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(Redazione) - "Il passaggio alla diluizione" - a proposito della Raccolta "Errore Cronologico" (il Convivio ed., 2023) di Irene Sabetta - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Esiste un luogo - e un tempo - in cui la parola poetica si diluisce, o quasi evapora, per lasciare un segno di presenza tenue, una sorta di ricordo, una traccia evanescente, ma allo stesso tempo persistente nella mente del lettore.  Sono queste delle scritture rare che sanno bilanciare con la perizia dell'orafo artigiano, o del farmacista esperto, i loro ingredienti costitutivi senza mai ignorare che ciò che guarisce nella giusta dose, può altresì avvelenare se presente in eccesso. La preziosità sta nel saper dire il nulla di ciò che eccede e il tutto di ciò che è essenza.  L'effetto finale, per chi con loro viene in contatto, è quello di una delicatezza avvolgente, di un rispetto profondo per la parola e per il lettore, di un'etica della scrittura che è allo stesso tempo metro di misura e limite al dicibile.  Tutto questo ho trovato presente nella splendida raccolta " Errore Cronologico " (il Convivio ed., 2023), di Irene Sabetta. La poeta ci dona una scrittura

Tre poesie inedite di Laura Valentina Da Re - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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___________________ Il mio lichene sensibile sverna nel mento dipinto quando diventa capsula chiusura perfetta dell'universo e crea l'albero, l'attaccamento la parola decapitata come il lombrico avvolta, per bene su sé stessa. Si salva, poi, il sibilo di terra non c'è più un corpo che pende senza dire niente, ho a cuore l'insonnia del vuoto. (©️ Laura Valentina Da Re  - inedito  01 marzo 2024) ___________________ Perché invochi l'orrore nel basso delle risa e da nessuna (altra) parte? Io so come ti estendi mentre sei pura verso la follia la disobbedienza del volto sulla spalla marea di spine. Quello che era, era scavo nella donna forte, passeggera la zagara segreta intera in solitaria, cresciuta con l'errore. (©️ Laura Valentina Da Re  - inedito 04 marzo 2024) ___________________ Io sono poca farfalla nel sasso di giada, lo vedi? O l'oppio dei miei parassiti è per davvero capace di illudere? Ti mangio il collo miserabile di sale e sopra la visione muta

(Redazione) - "La fragile geometria dell'amore" - A proposito della raccolta di Antonella Caggiano "La vena delle viole" (Capire edizioni, 2023) - Nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Io non so parlare d'amore (né in poesia, né in altri contesti) e provo sempre una sorta di imbarazzo a scriverne perché il dato emergente per me è sempre quello di un certo incaglio tra parola e il principe dei sentimenti. "Io non so parlare o scrivere  sull'Amore", dicevo, eppure non per questo non sono capace di leggerne, né disconosco che le diverse declinazioni dell'amore fanno parte dell'ossatura del poetare dall'alba dei tempi.  Eros e Thanatos sono uno dei registri fondamentali su cui si muove da sempre l'arte poetica. Certo ne esistono altri ma ben pochi hanno avuto nella storia della poesia uno sviluppo così ampio, perché, in fondo (ma anche in superficie) l'essere umano da sempre si questiona sul rapporto con l'altro da sé , e l'amore ne è una delle manifestazioni più persistenti. Saper leggere, poi, e saper anche valutare il valore delle parole che sulla geometria mobile dell'amore poggiano, senza false modestie, è un dono

