, pudico, il volto col manto sacro del significato. ______ Foto e testo - inedito del 13.3.25 - di Sergio Daniele Donati  

"Genealogie verbali" - un saggio di Giansalvo Pio Fortunato

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Definire la poesia un’arte abissale è quanto di più comune, ma anche quanto di più incompreso la storia della letteratura e dell’esperienza poetica ci abbiano consegnato. Una simile prominenza teoretica, infatti, pare assai spesso porre i poeti dinanzi ad un “aut aut” , che si scandisce nel constatare e capire la propria pochezza o, parallelamente, nell'arrivare all'esaltazione del proprio fenomeno poetico. È indubbio, infatti, che, soprattutto ai giorni nostri, l'idea di un costrutto misterico ed il fascino del “nero” (nel senso sinestetico del termine) rendano la seconda opportunità molto più appetibile. Eppure questa figurativa dell’abisso vuole fugare ogni forma manieristica ed ogni obiettivo esoterico. L’appunto, che qui emerge prepotente, è di tutt’altra direzione e pare piuttosto abbattere le barriere elitarie e trionfalistiche della poesia. Prima, però, di ultimare questo percorso e giungere all’aut aut, sopra citato, bisogna soffermarsi anzitutto su una domanda nev...

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 27 - Qualche riflessione sulla parola

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  di Sergio Daniele Donati L'anno nuovo è appena cominciato - come un neonato lancia i suoi primi vagiti - e mi ritrovo in mano riflessioni che datano qualche decennio.  La parola che riflette sulla parola stessa  in fondo è il più antico e folle dei paradossi, ciò che ci dice, senza mezzi termini, che dal logos non siamo strutturati per uscire, se si escludono alcune esperienze contemplative estreme, e il pensiero si struttura attorno al linguaggio.  Pensando parliamo e parlando arricchiamo il nostro vocabolario cognitivo e cogitante.  La parola struttura il pensiero - e non il contrario ( 1 )  - e il campo su cui ci muoviamo e, molto più spesso, inciampiamo come poeti e amanti della parola, va esplorato con la cautela del cercatore di tracce, nei boschi. Un bosco pieno di insidie che cozzano inesorabilmente con frasi da noi apprese e ripetute, come slogan.  Le ascolto spesso proclamate  a macchinetta anche dalle menti che io considero più fini, ...

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 23 - "Guardiani delle parole": appunti sparsi sull'Etica della Parola - parte seconda

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di Sergio Daniele Donati Nella prima parte di questi appunti sparsi dedicati all'etica della parola (lo trovate nell'articolo apparso su Le parole di Fedro il 1.8.23 -  link ) abbiamo sfiorato il tema, a me molto caro, del nostro posizionamento nei confronti di qualcosa che in fondo non è mai perfettamente definibile nel suo esatto perimetro. Esiste, dicevamo, la necessità di cura dell'oggetto "parola",  di scegliere, in altre parole, una postura attenta dal guardiano, e custode.  Se ogni parola è elemento ed alimento creativo, e non solo descrittivo, non possiamo che osservarne le potenzialità a lungo, prima di pronunciarla o scriverla. Questo perché ogni nostro dire in fondo - ma anche in superficie - è un passaggio stretto, un lento passo sul crinale che ha confine con due abissi; quello dell'incomunicabilità totale e quello di un silenzio che atterrisce.  Per questo motivo bisognerebbe abituarsi, quando di parola trattiamo, a evitare, se non necessario, l...