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(Redazione) - Speciale "I Mostri" - "L'uomo" di Patrizia Baglione

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  di Patrizia Baglione L’uomo è un mostro incomprensibile Blaise Pascal L’uomo è un paradosso per natura: desidera la pace ma ama fare la guerra; vorrebbe essere eterno, eppure sa di dover morire. Nessun essere al mondo è più violento dell’uomo. Ancora oggi, assistiamo all’ennesima decadenza socioculturale: le guerre sparse nel mondo, i conflitti di potere, i numerosi femminicidi. Il mostro è dentro e fuori di noi. Una volta il mostruoso si manifestava nell’atto di divorare i corpi o nel cannibalismo e nella crudeltà dilaniante di fauci insanguinate e brutali. Oggi le stesse fauci sono al nostro interno; siamo continuamente divorati dal nostro fare, dalla costante ricerca di tutto ciò che possa far nascere una scintilla di vitalità e possa esorcizzare la noia e l’attesa, ridotti a fantasmi esistenziali da relegare al regno della morte sociale. Pane come pietra come corpo da buttare, come sporco nelle unghie come nero oltre la testa. Corpo come sale come gente da guarire, come pioggia p

(Redazione) - Il Femminile - 03 - a proposito di Antonia Pozzi: poeta dell’infinito

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A cura di Patrizia Baglione Nata a Milano nel 1912 da una famiglia facoltosa, Antonia Pozzi studia al liceo classico ‘Manzoni’. Le sue possibilità familiari, offrono all’autrice molteplici stimoli culturali, tra i quali la frequentazione di un circolo sociale esclusivo e un palco riservato alla Scala. Antonia viaggia: Italia, Germania, Inghilterra; ma il momento davvero più felice della sua breve vita, risale nel 1930, quando decide di iscriversi alla facoltà di filologia. In questa occasione, avrà modo di conoscere i più importanti autori del panorama milanese, tra cui Vittorio Sereni; ma resterà particolarmente colpita dal docente di estetica Antonio Banfi, con cui si laureerà nel 1935. Abbandonati in braccio al buio monti m’insegnate l’attesa: all’alba – chiese diverranno i miei boschi. Arderò – cero sui fiori d’autunno tramortita nel sole. Antonia ama fare lunghe passeggiate, prende spunto dalla natura – cerca quei rari momenti di serenità. La morte, però, è un elemento ricorrente

(Redazione) - Il femminile - 03 - a proposito di Margherita Guidacci

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  A cura di Patrizia Baglione Margherita Guidacci ritratta in foto da Dino Ignani Ho messo la mia anima fra le tue mani. Curvale a nido. Essa non vuole altro che riposare in te. Ma schiudile se un giorno la sentirai fuggire. Fa' che siano allora come foglie e come vento, assecondando il suo volo. E sappi che l'affetto nell'addio non è minore che nell'incontro. Rimane uguale e sarà eterno. Ma diverse sono talvolta le vie da percorrere in obbedienza al destino Margherita Guidacci nasce a Firenze il 25 aprile del 1921. Il padre Antonio è un avvocato, la madre Leonella Cartacci è cugina dello scrittore Nicola Lisi che influenza e incoraggia la vena poetica di Margherita. I primi anni li vive in una “ casa strana e scomoda, ramificata come un albero, ma con una terrazza sul tetto che era il mio regno. Di là si vedeva tutta la città e tutto il giro dei colli, e quando mi sdraiavo sul pavimento, come spesso facevo, vedevo solo il cielo ed il passare e trasformarsi delle nuv

(Redazione) - 02 - Il Femminile - A proposito di Cristina Campo

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A cura di Patrizia Baglione Devota come ramo curvato da molte nevi allegra come falò per colline d’oblio su acutissime lamine in bianca maglia d’ortiche, ti insegnerò, mia anima, questo passo d’addio... Cristina Campo, pseudonimo di Vittoria Guerrini, nasce a Bologna nel 1923 da una famiglia agiata all'interno della quale arte e cultura erano pratica quotidiana. Il padre era un celebre maestro di musica e la stessa Cristina una raffinata dilettante.  I  problemi di salute la costringono a proseguire gli studi da autodidatta, seguita dal padre o da insegnanti privati. Da questo momento, la sua educazione si compie al di fuori dei canali istituzionalizzati, prevalentemente sui libri presenti in casa. Attraverso la lettura impara l’inglese, il francese, il tedesco e lo spagnolo.   E ra ossessionata dall’idea di perfezione. La sua parola è simbolo. I suoi versi sono a tratti dei piccoli haiku. Si ripiegano i bianchi abiti estivi e tu discendi sulla meridiana dolce Ottobre, e sui nidi.

(Redazione) - Il Femminile - 01 - Forough Farrokhzad

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A cura di Patrizia Baglione Il Femminile, è il nome della rubrica che andrò a curare per Le parole di Fedro .  Una rubrica che ho voluto fortemente e che vuole evidenziare il tenero e caparbio mondo delle donne, attraverso la poetica di grandi autrici contemporanee.  Aprirà la rubrica, la poetessa persiana Forough Farrokhzad.   Intensi sono i suoi versi il suo modo di stare al mondo.  Simbolo del coraggio femminile, che lotta contro tutto e tutti per farsi valere. ______ La  poesia della protesta – protesta attraverso la rivelazione – rivelazione del mondo più intimo delle donne (considerato tabù fino ad allora), i loro segreti e desideri intimi, i loro dolori, aspirazioni. Parliamo della poetessa iraniana Forough Farrokhzad , una vita breve ma intensamente vissuta, con cui anticipò la lotta delle donne iraniane di oggi, caratterizzata da scelte personali ed artistiche di assoluto anticonformismo rispetto alla morale della società persiana dell'epoca. Nata a Teheran e terza di sett

Sulla silloge di Patrizia Baglione "Nero crescente" (RPlibri, 2022) - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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È un polipo la tristezza  dalle spire lunghe  ti guida senza che sia tu a volerlo  quasi cadi giù  resti a contemplare il nero  ma è poco, non basta  è ancora troppo buio Chi segue questa pagina sa quanto sia  raro che le note di lettura esordiscano, senza pre-commenti, con una poesia tratta dalla silloge in esame. Eppure questa volta, nel parlarvi de Nero crescente  (RPlibri, 2022) di Patrizia Baglione,   mi è parso necessario lasciare al lettore tutto lo stupore della poesia d'esordio della silloge stessa.  E questo perché è proprio in questa apertura al mondo della poeta che pare a chi vi scrive di poter scorgere tratti che poi ritroviamo in altre composizioni nella raccolta:  uso della metafora in esordio di composizione, il passaggio ad un linguaggio - allo stesso tempo intimo e descrittivo - dato dal passaggio quasi subitaneo alla seconda persona singolare, un gioco tra primo e ultimo verso che si ripete in quasi tutte le composizioni, quasi a formare, se letti per salto dei