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(Redazione) - Sulla raccolta "D'argilla e neve" di Maria Pina Ciancio (Giuliano Ladolfi Editore, 2023) - nota di Sergio Daniele Donati

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  Corpo e natura: due archetipi tanto cari alla poesia di ogni tempo, due domini che comunicano con fertili risultati da sempre nella scrittura poetica.  Nella raccolta di  Maria Pina Ciancio  " D'argilla e neve " (Giuliano Ladolfi Editore, 2023 ) si sente vibrare intensamente questa relazione in cui il corpo assume sia le vesti di strumento di percezione della  natura, sia perimetro e quasi confine che segna la distanza tra l'umano e il naturale.  Argilla e neve sono peraltro due elementi che richiamano in maniera indiretta, ma patente, il rapporto dell'Autrice con la scrittura.  Argilla è ciò che l'uomo sa plasmare, ciò a cui la poeta sa dar forma e senso e significato. Neve è ciò che della parola è destinato a diluirsi, lasciando brevi tracce liquide, destinate all'evanescenza. E questo è qualcosa che chi scrive poesia in profondità non ignora: una relazione sempre stretta tra la natura sfuggente della parola e la nostra pulsione creativa.  È questo un

(Redazione) - Un estratto dalla silloge " Storie Minime " di Maria Pina Ciancio (Fara editore, 2009) con nota di Lettura di Sergio Daniele Donati

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Siamo davvero lieti di poter pubblicare un estratto della silloge di Maria Pina Ciancio "Storie Minime" (Faro ed., 2009) in cui si sente vibrare come in poca e rara poesia contemporanea un legame antico costituito di radici, terre - fertili ma anche ostili -,  crepe ove il seme della consapevolezza può dar virgulto. La poesia in questa silloge è densa di richiami ad un naturale che si manifesta forte  e sempre senza rinunciare alla sua funzione, secondaria ma tanto importante, d'essere portatore di simbolo.  È un scrittura densa quella della Ciancio, ove l'assenza ha un ruolo fondamentale nella costituzione di un'identità poetica (paesi spopolati che la abitano, luci che franano in crepe nascoste, perdite, passaggi divergenti, mani che divengono incapaci del gesto per loro più naturale e restano impigliate in una scelta dura tra l'opposizione di un pugno e l'accoglienza del ramo). Siamo dunque di fronte ad una natura che non è sufficiente a sé  stessa ma c