(Redazione) - "La casa della parola" - a proposito della raccolta di Cristina Polli "Case" (Il Convivio Editore, 2023) - Estratto dall'opera con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Se riuscissimo per un solo istante ad uscire dalla fascinazione che il simbolo della casa porta sempre con sé, se rifiutassimo, in un paradossale e inattuabile esercizio mentale, la natura metaforica di ogni linguaggio, specie se connesso alla poesia, se, per un solo istante, la visione di una casa non provocasse in noi richiami infiniti alle nostra infanzie, ai nostri drammi ed amori, al contenuto più che al contenitore, ai tempi più che agli spazi, allora, forse, riusciremmo a dire che una casa è un oggetto immobile, contornato da pareti, alcune delle quali portanti, con un tetto e un pavimento e delle fondamenta. La casa, al di là delle nostre fascinazioni, è il luogo statico che accoglie - o respinge -  i nostri movimenti e mutamenti, è l'asse verticale su cui noi esercitiamo la nostra mobile orizzontalità.  Casa sta a chi la abita, o la visita, come la parola, o il detto, sta al suo significante. C'è un legame stretto, e non solo simbolico, tra casa e parola. Entrambe

(Redazione) - La "parola seducente" di Gianpaolo G. Mastropasqua - nota di lettura di Sergio Daniele Donati a "Danze d'amore e di duende" (Puntoacapo ed., 2023)

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Gianpaolo G. Mastropasqua (foto tratta dal web) Quando la mia penna si tacita per dei mesi di fronte a un'opera che in tanti, e giustamente, si affrettano a commentare, non me ne voglia l'autore (o l'autrice). I miei sono sempre tempi lenti di rielaborazione, e soprattutto so che le parole, come la nostra prole, hanno bisogno di un luogo protetto e di cura prima che possano essere lanciate nel mondo. Questo per me è ancor più vero per la parola che commenta la Parola.  È necessaria una sorta di elevazione per proferir commento su ciò che si reputa eccelso e, quindi, i tempi di una lallazione scomposta, non certo degna di pubblicazione, si dilatano.  I motivi del mio silenzio di fronte a ciò che reclamerebbe, e ad ottimo titolo,  commento possono dunque derivare anche proprio dalle linee di scrittura e dall'ammirato stupore che in me, lettore, suscitano. È una sorta di rispetto-allievo il mio, di respiro corto di fronte a un dire che ritengo maestro , che mi impedisce di

(Redazione) - a proposito di "Involontario narciso" di Ugo Mauthe (Il Convivio Editore, 2023) - estratto con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Sembrerà folle dirlo, ma esistono diversi modi di vivere la brevitas nel verso.  Un verso breve, per i più, è un verso capace di colpire come raggio laser, con poche parole il centro del lettore.  E questo é senza dubbio vero. Ma è altrettanto vero che uno degli elementi costitutivi dell'incisività di una certa poesia non sta tanto nel conto delle sillabe, ma nel suo essere portatrice di verità. Veritas e Brevitas , nella poesia di qualità vanno spesso a braccetto, e si dissolvono entrambe in quel punto finale (che sia scritto o meno nel testo qui pesa poco) che pare aggiungere un silenzioso Amén (e così sia, perché così è) al dire del poeta.  Nella raccolta " Involontario narciso " di Ugo Mauthe (Il Convivio Editore, 2023) questo versificare per statuizioni lapidarie è del tutto evidente.  Ma la sapienza creativa del poeta non ignora che è necessario un controcanto, perché la poesia, pur vera, non sia mai definitiva, perché la statuizione poetica non diventi statuto m

(Redazione) - Estratto da "Madrebianca" (Passigli Poesia ed.) di Rosalba de Filippis - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Esiste una dimensione della parola che permette - sia a chi la scrive che a chi la legge - di rendere sempre ancorato al presente ciò che, al contrario, svanisce.  La parola è, tra le altre mille cose, il metro e lo strumento della tenuta in vita dell'esperienza e delle relazioni.  Un'assenza detta - o scritta - si riattualizza e rende nuovamente presente, e non solo nella dimensione del ricordo, ciò che appare mancare. Per questo, da sempre, ritengo che ogni scrittura dedicata sia un atto non solo di testimonianza ma di presa di coscienza etica importante.  Dedicare la propria scrittura a qualcuno  - o a qualcosa - significa, in altre parole, creare un ponte tra due mondi solo apparentemente distanti e disgiunti.  Tutto questo pare saperlo benissimo Rosalba de Filippis la quale nella sua raccolta "Madrebianca" (Passigli Poesia ed., 2022) rivolge il suo scritto alla madre, della quale la poeta, nel momento della sua sparizione, descrive, con tratti emozionanti e pro

