(Redazione) - Figuracce retoriche - 17 - Epifrasi
![Immagine](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzmtGhyphenhyphenui-tB418u8Nae6LwfYdIztj2OFGK_bLPtQqyvZUbP8MigxVTdimhW1pFuOhd7j-DTblmLYMu7reLFIE3osaz8SDzTU32qOkrgPmNqAr-jlTWZsQnNh3gNi0U-njZjdIwhACQon7ZREDtAZ5H4WIKZn8ZzFSfPxMNo552Q7buVOpAQfHk3ZmActm/w200-h200/ANNALISA%20MERCURIO.jpg)
di Annalisa Mercurio Le epifrasi non sono, come si potrebbe pensare, frasi di Epicuro. L'epifrasi è la figura retorica del mese. Deriva d al greco ἐπιϕράζω ( ep í phrasi ), termine che viene spesso tradotto come aggiunta. Treccani, invece, riporta la traduzione che mi sembra più aderente al caso: epifrasi = soggiungere . Soggiungere quindi, o meglio ancora, aggiungere qualcosa che soggiunge all’ultimo minuto, come in questi versi di Guinizzelli: Verde river' a lei rasembro e l'are Guido Guinizzelli (Rime) Sarò come sempre irriverente - I’m sorry, Guido - e andrò a fare una parafrasi personalizzata che mi permetterà di spiegarvi meglio questa figura retorica. Dunque, le parafrasi classiche traducono il verso così: Le paragono la verdeggiante campagna e l’aria. Immaginiamo invece un Guinizzelli con carta e penna alle prese con questo verso, vediamolo assorto a pensare come descrivere la ragazza: ed eccolo che scrive: Paragono a lei la verdeggiante campagna