Poesie inedite ed edite di Patrizia Bambini - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati
Un piacere vero poter pubblicare alcune poesie inedite ed edite di Patrizia Bambini, capaci di mettere in dialogo diretto un reale umano sempre battente e un simbolo che si fa - a tratti - canto e invocazione.
Come vedrete sono poesie in cui ricorre spesso il termine "luce" che, tuttavia, assurge a significati e valenze differenti, così come significato diverso nei tre inediti ha ricorrente uso di stilemi e parole del registro e del dominio del "corpo".
Corpo e Luce, per l'appunto, sono un binomio molto caro e, forse a tratti abusato, dalla contemporanea poesia, ma la delicata, anche se decisa, declinazione, che ne da in questi inediti la poeta colpisce il lettore, e a fondo.
Una lettura da non perdere.
Per la Redazione de Le parole di Fedro
il caporedattore - Sergio Daniele Donati
Se tornerai a salvarmi
con gli occhi saldi di chi sa
cosa vuol dire il fondo,
quella trincea scavata a mani crude
dove si ricompongono i frantumi
con colature gialle similoro.
Se tornerai a prendermi
sotto il sintomo vetrificato
di un cielo che mi scontorna
(i limiti non sono che inquietudini
e quell'angoscia del mattino
me la strapperai ancora con la pioggia
dei tuoi sorrisi appiccicosi)
Se rischiarerai di nuovo la mia ombra
verrà incontro aprile a dicembre,
dischiusa attenderò la buona stella
(il mio respiro nei tuoi occhi
è un motivo che canticchio,
intrufolandomi pian piano nel miracolo
che da una morte mi trapassa)
Le crepe sono nidi e sono luce.
DISINFEZIONE¹
La luce è un alone opaco
che si insinua, fuggiasco,
per resistere al riflesso che taglia,
la lama che toglie il necessario,
chirurgia imprecisa, improvvisata,
canovaccio scritto da sempre
e disinfettato via via, per dimenticare.
La lama affonda, sfrangia,
a tratti cauterizza, caritatevole,
l'odore di ustione su un corpo riverso
dopo che lo zampillo di fiato
si è perso nell'arida stagione
di un cielo ostinato a non mostrare
il dolore.
E la luce che si inventa bugiarda
e altera i contorni delle cose,
li aggira guardinga e non vi si posa.
...
Le mie viscere sono abitate dalla notte,
fotofobiche come vampiri intenti a succhiare
gli umori,
cateratte richiuse sull'impossibilità.
...
Ogni organo vitale, ogni pensiero,
trascendenza,
tutto si perde sotto lo scheletro,
l'impalcatura inutile
che ci restituisce agli occhi altrui
con una menzogna talmente palese,
e sfacciata,
che non se ne accorge nessuno.
NESSUN INVERNO MI DUOLE TANTO
Il digrigno ferino, oltre la soglia,
ci sputa in faccia i brandelli,
le ossa ammucchiate a casaccio,
ci si riprende tutto, alla meglio,
si sta in piedi ancora,
traballanti,
mescolati, alla rinfusa, mostruosi,
belli come mai con quei tagli
che ci siamo inferti, rassegnati
all'esilio che ci si dà,
oltre la schiena sguainata come arma,
voltàti per disperdere quegli occhi
piantati come lame nel costato,
asfodeli che sfidano l’incendio
poi l'ustione e la condanna
scritta nell’acciaio del chiavistello.
Il mondo che ricade sulle spalle,
lo scheletro inchiodato a questa notte,
il cielo spento sulla calce del soffitto,
il cappotto dimenticato nell'armadio,
l’ultimo fiato al gelo dell’inferno.
Nessun inverno mi duole tanto
come lo scrocco che rinchiude
in un acronimo, l'eterno.
¹ - tratta dalla raccolta "La luce imperfetta" con la prefazione di Mauro Macario , Puntoacapo editrice, 2023
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DICE DI SÈ L'AUTRICE
Sono nata in un piccolo paese della provincia di Lucca il 19 giugno di un po’ di anni fa. Attualmente vivo e lavoro a Lucca con un compagno e due gatti.
Nell’ottobre del 2023 ho pubblicato con Puntoacapo editrice la raccolta d’esordio “La luce imperfetta” con la prefazione di Mauro Macario.
Alcuni miei testi sono comparsi su blog, riviste online e su due antologie online curate da Beppe Costa.
Sono tanto felice di essere qui! Grazie 🙏🏻❤️
RispondiEliminaFelici noi e onorati dal tuo dono
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