(Redazione) - A proposito di "Civiltà di Sodoma" di Giansalvo Pio Fortunato (RPLibri ed., 2023) - Estratto dall'opera con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Se c'è una cosa che si ammira in una giovane scrittura non è tanto saper paventare semi, esistenti o meno, di saggezza, quanto saper creare nel lettore sentimenti di stupore; stupore questo che è tanto più un dono quanto più il lettore poggia erroneamente la sua funzione sulle trappole della sicumera che, volenti o nolenti, l'esperienza a tutti noi dona.  Contenere e sovvertire il so già tutto del lettore  è la funzione della gioventù nella scrittura, sia essa di natura anagrafica che di esperienza di pubblicazione.  Ma questo è un dono comune, che tante giovani talentuose penne elargiscono agli occhiali presbiti che inforco ogni giorno più volte.  Giansalvo Pio Fortunato con la sua raccolta " Civiltà di Sodoma " (RPLibri ed., 2023) va ben oltre la già preziosa funzione di ringiovanire il lettore.  Il suo dono, che ha un odore lievemente antico, è quello di saper proiettare il lettore esperto in dimensioni in parte dimenticate e, allo stesso tempo, rinvigorenti.  In f

(Redazione) - Estratto da "Storia della bambina infranta (dialoghi-nudi)" di Luisa Trimarchi (Puntoacapo ed., 2023) - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Noi non sappiamo nulla dei percorsi e delle direzioni che la parola poetica prende attraversandoci. Sappiamo per certo che un certo fenomeno di attraversamento caratterizza ogni scrittura che aspiri al dire poetico.  Che sia una parola che dalla nostra interiorità batte forte per emergere o, al contrario, l'ascolto profondo di voci lontane  a muovere il nostro pennino (o le nostre dita sulla tastiera), una cosa però è certa: chi scrive è sempre e solo un tramite tra mondi che solo attraverso di lui/lei possono comunicare.  E per preparare il proprio terreno perché sia idoneo al fenomeno di attraversamento che sto cercando di descrivere, la via è unica: vivere o aver vissuto.  Il non detto e l'esprimibile comunicano? Sì, forse, ma a condizione che il nostro mondo interiore sappia accogliere e trasformare in parola un vissuto che nasce come magma afono. La raccolta di Luisa Trimarchi " Storia della bambina infranta (dialoghi-nudi)"   (Puntoacapo ed., 2023), che oggi

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 25 - "Poétique propre" - su "RadioGrafie" raccolta poetica di Giulio Maffii (Il Convivio Editore, 2022) - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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A cura di Sergio Daniele Donati La parola non nasce degna, né  pulita. Il francese conosce una locuzione molto interessante che lega la pulizia al senso di sé:  être propre nella lingua di Stendhal e Proust significa certo essere puliti, ma è una pulizia che ci rende capaci di stare dentro noi stessi e appropriati per il mondo. La parola non ha questa qualità intrinseca, sorge da fanghi e mugugni strani e se acquisisce nettezza e luce è grazie al lavoro paziente - artigiano e sperimentale -  del poeta.  Scrivere, in fondo, è anche saper dare lucentezza a una pietra grezza e sporca in modo da renderla, quasi lo fosse ab origine , lucente e netta.  Sicuramente questo lavoro di nettoyage comporta per il poeta grandi doti di pazienza e di capacità immersiva nelle profondità di ogni singolo lemma, di ogni singola parola delle sue composizioni. Saper togliere strati su strati di depositi inutili è cosa che molti pretendono di fare ma che ben pochi in poesia contemporanea dimostrano di essere