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Visualizzazione dei post con l'etichetta Notturna

Formiche (notturna)

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Foto di Sergio Daniele Donati Ma certo, senza dubbio, te lo auguro felice il viaggio lontano da me. Io resto a contar formiche sul muricciolo. Una, gigante, è rossa e viene divorata da migliaia di nere, piccole come ricordi.

Non dura

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«La notte» - foto di Sergio Daniele Donati Non dura la notte a lungo; accoglie sempre  striature da fenicottero sulla linea dei pensieri. È in quell'istante che diviene la "notte che prepara", e per farlo si snatura;  sa che la verità risiede nel passo di chi sa osservare granelli di sabbia scivolare dalle mani.

Parole di menzogna

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Foto di Sergio Daniele Donati Il mal vedente spesso s'inventa  un colore per la sua iride  e fa che il verde smeraldo  accolga con un sorriso  il buio profondo  delle sue visioni sfocate. Oppure tinge di rosa un cielo minaccioso, per non vedere - un visionario astigmatico, un descrittore dell'inesistente. Lo stesso faccio io,  poeta allo specchio, quando prego che la parola   copra come vello sacro la balbuzie dei miei sentimenti e i belati caprini della mia anima - un incisore di menzogne  su pergamena anticata, Caino per sé stesso. (Sergio Daniele Donati - inedito 2021) Foto di Sergio Daniele Donati

Tralicci e ruggini

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«Tralicci» di Sergio Daniele Donati Pensi che il sacro risieda  in oli e incensi -o mirre- che si manifesti solo nel sorriso d'un bimbo o nel volo distratto del gabbiano.  Poi t'accorgi che  la dimora del sacro è nella ruggine  d'un traliccio abbandonato, che sacro è il desiderio di tingere di rosso la morte per non permetterle  di confondersi con l'oblio  del ciclo delle stagioni; sacro è ogni sforzo di memoria e la ripetizione bisbigliata  dei nomi che si celano tra i licheni; sulle pietre. Sacra è l'ironia del profano e il ma-ma-ma balbuziente del neonato; prima dire la parola che tutti noi quieta. (Sergio Daniele Donati  -  Inedito 2021)

Notturna 3

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Abazia di Chiaravalle - particolare del portone Foto di Sergio Daniele Donati 2021 Li sento battere, grattare il muro mentre il pensiero si adombra e grida con verso di gabbiano il richiamo del domani; li sento arrivare lenti i dubbi del giudicato, del senza difesa, dell'ammutolito. E taccio, perché so  che verranno sciolti dal mono-tono dell'assiolo, dalla memoria dell'assoluto che solo la notte sa donare ai miei midolli. (Sergio Daniele Donati Inedito Dicembre 2021)

Eloquio dell'epitelio

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"Il crinale" di Sergio Daniele Donati Tace il silenzio e apre varchi all'eloquio dell'epitelio; passi di daino su asfalti urbani. L'occhio dell'allievo si posa  sulla ruga del maestro; tace del silenzio e percorre i crinali  della parola. Sul palmo della mano cola una goccia  d'olio sacro, e tace e attende in silenzio la chiamata d'ambra, il geode di septaria, la seduzione  dell'eterno femminino. E ciò che è detto e ciò che non è detto là - e qua e in mezzo - senza verbo né punto

Notturna 2

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  Foto di Sergio Daniele Donati poesia esile/poesia esule Leggi questo verso e accogli, ti prego, la dissonanza delle mie parole testarde (tace la notte, a volte, il canto delle stelle). Sorridi, ti prego, al raglio d'un uomo inetto, incapace di dire del soffio del Silenzio su un volto rigato dai fili di ferro della Memoria.

Notturna

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  Foto di Sergio Daniele Donati Verrà il giorno del canto dell'assiolo e ci immergeremo in nevi, sciolte dal ricordo; e rivoli d'oblio ci solleticheranno il collo. Sarà il giorno del sospiro del mughetto e dell'ironia del ginepro e dimenticheremo i nomi delle cose del mondo. Ci basteranno - eccome se basteranno - profumi senza tempo e non trarremo più nevrotiche liste e combinazioni di lettere da memorie mendaci. Sì, rideremo,  liberati dalla parola,  despota seducente. E ci abbandoneremo a giochi d'infanzia con sassi sporchi di terra nelle mani, e bocche colorate da cioccolati fondenti o dal blu notte del mirtillo. Allora, in quel giorno, ci libereremo dal giogo, dell'imitazione e entreremo nel gioco dell'amore, là, nel bosco ove ogni narrazione ha termine felice e inizia - così, senza sforzo - un passo senza meta, il battito senza etica d'un cuore che vive.