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Visualizzazione dei post da giugno, 2023

Due inediti di Lucianna Argentino

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  Se è distanza uguale a quella tra la rosa e il suo profumo non temo lo stare nel silenzio dove l’attesa è certezza del bello che viene e del bene vivo nella materia del nostro risveglio nel mattino imbastito di voli e del mio quotidiano prestargli il cuore per un canto spezzato dall’abbaiare di cani senza pietà e ricomposto nell’attimo preciso del traboccare delle ore da un tempo che più non le contiene. Lucianna Argentino  - inedito 2023 Come i cani segue la traccia chimica della realtà, annusa l’odore emotivo degli umani - la paura, la gioia e ne fa traccia alfabetica sulla pagina. Scompagina il silenzio, lo attiva perché nella parola sia parola trasparente che lasci passare la luce come fa la vita, a sorpresa, quando si materializza e appare improvvisa in un giovane cervo che dal bosco attraversa la strada e nel bosco di nuovo scompare. Lucianna Argentino - inedito 2023 ____ NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE Lucianna Argentino è nata a Roma nel 1962.  Ha pubblicato i seguenti libri di poes

(Redazione) - Estratto dalla Raccolta "Il versicidio" (Terra d'ulivi ed., 2023) di Riccardo Delfino - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Che la parola sia uccisione, limite e lama è cosa che si ripete spesso. Oppure, se non la si ripete, è perché il contenuto caustico di una tale affermazione impedisce ai più di prendere in mano il pennino. Eppure, a ben rifletterci, è un dato palese -  e contrario a quello della possibilità di costruire poesia - che ogni parola che scriviamo comporti un sacrificio, una immolazione di tutte quelle mai pronunciate.  Ogni scelta è abbandono, e quell'abbandono concima il terreno fertile delle scelte che verranno. Quindi, ogni poeta è in certo senso assassino di lemmi, uccisore delle speranze di emersione da un abisso magmatico che ogni parola rappresenta ai nostri occhi. Ogni scrittura è dunque taglio e sanguinamento dall'infinito vocabolario che ci abita, e pulsa dentro le nostre fragili vene. È questa una consapevolezza in chi scrive molto difficile da sostenere, se l'etica è alla base della scrittura. E vederla emergere in una giovane penna, seppure di grande esperienza, è u

(Redazione) - Estratto con nota di lettura di Sergio Daniele Donati su "Il buio della Scarpiera" di Francesca Piovesan (Giuliano Ladolfi ed. 2019)

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La raccolta che oggi presentiamo è apparsa per i tipi di Giuliano Ladolfi editore nel 2019 e, a parer mio, rappresenta un punto fermo di riflessione possibile sullo stato della poesia contemporanea.  Mi riferisco a Il buio della scarpiera, silloge della poeta Francesca Piovesan, che si connota per un'eleganza e una sobrietà di tratti, anche quando sfiora il tema di un erotismo inteso, non come mera descrizione di un sentito, ma come tempo e spazio di rivisitazione del sé. I versi eletti dalla poeta sono spesso incisivi, privi volutamente di orpelli e vezzi linguistici inutili, e, soprattutto capaci di portare il lettore a percepire nella composizione un centro stabile e palpitante, senza ignorare tuttavia la delicatezza dei contorni.  La poeta ci trascina verso una lettura che ci rende come lettori quasi partecipi del suo momento percettivo prima, e creativo poi.  L'esercizio della  brevitas in poesia è arte difficile nella quale il tranello principale in cui può cadere un aut

Due inediti di Cristina Simoncini

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È morta l’emiliana, centotre anni. La tua Lea – la padrona delle terre. Parole poche, affetti misurati amata dai mezzadri e consapevole di essere straniera tra di loro, di avere un’altra lingua. Eppure ti piaceva quella donna diversa, senza ninnoli che sapeva condurre la sua vita stimata dal marito, niente figli. Avete condiviso la sparizione dello stesso mondo, la malinconia, la torta di mele che cucinava lei, signora a disagio nella formica delle cucine nuove, cittadine, gli occhi cerulei e a tratti disillusi, il sano scetticismo antiborghese. La tua testa era bassa per rispetto, niente ti ha riscattata dalla terra dal dividere a metà il tuo lavoro. Dopo il caffè corretto alla sambuca scivolava qualche lacrima, volti scavati e guance piene di rispetto, entrambe altere, senza discendenza. Cristina Simoncini - inedito 2023 Sbuchi dal margine di un’epoca alla quale sembri non appartenere – anni vibranti di protesta, sangue che resta sull’asfalto – il tuo non è un autunno caldo. Proiett

