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Visualizzazione dei post da 2022

Con sguardo supino

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Con sguardo supino e sterno timido ho compreso tra ciglia di luna il tuo mondo di sale, rosa. Non chiedermi dunque cosa muova ora la mia penna dopo secoli di frammenti d'opale. Tra quelle ciglia, lo sai, ho percepito l'esigenza d'un gesto lemuro e delicato, della contemplazione attenta del mio sangue di rame prima di intingervi  con gesto deciso il pennino regalatomi da un oracolo non vedente.  Foto e testo - inedito 2022 - di Sergio Daniele Donati ©

Dialoghi poetici coi Maestri - 49. Erich Fried e Patrizia Cavalli (conversazione a tre sull'espiazione)

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Espiazione Chi vuole espiare tutto non ci riesce Chi vuole espiare molto espia soltanto poco Chi vuole espiare poco non espia proprio niente Chi vuole espiare soltanto quel che si lascia espiare senza danni non fa che causare danni peggiori Forse bisogna espiare lo stesso ma non con l'espiazione (Erich Fried) Esseri testimoni di se stessi Esseri testimoni di se stessi sempre in propria compagnia mai lasciati soli in leggerezza doversi ascoltare sempre in ogni avvenimento fisico chimico mentale, è questa la grande prova l’espiazione, è questo il male. (Patrizia Cavalli) Un'antica questione Mi chiedevo anch'io già allora  se espiazione non fosse il nome della più diffusa blasfemia:  l'incapacità senza fondo d'ogni essere umano di aderire senza condizioni alla vita. L'unica cosa da espiare vivendo è la nostra eterna distrazione. (Sergio Daniele Donati)

(Redazione) - Dissolvenze - 14 - Tigri (un racconto di Arianna Bonino)

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A cura di Arianna Bonino Fabio Weik: “Fosferne Gold”, 2015. Acidi, smalti e glitter su tela Era poco dopo aver chiuso gli occhi che arrivavano le tigri. Intagliate su uno sfondo spaziale costellato di meteoriti elettriche che le ricordavano quello scenario nero pieno solo del rombo del cuore, mentre caracollava fino a collassare contro la porta del bagno, in un mattino di prima estate che si sarebbe concluso con una cicatrice a forma di liù cinese sotto il mento. Era un buffo adattamento epiteliale da poter raccontare in confidenza al momento opportuno a chi si fosse soffermato almeno dieci volte con lo sguardo su quel particolare - le contava mentre parlava -, dando prova di curiosa intuizione e aggiudicandosi così lo svelamento di quel primo segreto anatomico. Quel giorno di tanti anni prima era svenuta mentre le tigri arrivavano a branchi – verdi e rosa su fondo cangiante. Mobili quanto macchie d’olio sull’acqua, i musi spigolosi emergevano tanto da emettere fiato, mentre avanzavano

(Redazione) - Nota di lettura di "Dal Circo" di Agnès MK, Chipiùneart Edizioni (2022)

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Dice il Midrash (1) che all'ennesimo tentativo di creazione dell'universo il Creatore, ormai stanco per tutti quei fallimenti si sia rivolto al Creato e, pur vedendolo difettoso e imperfetto, abbia urlato "Vai". Ma la storia non finisce qui perché pare che subito dopo, forse un po' pentito per quella decisione improvvisa di lasciare respiro all'imperfezione, abbia aggiunto tra sé e sé:  e speriamo che tenga.  C'è un sottile filo, un equilibrismo e una maestria imperfetta dietro ad ogni creazione, dietro ad ogni anelito a lasciar un segno nel creato.  L'imperfezione (della vita e della sua de-scrizione) è elemento fondante della vita stessa.  Lo sa persino il sommo creatore che non ignora quanto poetico sia lasciare che i nostri respiri si adagino sull'imperfetto perchè, varrebbe la pena di ripeterlo come un mantra quotidiano, ciò che nasce imperfetto è sempre perfettibile .  E l'ironia? L'ironia è il medium, il tramite di memoria tra ciò c

Piccola riflessione #2 (Oblivion)

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È facile dirsi argentini e ignorare che il tango torna a ogni tua fuga, con melodie di resina  da un passato vischioso.  L'argento, sai, cola  su calchi di gesso che crepano  al suo calore lunare.  Avevi ginocchia d'ambra; era un fossile, in quel tuo avvolgermi, la mia pelle,  composta di parole tacitate. Un raro insetto in una goccia d'ambra il cui nome non poteva  da te essere detto per timore che riprendesse respiro sotto il tuo sguardo. Foto e testo -  inedito 2022 - di Sergio Daniele Donati  ©

(Redazione) - Nota di lettura su "Sciara Tagliente" di Rossana Nicotra (RPlibri ed., 2021)

