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Due poeti allo specchio - dall'ospedale (Salvatore Annunziata e Sergio Daniele Donati)

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Lettera da un letto d’ospedale Son qui, da solo con la mia fede nella disposizione non casuale delle stelle. Da poco, il dottore di turno, ha detto di avvisare i familiari della donna del letto numero 5: non ce la farà. Io mi sono affacciato in quegli occhi pieni di nostalgia di mano tesa, nostalgia di chi vorrebbe non partire, restare. Dalla finestra le luminarie mi ricordano che è Natale e di nuovo, anche qui, mi sorprendo a pensare che Natale, per me, è il giorno in cui il silenzio divino si fa allegria nei vivi, e tra questi letti, poi le preghiere sono così piene della speranza antica così cara a Dio! La notizia di essere fuori pericolo mi rimette al mondo: stringo le lenzuola, mi mordo le labbra: sono vivo! E da dentro, non so come risalgono dolcezze di prime volte. Salvatore Annunziata - inedito 2023 Ricordo Ricordo allora la conta dei respiri e le notti a cercar requie  per quel vecchio in stanza - chiamava mamma , senza sosta; poi taceva, quasi preso dalla memoria di un'as

Estratti dalle sillogi di Salvatore Annunziata: “Mondo parallelo” e “Dello stesso amore” (entrambe Grausedizioni)

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Siamo davvero lieti di poter pubblicare degli estratti dalle due sillogi di Salvatore Annunziata​ “Mondo parallelo” e “Dello stesso amore”, entrambe uscite per i tipi di Grausedizioni.  La scrittura del poeta si caratterizza per le sue linee delicate ed incisive allo stesso tempo.  Un fertile ossimoro, un apparente paradosso, che nei tratti di Salvatore Annunziata trova componimento degli opposti. Il poeta ci conduce per mano in un uso della parola, non privo di tensione etica - ahinoi tanto preziosa quanto sempre più assente nella poesia contemporanea - ma mai impositiva.  Una scrittura che suggerisce al lettore la pausa e la riflessione, la cadenza lenta e il ritmo costante, come di una salita in montagna. Una lettura da non perdere. _ per la Redazione de Le parole di Fedro il caporedattore Sergio Daniele Donati Estratto da “Mondo parallelo” ( Grausedizioni) Auschwitz E non chiedermi chi sono, tanto poi non ti rispondo. E non guardarmi queste mani! Tra quello che resta delle mie ossa