Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Sergio Daniele Donati

Due poeti allo specchio (Alba Toni e Sergio Daniele Donati) - Dialogo della disappartenenza #2

Immagine
  L’estraneità alla luce e all’ombra parla sottovoce fuori da ogni radiazione elettromagnetica non sto ferma neanche sotto la pioggia se non per puro caso non ho processi da vendere regole da pesare pietre che tintinnano nelle tasche. Non ho scarpe bucate da riordinare per l’inverno collane da indossare terre dove tornare. Non mi rassegno. Perché è tutto così sbagliato perché lo è sempre stato mentre parlo neghi ogni evidenza e sei così intellettualmente distante praticamente non esiste motivo o presupposto che giustifichi ora e qui una reale appartenenza. Volevo mostrarmi una contadina mostrarmi una lavandaia mettere le mani sui nervi stendere sul filo da bucato tutti i capelli uno per uno. Ma stare è già un’esperienza privilegiata potrei essere l’ultimo esemplare rimasto in piedi da studiare che io non sfugga perciò che non sfugga al mio destino all’unica traccia all’orma sulla pelle che cammina in direzione ortogonale inversamente proporzionale a me che di mattina dormo e non mi...

Sei poesie inedite di Alessandra Paganardi - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

Immagine
Davvero lieti ed onorati di poter accogliere su Le parole di Fedro  sei poesie inedite di Alessandra Paganardi , poeta milanese che certo non ha bisogno di presentazioni.  Come potrete verificare, i sei inediti delineano un itinerario lirico coerente, ma mai monolitico, e stratificato, dove la memoria affettiva, la perdita, il tempo e la trasfigurazione simbolica degli oggetti quotidiani si intrecciano in una voce poetica intima e riflessiva. Il lessico, poi, alterna concretezza e rarefazione, con immagini che oscillano tra il dato biografico e la sua sublimazione metafisica. Il vestito blu e Il cappello azzurro ruotano attorno a oggetti indossati, con richiami evidenti al registro sensibile della vista ( colori ), che diventano emblemi della memoria e della relazione: il primo è un drappo che si dissolve nel bosco, il secondo un cappello che sigilla una sorta di passaggio generazionale . Entrambi i testi mostrano una tensione tra presenza e assenza, con una sintassi fluida...

Arco

Immagine
  Avevo fatto voto al bisbiglio,   al sussurro che incurva   il legno scuro del suono   sulla corda tesa del senso.   Ma ho smarrito   la punta d’ambra della freccia; un fossile di memoria   non può che restare al buio,   nella faretra del falso oblio. ______ Testo - inedito 2025 - di Sergio Daniele Donati

"L'immanenza del gesto poetico" - a proposito de "La gioia elementare" (Luigi Pellegrini Editore, 2025) di Ivan Fedeli - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

Immagine
La raccolta La gioia elementare di Ivan Fedeli (Luigi Pellegrini Editore, 2025) si configura, ad avviso di chi qui vi scrive, come un’opera di lirica-pensante , dove appunto il poeta, in un quotidiano che si situa tra il simbolico ed il reale, riesce  a descrivere un proprio spazio interiore quasi-ontologico.  In evidente, anche se sotteso, costante dialogo con autori anche storicizzati della poesia italiana ed europea del Novecento, Fedeli costruisce qui una poetica dell’essenziale, fondata sulla minuziosità del gesto e su una certa salita verticale del linguaggio adottato e degli artifici retorico-ritmici eletti.  È parso a chi vi scrive di sentire, leggendo le raccolta, riecheggiare voci del Novecento storicizzato, in un confronto morbido e dialettico con autori come Caproni, Sereni, Loi,  Rilke e, sicuramente, molti altri. Ogni componimento della raccolta è, infatti,  un’entità autonoma di senso, formalmente e interiormente compatta, in un richiamo costa...

