(Redazione) - Estratto con nota di lettura di Sergio Daniele Donati su "Il buio della Scarpiera" di Francesca Piovesan (Giuliano Ladolfi ed. 2019)


La raccolta che oggi presentiamo è apparsa per i tipi di Giuliano Ladolfi editore nel 2019 e, a parer mio, rappresenta un punto fermo di riflessione possibile sullo stato della poesia contemporanea. 
Mi riferisco a Il buio della scarpiera, silloge della poeta Francesca Piovesan, che si connota per un'eleganza e una sobrietà di tratti, anche quando sfiora il tema di un erotismo inteso, non come mera descrizione di un sentito, ma come tempo e spazio di rivisitazione del sé.
I versi eletti dalla poeta sono spesso incisivi, privi volutamente di orpelli e vezzi linguistici inutili, e, soprattutto capaci di portare il lettore a percepire nella composizione un centro stabile e palpitante, senza ignorare tuttavia la delicatezza dei contorni. 
La poeta ci trascina verso una lettura che ci rende come lettori quasi partecipi del suo momento percettivo prima, e creativo poi. 

L'esercizio della brevitas in poesia è arte difficile nella quale il tranello principale in cui può cadere un autore è di creare un dire incapace di cogliere i contorni.
Allo stesso tempo, ed al contrario, la brevitas può divenire uno spazio in cui l'autore inciampa nell'assenza di contenuto. 
Sempre la brevitas, però, se la scrittura sa mantenere l'equilibrio tra centro e periferie, diviene un modus espressivo molto simile a quello dell'atto creativo primario.
Francesca Piovesan, tuttavia, nei due tranelli di cui sopra non cade mai, e si dimostra una finissima equilibrista con lo sguardo posato su un orizzonte di contenuti da un lato leggeri e tratti dal comune vivere,  dall'altro capaci di portare il lettore molto lontano nelle sue riflessioni. 
La sua è dunque una incisività diffusa e in movimento, una sorta di vibrazione, di pulsazione primaria dalla quale, come in una specie di poetico big bang si creano galassie di suoni e significati che finiscono poi in un altrove molto fecondo e fertile. 
È dunque un piacere davvero grande per Le parole di Fedro poter pubblicare un estratto da una raccolta, come quella di Francesca Piovesan, che si consiglia a tutti davvero di non perdere. 

Per la Redazione de Le parole di Fedro
il caporedattore - Sergio Daniele Donati

ESTRATTO DALLA SILLOGE
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IL BOSCO SACRO 

Fra le mie montagne vago terre sconosciute. 
Respiro un ricordo. 
Nel muschio sentore odoroso di me

POESIA IMPERTINENTE 

È una poesia impertinente 
che prende le sue vie
– mi costringe –
che parla di me.

LIBERTÀ 

Èsoda dalla via, segui il tuo fremito, 
ricrea te stesso. 
Se Dio sa giocare con i dadi, 
noi, semplici puntini, 
scegliamo almeno su che faccia stare!


PROSPETTIVE

Non cerco più la verità dei sogni, 
ma di sostanza densa mi rapprendo 
in verosimili prospettive.

LA MISURA DELLA REALTÀ

Come Penelope stringo 
m’inchiodo e ti desidero
ma è nell’ammanco
e nel sempre statario
che mi sfinisco e sono, però, questo 
vero.
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NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE

Francesca Piovesan, laureata in filologia dantesca, insegna al liceo. Per il «Gazzettino» ha condotto reportage culturali e sociali. Ha pubblicato tre libri di poesia: Una vita, tante vite, Ladolfi, 2015; La sospensione dei pensieri, Ladolfi, 2016; Il buio della scarpiera, Ladolfi 2019, presentato anche al Salone di Torino 2019 e alla XX edizione del festival internazionale degli autori Pordenonelegge.it. Suoi testi sono stati inseriti nell’antologia Umana, troppo umana di Aragno, 2017, curata da Alessandro Fo e Fabrizio Cavallaro e nel libro Le mani dei bambini. Ciò che Caino non sa, di Oceano Edizioni, a cura di Maria Teresa Infante e Massimo Massa. Alcune sue poesie e racconti sono arrivati finalisti in vari concorsi. Ha partecipato a numerosi concorsi letterari in qualità di giurato e presidente di giuria. Attiva è la sua militanza critica.

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Commenti

  1. Francesca Piovesan, trovo sia una poetessa di rara profondità un'autrice che tramite l'esaltazione del contrasto tra una inarrivabile raffinata leggerezza scende sondandoli sino negli abissi profondissimi dell'anima. La sua leggerezza non trascende mai in superficialità tutt'altro, il suo acutissimo sentire difatti, le permette di centellinare versi come fossero un estasiante nettare finendo così per offrirci un calice che mentre inebria i sensi seduce il pensiero. La sua poetica è affinata nella botte del cuore dove versi ora evocativi e riflessivi, ora sublimi, sensuali e malinconici ad ogni sorso inevitabilmente ci estasiano. Oltre ad essere contraddistinta da una cifra stilistica di assoluto pregio, la sua poetica, grazie a note peraltro sublimate da fragranze inconfondibili e di grande effetto di grande effetto emotivo, riesca sempre a farci riavvicinare a sensazioni sempre più misconosciute ed afferenti in qualche maniera allo stupore.

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