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(Redazione) - Dissolvenze - 10 - Di sale e di neve

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A cura di Arianna Bonino Boris Ryžhy è la sua faccia. Boris Ryžhy è la sua cicatrice. Non so da dove arrivi quel segno, ma gli dona una bellezza particolare, marchiando di dolore la chiarezza del volto. Non posso immaginarlo senza. Forse uno scontro con qualche sbandato; ce ne sono molti nell’adolescenza di Boris e forse non c’è quasi altro genere di frequentazioni nella sua prima giovinezza. Oppure un segno permanente di un incontro di boxe, disciplina in cui si distingueva e dietro la quale si nascondeva il poeta Boris. Una crepa su una maschera di porcellana, una fenditura asciutta, magari prodotta da qualcosa di tagliente che spinge da dentro e che, un giorno - venerdì 11 maggio 2001- esplode. Boris Ryžhy nasce a Chelyabinsk nel settembre del 1974, suo padre è un ingegnere minerario. La famiglia si trasferisce presto a Sverdlosk, dove Boris spenderà la sua esistenza. Muore ad Ekaterinburg nel 2001, nel nord della Russia. È lo stesso posto, ma il nome nel frattempo è cambiato. Il su