(Redazione) - Estratto da "Prima dell’estate e del tuono" di Luca Pizzolitto (peQuod, 2025 – con prefazione di Gianfranco Lauretano) - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

Immagine
Leggendo la magnifica ultima raccolta di  Luca Pizzolitto dal titolo " Prima dell’estate e del tuono " (peQuod, 2025 – si segnala a rafforzarne la bellezza la stupenda prefazione di Gianfranco Lauretano), si ha la netta impressione che essa rappresenti un punto di non ritorno nella poesia del poeta, in cui sacro, silenzio e mistero della parola divengono gli assi centrali di un particolare movimento a spirale (verso il centro) che si può percepire leggendo l'intera opera.  Il titolo stesso evoca un senso di profonda  sospensione,  di attesa di una qualche rivelazione, descritta a tratti coi suoi effetti esplosivi, e altrove con una delicatezza che commuove. Quella di Pizzolitto  è qui una poesia da un lato sobria e poco enfatica, che non cade mai nei tranelli di una lirica meramente autocelebrativa, e dall'altro fatta anche di ritmi apparentemente sincopati , in cui pause e ripetizioni, accentuate da una netta carenza di interpunzione, hanno un ruolo centrale...

Poesie inedite di Marco Sbrana - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

Immagine
Siamo molto lieti di pubblicare alcune poesie inedite di Marco Sbrana , giovanissimo poeta e vivace e promettente critico, su Le parole di Fedro . Come vedrete sono poesie che lasciano poco spazio agli eccessi di una mediazione lirica e simbolica eccessiva, ma che, al contrario cercano nella necessaria crudezza di alcuni passaggi sia contenutistici che linguistici l'effetto di ancorare il lettore ad una realtà privata di inutili fronzoli descrittivi. Sono quindi poesie che manifestano una ricerca di un vero cui strappare i suoi veli protettivi, più che da ri-velare e che, quindi, non possono non poggiare su un dato anche etico preponderante e importante. Sicuramente pare a chi qui vi scrivere di poter scorgere tra i versi di Marco Sbrana una sorta di promessa di continuare a ricavare dalla parola il vero che emerge quando si evita di giocare eccessivamente con essa e, al contrario, ci si sa abbandonare a un dire che è trascinato dal flusso di una costante osservazione sul reale,...

Due poeti allo specchio (Alba Toni e Sergio Daniele Donati) - Dialogo della disappartenenza

Immagine
  DISAPPARTENENZA (Non-appartenance) di Alba Toni La divisibilità dell'atomo prova schiacciante di morte in vita di vita in morte ma quante bugie collegate all'atomo e alla sua attività lunghissima di osservazione. Intanto è morto o è vivo. Intanto è vissuto bene benissimo in ottima proprietà fisica chimica temporale forse una impercettibile paura un segno nell'osso sacro e nel cuore (che ha funzionato perfettamente) incisa una targa. < Io sono la mia penna a sfera la mia sedia girevole quella mano veloce sui tasti > Ma la storia della malattia e della profezia del testamento e tutto il resto è falsa. Due morti forse sono state e ho già scritto due vite mirabilmente vissute giovane adulto nel mezzo anni uguali ad altri simili ad altri di quelli che saltano sul marciapiede anni sani abbiamo vissuto non malati non deprimenti. Anni celesti sulla crosta terrestre. La morte sempre presente ma per chi non lo sarebbe la morte sempre presente? Essa stessa ci muove ci esorta a...

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 49 - Oceani

Immagine
  di Sergio Daniele Donati (...)  ci sostiene un'ossatura liquida e il seme del   mutaforma  ha inscritto spirali di consapevolezza nelle nostre giunture. Per questo alle volte il nostro sguardo si fissa su un orizzonte mobile e fecondo. Cerchiamo altrove, assieme,  un luogo dove poterci dire ancora plurali e collettivi, dove il nostro grido identitario attiene solo ai licheni dell'esistenza. Là, tra i flutti, ci sentiamo l'un l'altro vinti, convinti  dell'inutilità della nenia che andiamo ripetendo  alle ossidiane  dei nostri stessi figli.  Ci guardano, come si guarda qualcosa che deve esser perso; come si guarda qualcosa che svapora  nelle nebbie del tempo e lascia sorrisi da Stregatto  in un cielo grigionebbia . La nostra aura azzurra è figlia del vento e del pianto, nipote dello squasso e di lave sacre la cui memoria è scritta nella pietra levigata dei nostri desideri.  (...)

