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De profundis (una scrittura in onore di Vladimr Lubarov e Arvo Part)

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  Opera di Vladimir Lubarov Ci sono stato a lungo davanti a quello specchio che pareva riprodurre all'infinito una nenia di memoria, terzine di suoni che erano balzi - avanti e indietro, per poi tornare, chissà dove.  Chissà dove? E ho tenuto a lungo lo sguardo fisso sulla candela sullo scrittoio alla ricerca dell'anima nera e nobile che sostiene ogni nostra tremula speranza.  Nero all'interno, bianco in mezzo, azzurro fuori, queste sono le alchimie di una fragile fiamma.    Ma tu non c'eri, né mi accompagnava la tua voce, non più. Allora mi sono rivolto ai semidei che abitano la mia libreria e ho cercato parole, lemmi di conforto. Ma le lettere si mescolavano come sotto uno sguardo fortemente dislessico e componevano continui nonsense in lingue arcane e sconosciute. Una sola aveva contorni di fuoco: una Alef, muta e regale.  Mi guardava dentro le iridi senza cercare nulla, o forse cercando il nulla che le abitava.  Fu allora che una goccia d'ambra mi rigò il viso. 

De profundis clamavi - מִמַּעֲמַקִּ֖ים קְרָאתִ֣יךָ

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Non ho più soffio: sia dunque il mio canto vento sulle messi dell'indifferenza. Torno nel vuoto che mi ha generato. Devasta - lo sai - la vastità dell'assenza, la crepa sul muro che nessun stucco può celare. Mi chiedi di elaborare , d'abbandonare la penna senza inchiostro sul foglio. Ma il foglio non è come l'immagini;  ha perso la sua verginità  e qualcuno v'ha già scritto la mia data di scadenza. Muoio, - e non per mia scelta - senza neanche la grazia della brezza su un lago. Muoio, - è ormai scritto - senza increspature, con una maschera di rame sul volto. Muoio, senza la saggezza di un sorriso, senza l'eleganza delle tue radici; senza la dolcezza d'un perdono, né il coraggio d'una bestemmia. Muoio, come mi hai dipinto tu: un essere indegno d'una voce d'addio; il sogno su cui si tira lo sciacquone al mattino; al risveglio, prima di fare l'amore con la Vita. ______ Foto e testo - inedito 2023 - di  Sergio Daniele Donati