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Due poeti allo specchio (Antonio Nazzaro e Sergio Daniele Donati)

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Antonio Nazzaro ritratto da Eleonora Buselli Caro Sergio, sinceramente non ho capito cosa vuoi che scriva ma ci provo. Prima di tutto per sopportare la compagnia perenne dell’acufene metto musica, non una qualsiasi, ma Fito Paez , cantautore argentino, visto che fra qualche giorno andrò a vivere a Buenos Aires. Già torno al mio vestito abituale ovvero quello di emigrante. Forse la poesia in fondo è questo, qualcosa che emigra sul foglio bianco e poi viaggia tra le dita di mani che sfogliano… Questa partenza spero che sia l'ultima ma visto il mio peregrinare di paese in paese degli ultimi trent’anni preferisco non dire niente a riguardo. Partire è qualche cosa che sempre mi ha fatto sentire libero di tutto, anche di dimenticare volti amici, nemici e gli amori. Ah gli amori… Lascio in quest’ultimo viaggio forse l’amore più bello e intenso della vita, che ha compiuto sessant’anni un paio di mesi fa. Si può abbandonare amore per amore? Bella domanda. Non ho una risposta ma è quello che

(Redazione) Specchi e labirinti - 06 - Su "Diario amoroso senza date" di Antonio Nazzaro ed Eleonora Buselli

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  A cura di Paola Deplano Sono cresciuta in una casa piena di donne – di cui due fanciulle in età da marito – nei primi anni ’70 del secolo scorso, quindi non deve stupire il fatto che io abbia imparato a leggere, oltre che da Topolino, anche dai fotoromanzi che invadevano qualsiasi spazio e che tutti – maschi e femmine - leggevamo con piacere, accanto a Pirandello, Deledda, Asimov, al quotidiano “La Nazione” e al settimanale “Intimità”. Letture onnivore, quindi, senza nessuna preclusione di genere e di gusto. C’era tempo-luogo-bisogno di tutto e ciascun testo rispondeva a diverse esigenze e aveva un suo spazio ben preciso nell’arco della giornata e della settimana. Tornando ai fotoromanzi, era stato facilissimo imparare a leggere da quelle scarne didascalie che corredavano foto del compianto Franco Gasparri che guardava languidamente negli occhi Claudia Rivelli. Erano storie semplici, ben aderenti al genere letterario della commedia: cominciavano con dei casotti pazzeschi e finivano s