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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

Io

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Nuvole negli occhi di Sergio Daniele Donati Lo sguardo astigmatico sfoca i contorni  e riporta ogni oggetto  a un'essenza evanescente. Per questo rifiuto occhiali che correggano la perfezione d'un passo nell'altrove. Io non guardo lontano; canto la dissolvenza e il silenzio; il ventre materno ritrovato. Lo specchio riflette maschere di cera; rossa. Sorrido al loro gocciolare  sul pavimento promesse di cambiamento.  Due anni per dirmi lembo ricucito  di tessuti strappati, ferita cicatrizzata  da parole antiche su una pelle  nuovamente bambina.

Dialoghi poetici coi Maestri 20. - Paul Celan

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  Paul Celan - Foto di repertorio Sprich auch du Sprich auch du, sprich als letzter, sag deinen Spruch. Sprich – Doch scheide das Nein nicht vom Ja. Gib deinem Spruch auch den Sinn: gib ihn den Schatten. Gib ihm Schatten genug, gib ihm so viel, als du um dich verteilt weißt zwischen Mittnacht und Mittag und Mittnacht. Blicke umher: sieh, wie’s lebendig wird rings – Beim Tode! Lebendig! Wahr spricht, wer Schatten spricht. Nun aber schrumpft der Ort, wo du stehst: Wohin jetzt, Schattenentblößter, wohin? Steige. Taste empor. Dünner wirst du, unkenntlicher, feiner! Feiner: ein Faden, an dem er herabwill, der Stern: um unten zu schwimmen, unten, wo er sich schimmern sieht: in der Dünung wandernder Worte. Parla anche tu Parla anche tu, parla per ultimo, di’ la tua. Parla – ma non separare il no dal sì. Dà al tuo detto anche il senso: dagli ombra. Dagli ombra che basti, dagliene tanta, quanta tu sai ripartita intorno a te tra mezzanotte e mezzogiorno e mezzanotte. Guarda in giro: vedi come in

Dialoghi poetici coi Maestri 19. - Shuntarō Tanikawa

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  Shuntarō Tanikawa,  Foto di repertorio Essere vivi Essere vivi essere vivi ora vuol dire avere sete essere abbagliati dal sole fra gli alberi ricordare all’improvviso una melodia starnutire tenerti per mano essere vivi essere vivi ora vuol dire minigonna un planetario Johann Strauss Picasso le Alpi vuol dire imbattersi in tutte le cose belle e poi essere attenti e opporsi al male che vi si nasconde essere vivi essere vivi ora vuol dire poter piangere poter ridere potersi arrabbiare vuol dire libertà essere vivi essere vivi ora vuol dire un cane che abbaia in lontananza ora la terra che sta girando ora da qualche parte il primo vagito che si alza ora da qualche parte un soldato ferito ora è un’altalena che dondola ora è l’ora che passa ora essere vivi essere vivi ora vuol dire il battito d’ali degli uccelli vuol dire il fragore del mare il lento procedere di una lumaca vuol dire gente che ama il tepore della tua mano vuol dire vita (Shuntarō Tanikawa: Tratto da Poeti giappone

Ora che il disco è spento

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Oblivion di Sergio Daniele Donati Ora che il disco è spento e la puntina salta in fondo su argini inesorabili, è un silenzio gracchiante a raccontare la fine della nostra storia. Sembra porre la domanda -che io rifiuto- sulla parola che rifiutavi. "Che nome prende mai  l'amore quando evapora, come sudore dai pori di pelli inadeguate?" Una domanda collosa, di pece nera; per questo ripeto nella mente le note d'un Oblivion  mai dimenticato. Poi ricordo d'averti ricordata l'altro giorno; bimba e figlia innocente d'un seme crudele, e ricordo d'aver pensato che la tua storia è tanto simile alla mia e che, se avessimo lasciato al nostro incontro le tinte pastello di due occhi bambini, ora non sarebbe  un tango struggente la colonna sonora  dei miei pensieri. Ci chiedevano aiuto  quei due bimbi e nessuna fisarmonica potrà mai coprire il loro sguardo incredulo, il loro grido d'abbandono mentre i nostri piedi adulti calpestavano il loro castello  di sabbia.

