De profundis clamavi - מִמַּעֲמַקִּ֖ים קְרָאתִ֣יךָ

Non ho più soffio:
sia dunque il mio canto
vento sulle messi
dell'indifferenza.
Torno nel vuoto
che mi ha generato.
Devasta - lo sai -
la vastità dell'assenza,
la crepa sul muro che
nessun stucco può celare.
Mi chiedi di elaborare,
d'abbandonare la penna
senza inchiostro sul foglio.
Ma il foglio non è
come l'immagini; 
ha perso la sua verginità 
e qualcuno v'ha già scritto
la mia data di scadenza.
Muoio,
- e non per mia scelta -
senza neanche la grazia
della brezza su un lago.
Muoio,
- è ormai scritto -
senza increspature,
con una maschera
di rame sul volto.
Muoio,
senza la saggezza
di un sorriso,
senza l'eleganza
delle tue radici;
senza la dolcezza
d'un perdono,
né il coraggio
d'una bestemmia.
Muoio,
come mi hai dipinto tu:
un essere indegno
d'una voce d'addio;
il sogno su cui
si tira lo sciacquone
al mattino; al risveglio,
prima di fare l'amore
con la Vita.
______
Foto e testo - inedito 2023 - di 
Sergio Daniele Donati

stampa la pagina

Commenti