Due poeti allo specchio (Daniela Stasi e Sergio Daniele Donati)

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I. Ormai mi son fatta d'una pietra refrattaria agli incanti mentali: da cui non traggo più alcuno  spunto, veritiero, sulla natura del mio corpo Che da me, spesso, arretra a dire Che non è più il mite involucro delle mie domande; ma che  tutto in me trasponde il sangue; scevro da ogni mio avulso  pensar me stessa. Farsi di me la consistenza e in, controluce assumere le mie sembianze. II. E se d'estate, da ragazza, facevo cadere le palpebre anche alle finestre della mia stanza; in ossequio alla potenza dei Prìncipi del Sole - a illuminarmi, condiscendenti, le intuizioni - Adesso, oso pure sfidarli! Con i miei occhi più feroci dei loro; ad accecarmi del  corpo la vanagloria della mente Solo così poter andare al cospetto della vera Luce: testimone  oculare di chi si liberò, dalle incerte idee di sé. Anche se, di questo mio affiancarmi, ne temo la fatale  sostanza: tramutarsi, senza di me, nell'esito Finale. (Daniela Stasi - inedito 2023) _____ Dice di sé l'autr

(Redazione) - Dissolvenze - 20 - Ogni volta che mangio un'arancia

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A cura di Arianna Bonino “La lingua è più del sangue” Franz Rosenzweig (1) “Il nazismo è una dittatura che oggi possiede tutto tranne che la lingua" Karl Kraus (2) Settembre 1939: le forze naziste occupano la Polonia, annettendola al Terzo Reich e con ciò iniziano a mettere in atto quello che si definisce il previsto processo di “arianizzazione”. " Arianizzare " significa ridurre a zero ogni traccia della presenza ebraica. Ecco, solo per fare un esempio, prendiamo la bella Lodz in quel giorno del 1939, in cui ne inizia l’occupazione: dei suoi quasi 700.000 abitanti, un terzo sono ebrei. Davvero troppi per espellerli e germanizzare velocemente la città. Occupando Lodz, si pensa allora di sfruttarli, schiavizzarli come forza lavoro: il ghetto di Lodz, secondo per grandezza solo a quello di Varsavia, “ospitò” oltre 200.000 ebrei, che peraltro furono progressivamente decimati, oltre che dalle malattie, dalla massiccia azione di deportazione nei campi di sterminio di Chelmno

Poesie di Lucia Triolo

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S CATOLE VUOTE   (pubblicato in "Dedica",  DrawUp Edizioni, 2019) Con scatole vuote in mano andava bisbigliando al baratro sicura che si sarebbe spostato   non chiedere come sta aveva indosso un punto qualunque del mondo   IL GIACCONE NERO (Inedito)   sapevo poco delle mie adiacenze mi coglievo di sorpresa dentro il giaccone nero la cerniera inceppata su una mollica di pane dalla crosta spezzata mi coglievo di sorpresa a raccogliere tutto quel pane ferito   ABITO DA SERA (Inedito 2023) Il ponte sul nulla ora è in  abito da sera                                          crespo l'ignavia sta a guardare una donna violentata tenere in pugno i suoi ragli di asina scuoiata mentre la parola diventa macigno                                             urlante dentro il suo occhio   la città si accarezza fornicando i nervi   stormi di Pilato si lavano le mani LIETO FINE  (Inedito 2023) oggi per un disguido dell'impossibile il lieto fine ha dato le dimissioni   poco

(Redazione) - Su "Dichiarazioni di guerra" di Jonathan Rizzo (edizioni Progetto Cultura, 2023) - nota di lettura con estratti dalla raccolta di Sergio Daniele Donati