Vuoi sapere cosa mi innamora?

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Cosa mi innamora? di Sergio Daniele Donati Vuoi sapere cosa mi innamora? Se ti avvicini a me e sei meravigliosa  -o meraviglioso, poco importa- ti ammiro, certo.  Vedo il tuo sguardo, dritto e deciso. Il tuo tatuaggio sulla spalla; la tua voce posata sul futuro. E ammiro.  L'uomo -o la donna- che sa indossare maschere dorate mi fa sospirare. Le vedo aderire ai volti di ciascuno e le ammiro; da sempre. Poi, però, ti vedo camminare e la tua caviglia si torce verso l'interno e una spalla è più alta dell'altra; e, se ti chiedo un caffè, e ti guardo negli occhi, tu abbassi lo sguardo. È là che mi innamoro; quando cade la tua maschera e ti riconosco, e mi riconosco.  In una caviglia incerta, in uno sguardo che si abbassa io sento la forza che chiamano amore e taccio; le mie parole sono soffi di un uomo che fuma; sul Sacro. Io mi innamoro sempre dell'incertezza, del passo zoppo, del centimetro guadagnato a fatica e anche della maschera da samurai su un volto da bam

L'antica lotta

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  L'antica lotta - Sergio Daniele Donati L'antica lotta è sopra, in cielo, tra bianco e nero.  Io sto sotto, i piedi su una terra fertile.  Ho camminato a lungo e non so quanti cadaveri ho lasciato alle mie spalle. Ma ora la terra su cui poggiano i miei piedi è fertile.  Lo ripeto a me stesso da tempo, come fosse un mantra, come se dirlo lo facesse diventare reale.  Ho bisogno di poter pensare di aver creato qualcosa.  Per questo ho sotterrato in terre lontane la mia spada e ho cominciato a camminare.  Senza meta, lontano, sempre più lontano. Nel cammino ho incontrato anime incomplete.  Volevano una parola, una soluzione, a chissà cosa, poi. Mi chiedevano sostegno. A me che avevo lasciato non so quanti cadaveri sul mio percorso.  Mi chiedevano cosa fare della loro vita. A me che ho seminato morte per metà dei miei giorni. Li ascoltavo, poi guardavo il cielo, poi di nuovo i loro volti.  "C'è una guerra in cielo", gli dicevo. Non capivano. E forse nemmeno io.  Allor

Due inediti di Mariateresa Bari

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Mariateresa Bari - si pubblica su concessione dell'autrice   Il fiato delle piccole cose Se naufrago in un cielo di latte mi affanno a sfiorare le stelle per ritrovare il mio grido di bimba. Sempre in bilico anch'io non so sapere dell'apnea di un'immersione e se osservo le cose da troppo vicino la vista si appanna. Ne sento il respiro e mi basta. È riva per me delle piccole cose il fiato. Le mani sono volto Guardati le mani sono tazze dense in cui nuotare, abissi in cui calarsi a cercare tra cumuli e nembi neri neri pieni di pece e vuoti di luce abbacinati da una manciata di lampi. Sono volto le tue mani, solcato da comete fedeli al tuo firmamento di solitudine, terra fertile di acrobazie. Guarda, guarda nell'afa un verde profumo di alba spunta. ______________________ BREVE NOTA BIOGRAFICA : Mariateresa Bar i è nata a Monza nel 71. Diplomata in violoncello presso il conservatorio N. Piccinini di Bari , ha al suo attivo un'intensa attività concertistica sia in

