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Visualizzazione dei post con l'etichetta Gianpaolo G. Mastropasqua

(Redazione) - La "parola seducente" di Gianpaolo G. Mastropasqua - nota di lettura di Sergio Daniele Donati a "Danze d'amore e di duende" (Puntoacapo ed., 2023)

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Gianpaolo G. Mastropasqua (foto tratta dal web) Quando la mia penna si tacita per dei mesi di fronte a un'opera che in tanti, e giustamente, si affrettano a commentare, non me ne voglia l'autore (o l'autrice). I miei sono sempre tempi lenti di rielaborazione, e soprattutto so che le parole, come la nostra prole, hanno bisogno di un luogo protetto e di cura prima che possano essere lanciate nel mondo. Questo per me è ancor più vero per la parola che commenta la Parola.  È necessaria una sorta di elevazione per proferir commento su ciò che si reputa eccelso e, quindi, i tempi di una lallazione scomposta, non certo degna di pubblicazione, si dilatano.  I motivi del mio silenzio di fronte a ciò che reclamerebbe, e ad ottimo titolo,  commento possono dunque derivare anche proprio dalle linee di scrittura e dall'ammirato stupore che in me, lettore, suscitano. È una sorta di rispetto-allievo il mio, di respiro corto di fronte a un dire che ritengo maestro , che mi impedisce di

(Redazione) - Muto canto - 07 - Lì dove si dice del canto che cantò. Su "Adagio Limbico" ( tratto da "Viaggio salvatico" Fallone Editore 2018, pg. 33) di Gianpaolo G. Mastropasqua

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  A cura di Anna Rita Merico Corifeo: Perché i paradisi perduti erano la Terra dove le bellezze sulfuree si specchiavano come girasoli sulla voragine. Iscrizione portale Sarai l’esattezza del cristallo e della fiamma la lingua che assapora le lingue e danza nella musica minerale, vegetale, animale che scende saliva, sottende i millenni appiccando i sepolcri delle lettere come pietra focaia o lanterna o aldilà. Sarai la morte delle mode morte e la cenere spiritica dei copiatori medianici, l’ubriachezza cieca dei bottegai assetati, le ninfossessioni delle matte mature, l’impotenza suina degli stampatori di perle, le stalle maligne e la tomba non avranno più dominio o forma o fame. Nacque per solitudine e grandezza smisurata tra le grinfie della nostalgia, mostruoso come il cielo, degli eroi prima degli eroi nella culla galoppante del sole per un prodigio invisibile e narrante. La giovinezza abitò la sua casa, in via del tempo, al numero della leggerezza, potevi sbirciarla dalla finestra

Tre antichi testi sull'infanzia (e due fotografie dell'infante) di Gianpaolo G. Mastropasqua

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La via morbida Sin da piccoli preparavano un udito altro coprendo e scoprendo il tamburo del palmo compresso nel timpano come vento battente e ascoltavi la voce delle vene propagarsi tra le arterie dell’aria ripercorrendo la via dell’ossigeno, disperso timidamente, in tessuti di parole ignote. La galassia chiara Cosa tu sia non so, non riesco a vedermi, eri lì, come un vento improvviso dormivi, come un’onda che tace una parola che non sa il suo nome sei venuta dal buio, anche tu. Domani saremo bambini, dovrai cercarmi tra le tue bambole, come allora quando ancora non esistevi. Vedrai giocheremo con Dio, sorriderai ed io non saprò mai – quanti anni hai? Gli oracoli I bambini conoscevano ogni cosa ogni perdono, ogni buio, ogni lingua, il padre che più non ritroveranno, ogni giorno bevevano le nuvole nel girotondo delle mani cantavano: il verso deve bucare il bianco e vivere nella testa come un eremita. ____ NOTA: Le 3 poesie fanno parte di “Silenzio con variazioni”- 40 carte (Ed. Lietoc

Soglie

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Dedicata al poeta   Gianpaolo   G .  Mastropasqua Già, esistono delle soglie e il limine vivace delle nostre intuizioni è coperto dai muschi dell'Antico. Pulsa nel nostro cuore il non detto del Mito e ci ritroviamo infanti di fronte alla bellezza che si dipana dal sogno di lucciole, notturne e lontane. Là, tra uno sguardo che si abbassa ritroso e le docili voci del Silenzio Sovrano, s'allunga  il Crinale della Parola.          Vedi anche tu      la fertile valle che sorge     dai nostri non sono ancora ? E ciò che siamo, e ciò che fummo, e ciò che saremo sta tutto nel palmo  della mano saggia del petalo, nel sorriso d'una bambina che ci appare in sogno a ricordarci il dolce dondolio, la calda preghiera della rinascita nell'Altrove, il non qui, non ora che protegge come crisalide la danza dei nostri Nomi. Ogni pianto d'un poeta cieco è la resina del bello che irrora  guance non ancora mature per accogliere  la deflagrante bellezza di un

Due sillogi allo specchio (Gianpaolo G. Mastropasqua e Sergio Daniele Donati)

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  La galassia Chiara Cosa tu sia non so, non riesco a vedermi eri lì, come un vento improvviso dormivi, come un'onda che tace una parola che non sa il suo nome sei venuta al buio, anche tu. Domani saremo bambini, dovrai cercarmi tra le tua bambole, come allora quando ancora non esistevi. Vedrai giocheremo con Dio, sorriderai ed io non saprò mai -  quanti anni hai? Tratto dal primo libro di  Gianpaolo Mastropasqua "Silenzio con variazioni" - 2005  si trova ora anche in Silenzio Maggiore - Poesiaconcerto (1999-2005) S'aprirono varchi S'aprirono varchi e s'ingrossò il solco. Furono divaricati spazi e silenzi, e divise acque da acque. Nel mezzo una parola ponte tra cigno e falco. Si seppe allora che creare è tacere, e tacere è tendere; che il volino non dà suono, in assenza d'archetto.  Tratto dalla silloge di Sergio Daniele Donati Il canto della Moabita (Ensemble ed., 2021) _______ NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE Gianpaolo G. Mastropasqua è nato a Bari nel 1979. È

La profezia di Nietzsche di Gianpaolo G. Mastropasqua

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Gianpaolo G. Mastropasqua in una foto di Dino Ignani È con profonda commozione che Le parole di Fedro pubblica questa poesia inedita di Gianpaolo G. Mastropasqua, scritta dal poeta e amico per il padre mancato solo pochi giorni fa (14.11.2022). La redazione tutta si stringe attorno al dolore dell'autore capace tuttavia di lasciar trasparire in questi versi anche il dolce ricordo di una presenza fondamentale per lui. Per la redazione  il caporedattore Sergio Daniele Donati E quando nacqui germogliante di visioni nell'ora tremula del travaso, acquatico come oceano e piangente di nuova terra dalla ferita di una madre al seno di spuma dove addentavano i nutrimenti istantanei nello spazio delle infinibili lingue d'oro nella radura della pelle dormivo vivendo. E tu padre mi cullavi con gli astri negli occhi, nella casa minuscola in via Marconi, che strisciavo albeggiando in discussioni animate col pulcino bianco impiccato al lampadario, affinché volasse sul letto, per giocare con