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Jonathan Rizzo è poeta elbano di nascita e parigino per elezione. Il dato, ricavabile da ogni sua biografia, potrebbe apparire poco rilevante ai fini di questa breve nota di lettura, Invece a parer nostro, in un certo senso, né è il centro - o uno dei centri. Esce per i tipi di edizioni Progetto Cultura , infatti, la sua raccolta Dichiarazioni di guerra, che è formata di undici componimenti nei quali il poeta letteralmente e molto esplicitamente  dichiara aperto il conflitto con  un certo mondo (ma anche modo) poetico, o di contorno alla poesia...e non solo. Appare evidente che già la scelta del titolo ci trascina verso un modo  d'essere, forse prima ancora che di scrittura, che ha uno sguardo laterale e volto al passato.  Infatti la Dichiarazione di guerra   - così come la sfida a duello - è atto che si richiama ad un passato ormai lontano.  Gli attuali conflitti principiano infatti  per fatti concludenti e senza dichiarazioni di intenti.  La guerra ormai si fa, in altre parole,

Cinque inediti di Rossella Pretto

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Helsingor La schiena curva come a cercare oro sul lastricato fiutando i chilometri dei giorni passati. Spingiti avanti da Kronborg Slot - oggi forte di fossati e muraglie solitario titano del lembo di terra dove il cibo di strada e una birra e il gioiello di vetro si stagliano di contro alla chiesa di santa Maria fondata per i fratelli bianchi - mentre spunta di lato Sant’Olaf con l’ago puntuto a suturare i tuoi passi hai aperto castelli con tutti i dubbi di Amleto pensando - è questo che devo? da sempre abbuiata sfogliando ere e forzieri intrecciati in arazzi che sono bestie dipinte in stile Dolce e Gabbana gabbata, tu, dolcemente e affissa su ascisse e ordinate di una storia che ti appartiene ma ha il volto di un fake Portovenere turcheggia profondo oltre l’arco il mare dalle falesie tagliate al coltello agli strapiombi di terra nel tuffo che sogni azzurro nella tua grotta alchemica ti affacci lustra di ardesia teso l’orecchio a bracciate a sbrano sull’acqua dove il poeta si eter

(Redazione) su "Auschwitz" di Yehuda Amichai

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Dopo Auschwitz non c'è teologia: dai camini del Vaticano si leva fumo bianco, segno che i cardinali hanno eletto il papa. Dalle fornaci di Auschwitz si leva fumo nero, segno che gli dèi non hanno ancora deciso di eleggere il popolo eletto. Dopo Auschwitz non c'è teologia: le cifre sugli avambracci dei prigionieri dello sterminio sono i numeri telefonici di Dio da cui non c'è risposta e ora, a uno a uno, non sono più collegati. Dopo Auschwitz c'è una nuova teologia: gli ebrei morti nella Shoah somigliano adesso al loro Dio che non ha immagine corporea né corpo. Essi non hanno immagine corporea né corpo. di Yehuda Amichai  BREVE NOTA CRITICA Questa di Yehuda Amichai, sommo poeta israeliano, è a mio avviso la prima (in senso temporale e di importanza) riflessione poetica sul significato di Auschwitz, non tanto nello strazio di un popolo costretto a ridefinirsi attorno alla somma assenza di D.o,  quanto su un riflesso (si riflette su un riflesso, si), simile a q

Tre inediti di Laura Valentina Da Re

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La tua maniera di essere muto bucaneve nel ventre della croce, che quasi non esisti sotto i chiodi macilenti, ti prepari alla notte del legno con il calice capovolto e il profumo suo legato al frenulo materno, torni ovunque il seme tremi, instancabile. (Laura Valentina da Re 14 febbraio 2023  ©️ ) Neanche il volto ho sbarrato, slavina la rosa dei laghi ero due volte bambina alle rive di vetro, le parole variopinte sotto i piedi in quel modo perfino abissale e l'ombra che appassisce cantando. (Laura Valentina Da Re 18 febbraio 2023  ©️ ) Ho calde le palpebre dei rimasugli di spine, docili al cadmio salato, sollevo la mollezza per campare più simile a me che posso, sono un opale che si tormenta un automa esperto di stanchezza sono, una tenebra sonora o forse la fata dei sordi. (Laura Valentina Da Re 28 febbraio 2023 ©️) ____ NOTA BIOBIBLIOGRAFICA Laura Valentina Da Re risiede a Belluno con il marito, i due figli e il suo inseparabile husky, insegna da quasi trent'anni nella scuo