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La Silloge Sciara Tagliente di Rossana Nicotra, apparsa nel 2021 per i tipi di RPlibri editore, è stata per chi vi scrive l'occasione di una riflessione profonda.  La scrittura di Rossana Nicotra si caratterizza per una decisa incisività che la rende capace di veicolare in pochi versi significati davvero profondi. Questo assunto non stupisce ed è vero per tanti autori, classici e contemporanei, solo che in Rossana Nicotra - cosa ben più rara - l'incisività del verso va al diretto incontro con la sua potenziale morbidezza e dolcezza.  Ne esce pertanto un dire capace di essere magmatico - sciara, appunto, significa lava - in cui due apparenti opposti  - dolcezza e incisività -   si mescolano lasciando al lettore il retrogusto agrodolce di certe cucine orientali.  Già la composizione di esordio della silloge manifesta questo carattere. Ne riportiamo qui sotto il testo. Nacqui e furono schizzi di sangue gettati ai piedi, e grida di ventre e tormenti di sciara tagliente, fatica e pi

Piccola riflessione

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Mani di fango argille senza forma creano screziature di speranza nella pupilla d'ossidiana d'una nuova vita; e tutto il resto tace. Foto e testo - inedito 2022 - di Sergio Daniele Donati  ©

Dialoghi poetici coi Maestri - 48 Sergio Corazzini

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Dopo Il passo degli umani è simile a un cadere di foglie... Oh! primavere di giardini lontani! Santità delle sere che non hanno domani: congiungiamo le mani per le nostre preghiere. Chiudi tutte le porte. Noi veglieremo fino all'alba originale fino a che un immortale stella segni il cammino, novizii, oltre la Morte! (Sergio Corazzini -  tratto da Io non sono un poeta ,  Interno poesia, 2021) Prima Il gesto, lento lento, d'alzare al cielo le mani perché vengano trafitte  da luci lunari, e ripetere senza sosta poesie imparate a memoria sotto lo sguardo amorevole d'una madre immaginaria, la mano sulla nuca - la mano rassicurante - del padre che non fu, di questo è fatta la mia speranza. L'assenza crea spirali di vita in chi non dimentica le formule che aprono le porte del sogno.  (Sergio Daniele Donati -  Inedito  2022)

(Redazione) - Riflessioni, non recensioni - 14 - OPOPOMOZ La parola magica infernale e la missione nascita a Natale

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  A cura di Stefania Lombardi “ Ma perché? Una storia per essere bella deve essere vera?” Questa frase, pronunciata durante questo film d’animazione di Enzo D’Alò, è la prima provocazione di “ Opopomoz ” che ricorda che noi siamo le storie che raccontiamo e queste ultime sono parte di noi e del nostro percorso. Si può raccontare una storia sul Natale senza mancare di rispetto a chi è ateo o di religione  diversa da quella cattolica, in quanto appunto storia, non catechesi. Una storia che parla in napoletano e che vive in quella immensa tradizione napoletana dei presepi. Una storia che inizia dal punto di vista di chi non può certo gioire delle festività natalizie: la popolazione infernale. Il prologo è lì, nella ricerca di un’anima da dannare e rovinare il Natale. Poi abbiamo un altro prologo. Un prologo che ha, in sottofondo, le splendide musiche di Pino Daniele: vediamo una famiglia felice che fa acquisti natalizi: un padre, una madre incinta, il figlio Rocco di circa 7 anni, gli zii

Dialoghi poetici coi Maestri - 47 Antonia Pozzi, Patrizia Valduga ed io (un dialogo a tre)

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Canto della mia nudità Guardami: sono nuda. Dall'inquieto languore della mia capigliatura alla tensione snella del mio piede, io sono tutta una magrezza acerba inguainata in un color avorio. Guarda: pallida è la carne mia. Si direbbe che il sangue non vi scorra. Rosso non ne traspare. Solo un languido palpito azzurro sfuma in mezzo al petto. Vedi come incavato ho il ventre. Incerta è la curva dei fianchi, ma i ginocchi e le caviglie e tutte le giunture, ho scarne e salde come un puro sangue. Oggi, m'inarco nuda, nel nitore del bagno bianco e m'inarcherò nuda domani sopra un letto, se qualcuno mi prenderà. E un giorno nuda, sola, stesa supina sotto troppa terra, starò, quando la morte avrà chiamato. (ANTONIA POZZI) Vieni, entra e coglimi, saggiami provami… comprimimi discioglimi tormentami… infiammami programmami rinnovami. Accelera… rallenta… disorientami. Cuocimi bollimi addentami… covami. Poi fondimi e confondimi… spaventami… nuocimi, perdimi e trovami, giovami. Scovami…

Due poeti allo specchio (Viviana Viviani e Sergio Daniele Donati)

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NATALE Natale amato dai bambini che sanno che Babbo Natale è il corriere Bartolini odiato dai commessi a progetto che s'impacchettano la speranza di un tempo indeterminato odiato dai poeti depressi e dai cattivi di professione e amato dai commercianti di panettoni e odiato da chi odia i canditi e le lucette e baciare le vecchie zie e amato da me perché ci sei tu che mi regali un buono regalo per la tua pigrizia e la mia libertà di scelta Ti comprerò un altro libro di Pessoa con il tuo buono dello scorso Natale amare è anche sorprendersi di quel che già si ha (VIVIANA VIVIANI  -  INEDITO 2022) EPPUR NON RIESCO Eppur non riesco a trarre stille d'oro dall'attesa  senza parlare della resina tossica  che trasuda dal tronco antico d'un ricordo malsano.  Qualunque cosa stia per venire - per avvenire - qualsiasi miracolo si manifesti nella festa delle luci io so che quel miracolo, quell'incedere sovrano e folle e intenso è sostenuto da una chiamata,  da un canto; dal nostro