Il viaggio: da Abramo a Celan ( e ritorno)

Immagine
  Domani in ogni sinagoga del mondo si leggerà la Parashà di Lech Lechà  ( לֶךְ-לְךָ),  la centrale pericope della Torah che tradizionalmente si pone alla base del viaggio di Abramo alla scoperta fondativa del monoteismo. “Va’ via (lech lechà) dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre (dei tuoi avi), verso la terra che io ti mostrerò.” ( Genesi 12:1 ) Nella tradizione mistica ebraica, questo versetto, descrittivo della necessità dell'abbandono per la crescita spirituale, è però anche letto come un invito ontologico:  “vai verso te stesso”.  Il doppio termine lech (vai) e lecha (a te, per te) è, infatti, interpretato nello Zohar come un movimento interiore: “ per il tuo scopo, per la tua essenza, per il tuo segreto ” (Zohar I, 77b).  E in realtà la locuzione può essere letta in ebraico sia come Vai via/vattene che come Vai verso te stesso/all'incontro di te stesso. E questo, evidentemente, perchè il viaggio di Abramo non ha solo le caratte...

My life has been a dream

Immagine
My life has been a dream of breathing fields of wheat and a gentle wind over juniper bushes and velvet mosses. Now I know that to die is to awaken and embrace unyielding mists of an irreversible insight and embody the mute answer of Ulysses to the sirens.

J’aurais dû te dire - Avrei dovuto dirti

Immagine
J’aurais dû te dire   que ce seraient   mes derniers mots   qu’il ne resterait alors   qu’un fossile d’amour, inavoué   derrière un silence pétrifié, parmi des sons gutturaux et enfouis   dans les cavernes de mes pensées. Avrei dovuto dirti che quelle sarebbero state le mie ultime parole, che non sarebbe poi rimasto che un fossile d'amore, inespresso dietro un silenzio pietrificato, tra suoni gutturali e segreti, nelle grotte dei miei pensieri.  _____ Testo - inedito 2025 - e traduzione dal francese di Sergio Daniele Donati

I've been waiting

Immagine
  Pourquoi pleures-tu? Pourquoi as-tu détourné  ton souffle  du sanctuaire de mon silence? I’ve been waiting  for your sign   for eons and eons;   I was just looking   for your gratitude   and recognition,   or for a translation   in the forgotten tongue   of the blind earthworms.   But every waiting,   and you know it,   if unheard,  becomes a star   and a shy hope   for other eyes;   as it dies.

I guardiani del nulla

Immagine
  Ci si scontrava poi con l'inutilità del gesto quasi fosse un limite.  Ma era nel pozzo  dei senza apparente senso , dal magma mugugnante e senza forma di questioni mal poste — dal corpo al corpo — che si forgiava  l'etica del movimento. Là, dove poesia  e i clangori del silenzio trovano la loro culla, dove il premio era la fatica ho visto uomini — e non ero io — commuoversi nel pianto  per un'inaspettata armonia, per un ciglio di bambino sulla guancia. Erano uomini sporchi la cui unica speranza  era l'assenza di speranze; uomini curvi,  piegati sull'insegnamento  della danza delle penombre. Mormoravano in quelle grotte, tra stalattiti di pensiero, formule senza senso e aramaiche benedizioni. Che la terra torni alla terra — dicevano nella balbuzie — che il cielo torni  a sognare i cieli. Erano i guardiani di un nulla fertile e gravido del nulla che irrora le iridi di chi prega  e ne cambia il colore. Video-lettura dell'autore ...

Un legno spezzato di culla

Immagine
Sentiva voci nel vento, lontane: i tocchi di un cielo impazzito, canti azzurri di voci soprane, un bimbo nel bosco smarrito. Guardava la luna, poi nulla, brillavano morte le stelle; un legno spezzato di culla il numero oscuro sulla pelle.   _____ Testo - inedito 2025 - e foto  di Sergio Daniele Donati 

Prima che sia troppo tardi

Immagine
  Bisogna salvare il granello, prima che sia troppo tardi, l'ombra di un ramo sul muro prima che sia troppo tardi. Il piede stanco e vecchio, strascicato sugli asfalti di un'esistenza sincopata, bisogna salvarlo, prima che sia troppo tardi. Bisogna salvare il bambino, prima che diventi adulto, prima che sia troppo tardi. Bisogna salvare il libro e tutte le pause che contiene, bisogna salvare i suoi silenzi, i suoi tacitamenti prima che sia troppo tardi. Bisogna scuotere il cedro, sotto un tetto di foglie, prima che sia troppo tardi e dare un buffetto a quel bimbo dai capelli color carota a quel bimbo che ci guarda e sorride e non torna, prima che sia troppo tardi. _______ Testo, inedito 2025, e foto di Sergio Daniele Donati