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De profundis clamavi - מִמַּעֲמַקִּ֖ים קְרָאתִ֣יךָ

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Non ho più soffio: sia dunque il mio canto vento sulle messi dell'indifferenza. Torno nel vuoto che mi ha generato. Devasta - lo sai - la vastità dell'assenza, la crepa sul muro che nessun stucco può celare. Mi chiedi di elaborare , d'abbandonare la penna senza inchiostro sul foglio. Ma il foglio non è come l'immagini;  ha perso la sua verginità  e qualcuno v'ha già scritto la mia data di scadenza. Muoio, - e non per mia scelta - senza neanche la grazia della brezza su un lago. Muoio, - è ormai scritto - senza increspature, con una maschera di rame sul volto. Muoio, senza la saggezza di un sorriso, senza l'eleganza delle tue radici; senza la dolcezza d'un perdono, né il coraggio d'una bestemmia. Muoio, come mi hai dipinto tu: un essere indegno d'una voce d'addio; il sogno su cui si tira lo sciacquone al mattino; al risveglio, prima di fare l'amore con la Vita. ______ Foto e testo - inedito 2023 - di  Sergio Daniele Donati