(Redazione) - Specchi e Labirinti - 14 - APPUNTI SULLA POESIA DI VALENTINA CIURLEO (CON QUALCHE INEDITO)

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  A cura di Paola Deplano La poesia ci piace indistinta, lieve come un gatto, enigmatica quanto basta, senza niente che pesi o posi. A cosa accenna, allude, ammicca Valentina? Qual è il suo messaggio nella bottiglia, quello che aspetta impaziente, dopo aver varcato oceani, di esser letto? Valentina, ti prego, con la tua poesia, dicci chi sei. Ma soprattutto, dicci chi siamo noi, oltre che ipocriti lettori, tuoi simili, tuoi fratelli.   Smonto singolo lamento rituale del mio fragile senso. Indosso lo stesso abito quello nuovo non lo hai visto. Ai lati della mia allucinazione. Vagito di silenzio stordisce cute. La stanza colpita per l'intera superficie. Disarmante il senso d'impotenza di fronte agli scompensi uno come tanti in mezzo alla sommossa. __ Dimenticavo la provenienza un fiato sospeso e poi riconobbi gli occhi lungo la siepe verde. Apparenza svelata un intendere che cuoceva Terra. Il busto d'uomo dritto, affiancato alla gola. La dimenticanza abbandona a ridosso del b

Due poeti allo specchio (Annamaria Scopa e Sergio Daniele Donati)

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Dici che sono gennaio ti faccio male alle ginocchia sono dolori di vischio mistificare l’inverno aggiungendo piani di petunie quando il mondo sta per finire ché la tristezza ha ancora un albero nudo di cui fidarsi Ché ogni cosa si può scrivere per tornare ingenui Vedimi nelle piccole cose quelle senza progetto Quanto dura una rosa di Gerico con i rami piegati Ho disimparato le mani E non lo so del gancio che non tiene, dei bisbigli d’amore In questo convento di temporali Che tutto passa e svuota acquasantiere blu di madonna (Annamaria Scopa - inedito 2022) È strano, sai; l'incisione del foglio rende nuovamente puro chi accetta la macchia d'inchiostro  tra le dita  e fa della propria balbuzie il campo sacro  d'una rinascita sorniona.  Il piccolo dici? Tra le pieghe d'una scrittura antica e nello spazio vuoto tra le lettere è celato un segreto; la notte mi culla l'idea della mia rinuncia  a recitare formule, e se esiste un rimpianto

Sulla parete (dittico)

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  Zain di Sergio Daniele Donati I più ignorano i tesori che nasconde la gelida parete verticale della scrittura, e quanto ci si scortichi le mani a brandire un pennino quasi fosse piccozza. Chi s'avventura in solitaria su quegli strapiombi ode i muggiti di bufalo della parola che muore sotto la dura ascia d'un silenzio affilato, e recita senza sosta il "de profundis" d'ogni dire. Su quella parete, senza rimpianto, si volta la schiena ad ogni intenzione d'esprimere in parola il latrato dell'indicibile. He(i)  di Sergio Daniele Donati Il passo si fa incerto e il respiro rarefatto; s'ode nella nebbia il fischio mistico dei gracchi mentre cadono sullo sfasciume lemmi privi di peso e storia.  La natura canta senza nulla dire ogni sua possibile bellezza e la vertigine del vuoto chiama la caduta libera, il ritorno che sfracella, un nome inanimato  sul fondo valle dell'oblio.  Eppure s'avanza sulla parete - la caviglia storta - perché nulla testimonia

Tre inediti di Federico Preziosi

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Spogliarsi del presente Adesso vendo il cielo come nubi che fracassano il cranio, come pane sbriciolato per fame, come sete dissipata ai deserti, come afrore di percosse risorte nei madori. E se ti viene in mente di fermare questo corso, ricorda di rapire tutti i fiori. Che i morti non ricevano nemmeno un'attenzione o una moina dall'immondo spogliarsi del presente. Disprezza l'arte Disprezza l'arte il proprio amato pubblico perché disarma il verbo ed il cervello e della fonte ignora tutta l'acqua che non assorbe, ma trattiene e stagna. Un nuovo giorno I miei colleghi mi cavano lo spirito da una supply chain di cazzi propri ma in segretezza dicono qualcosa del senso di restare in un ufficio. È un giorno nuovo per una faccia nuova in mezzo a tanti volti sconosciuti. Chissà se ci si trova e se il badge aprirà una porta oltre il nome che ricorda? Vogliatemi comporre in queste pause tra un caffè annacquato e un piatto riscaldato: in me un tempo si è spezzato. Doversi rom