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Cum dederit

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Seleno e Dioniso -  Statua Romana II sec D.C. Dedicata al sommo poeta Ronnie Someck “Cum dederit dilectis suis somnum, Ecce haereditas Domini, filii: Merces, fructus ventris, Fructus ventris. Cum dederit dilectis suis somnum, Ecce haereditas Domini, filii: Merces, fructus ventris, Fructus ventris” Inizia sempre con una nota tenuta, una corda tesa tra ventri fecondi e cieli infedeli. In mezzo il figlio, solo, mostra al dio del nascondimento i suoi inciampi come trofei di latta per il festino del creato, o gusci di noce da usare come barchette nel fiume del ricordo. Dona la sua piccolezza a un'infinita assenza. E tiene quell'unica nota nel metatarso, al primo passo; un dono sacro, al Sacro che in lui dimora; a stento. È nulla, un passo, eppure si amplifica, nell'appoggio a terra, quella nota che parte dalle iod delle sue intenzioni. “Guardami, dio celato, guarda l'inciampo di un figlio zoppo. E accogli lo strazio d'una parola balbuziente tra le ciglia del tuo crea...

Fuggono come frecce

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Scritta ascoltando la musica de  L'Estro Armonico di Antonio Vivaldi E via e via fuggono come frecce intuizioni mal partorite nel buio della stanza lasciano scie di fumo grigio sulle pareti biancastre del mio orgoglio che cola come cola inchiostro dal pennino datemi silenzio datemi silenzio vera china del mio sentire silenzio tra le pieghe di una pagina che avrei voluto semplice e non mostra che grinze e accartocciamenti datemi piume datemi piume leggere piume tra dita che battono a ritmi barocchi sulla tastiera e soffi all'orecchio e carezze sulla nuca e via e via tornano dal nulla i pensieri miei piangono lacrime di noia sulla lama di una spada che fu confine e carezza tra terra e cielo