Dialoghi poetici coi Maestri 18. - Wisława Szymborska

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  A una mia poesia Nel migliore dei casi, poesia, sarai letta attentamente, commentata e ricordata. Nel peggiore sarai soltanto letta. Terza eventualità: verrai sì scritta, ma subito buttata nel cestino. Potrai approfittare di una quarta soluzione: scomparirai non scritta, borbottando qualcosa soddisfatta. Wisława Szymborska - Tratto da "Basta così" Adelphi editore - Traduzione di Silvano De Fanti _________ Poesia La poesia mai scritta è l'unica seduzione  di cui val la pena di parlare.  I cestini al contrario  dovrebbero raccogliere sempre i nostri versi; voli di tacchino.  Vola alto il vagito d'un neonato, il seme che spacca l'asfalto, il grido di guerra delle cicale nelle notti d'estate.  L'unica poesia che possiamo far leggere è un foglio bianco con in centro  una macchia d'inchiostro, non più grande d'un punto. Sergio Daniele Donati - Inedito 2021

Dialoghi poetici coi Maestri 17. - Friedrich Schiller

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  [...] Riprendo con me la vita più pura dal tuo puro altare, riprendo il coraggio esultante della gioventù speranzosa. La volontà cambia sempre regola e scopo, in forma di eterna ripetizione si svolgono le umane azioni. Ma sempre giovane, in sempre mutata bellezza, o Natura devota, tu onori, pudicamente, l’antica Legge! Sempre te stessa, per l’uomo conservi in mani fidate, quel che il pargolo in culla, quel che il giovane ti confida, tu nutri al medesimo petto le cangianti molteplici età; sotto lo stesso azzurro, sopra lo stesso verde passeggiano generazioni, vicine e lontane, unite, e il sole di Omero -vedi!- ci sta sorridendo. (Friederich Schiller : tratto da "La passeggiata" – trad. di Nino Muzzi) ___________ Onorare Che significa, Federico, parlar di stagioni e del Tempo? Quale legge posa le sue mani sui volti senza piega dei nostri veri figli? Quale sacro altare ne raccoglie i vitali vagiti? Si completa ora l'antica legge, cosciente semmai che la neonata pupilla

La linea d'ombra (su giudizio, corpo, silenzio e perdono)

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Scrivevo sui social, esattamente un anno fa, queste parole: Viviamo su una linea d'ombra sulla quale giocano, come note, le parole altrui. E siamo sempre e solo noi a decidere se siano parole pesate o meno. "Alle parole non pesate altrui non si dovrebbe dar peso". Ne si dovrebbe dare alla sacra foglia l'onere della stabilità del santo tronco. Siamo liberi, sempre liberi, di decidere ciò che è foglia e ciò che è tronco. Così dovrebbe essere sempre. Non resta che il ritiro (la sacra parola che si tace) e la speranza che ciò che non è compreso oggi lo sia domani. Io non sono tagliato per il trivio e nemmeno per gli stigmi e gli epiteti. Ci vogliono abilità oratorie e retoriche che a me mancano. Per questo difficilmente giudico gli altri. Mi pesa farlo. Giudicare bene gli altri è un'arte, non per cialtroni come me. Giudicarli male mi fa sentire un tacchino con pretese di volo d'aquila. Preferisco cercare di spiegarmi, coi miei soliti inciampi, e con gli scarni st

Dialoghi poetici coi Maestri 16. - Dante Alighieri

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Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero, ché 'l velo è ora ben tanto sottile, certo che 'l trapassar dentro è leggero. Io vidi quello essercito gentile tacito poscia riguardare in sùe, quasi aspettando, palido e umìle; e vidi uscir de l'alto e scender giùe due angeli con due spade affocate, tronche e private de le punte sue. Verdi come fogliette pur mo nate erano in veste, che da verdi penne percosse traean dietro e ventilate. L'un poco sovra noi a star si venne, e l'altro scese in l'opposita sponda, sì che la gente in mezzo si contenne. Ben discernëa in lor la testa bionda; ma ne la faccia l'occhio si smarria, come virtù ch'a troppo si confonda. Dante Alighieri da Commedia – Pugatorio – Canto VIII ___________ Sogni Attendi ti prego, solo un poco, a descriver il sogno. La parola spazza polveri a me sacre, lontano. Vidi anch'io angeli calare lenti sull'onda di desideri piani e udii cori e litanie sorgere da conchiglie. Alghe danzavano