Horror Vacui (Inedito di Nerio Vespertin) - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

"Horror Vacui" di Nerio Vespertin

"Natura abhorret a vacuo" (la natura rifugge il vuoto): così recita l'adagio latino che si pensa essere traduzione di un pensiero di origine aristotelica, nata dal contrasto del filosofo greco con il pensiero atomista.
Tale idea pare definire il vuoto o come inesistente o, quanto meno, subito colmato e riempito dalla natura stessa.
Al di là della prova scientifica dell'esistenza del vuoto, ormai assodata da secoli, l'idea di una sorta di terrore nei confronti del nulla ha avuto enormi influssi sia in letteratura che nell'arte figurativa, tanto da portare molta critica a definire come effetto dello stesso horror vacui ogni espressione artistica in cui è evidente una tendenza riempitiva.
Si pensi ad esempio a molta della produzione barocca sia in poesia che in arte da molta critica anche recente  (vedasi Praz) in parte spiegata con una osrta di repulsione per il vuoto.

Tuttavia assenza, vuoto, e tutto ciò che è del registro contrario a quello del riempimento appaiono allo stesso tempo essere alla base della contemporanea produzione poetica, certamente più che in passato influenzata dalla contrazione del dettato poetico.

Siamo lieti di presentarvi un inedito di Nerio Vespertin che di Horror Vacui parla, dandone una descrizione (in sette stanze) del tutto originale.
Anzitutto il componimento si pone come una trascrizione di un'esperienza personale in cui autore e io narrante sembrano coincidere. 
Molto interessante – tra la prima e la seconda stanza – la descrizione di un horror vacui che sorge, per contrasto, da una prima esperienza rumorosa (musica, parole sottovoce, eco ascoltati producono nel momento della loro sparizione, per il poeta, una sensazione orrifica).
Il silenzio dopo il vuoto deve essere riempito e mal si sopporta l'attesa della Bestia che quel silenzio crea. 
L'ascolto, ripetuto due volte in versi successivi formati di quella sola parola, del vuoto, del silenzio è un ossimoro in sé, eppure è proprio in quel punto della composizione che i versi si fanno ancora più incisivi e serrati.
La risposta delle presenze diafane alla domanda di riempimento del poeta, poi, è una risata di scherno: è il momento dell'ascolto della parola della bestia. 
E la Bestia coincide col Vuoto stesso, altro paradossale ossimoro. 
Sono versi potenti quelli di Nerio Vespertin che mi hanno riportato alla memoria atmosfere fantastiche extra-poetiche (ad esempio de "I racconti fantastici" di E.T.A. Hoffmann - che la magica scrittura musicale di Offenbach poi musicò in una celeberrima opera - o anche tanta letteratura tardo romantica).
Vuoto, orrore, fuga in un inedito in cui la scelta di scrivere per stanze altro non fa che amplificare proprio il medesimo vuoto. 
Quella eletta dal poeta è una forma che ha immediati richiami classici, pur nelle più che moderne linee espressive, e il buon lettore percepisce proprio nella pausa tra una stanza e l'altra l'amplificazione di quell'horror vacui che, forse la, scrittura di Nerio Vespertin cerca di esorcizzare. 

Un appuntamento questo del tutto originale e da non perdere davvero con le scritture che Le parole di Fedro ospita per vocazione.

per la Redazione de Le parole di Fedro
il caporedattore - Sergio Daniele Donati

IL TESTO

HORROR VACUI
I.
nella sala elegante
sono entrato una volta
quadri tetri alle pareti
suonava musica triste
ai tavoli resti umani
bevevano rhum
al centro vestendo panno
rosso addobbato d’oro
lussuoso un grande vuoto

II.
qualcuno parlava piano
altri gridavano ridendo
qualcuno ascoltava
l'eco di tutte quelle cose
gettate nel profondo
poi al rumore d'un violino
una sinfonia di civetta
tutti tacquero a un tempo
nella stanza tutta fu
straziante il silenzio

III.
e ora cosa
ho chiesto
confuso cosa
si suona
nessuna risposta
la folla sgomenta
ascoltava
ascoltava 
l’attesa
della bestia

IV.
allora gridando
corde tirate
ho chiesto
adesso cosa
cosa succede
perché di colpo tacete
silenzio
poi ridendo
la risposta
perché ora è lui a parlare

V.
come marea
è salita la febbre
una paura perfetta
una visione abissale
ma lui chi
qui è solo
il vuoto assoluto
 e la voce tremando
ha risposto
proprio lui
sua maestà
il vuoto

VI.
 il vuoto
che riempie i versi
che risponde ululando
dal buco sbarrato
sul petto quando
la luna ci sveglia
da sogni mostruosi
dall’idea d’essere buoni
migliori
della verità

VII.
mi sono voltato senza
un commento senza
nemmeno guardare
fuori dal salone
ho corso
ho corso
sentendomi gelare
sono fuggito
ma senza
salvarmi
non fa
differenza se
in quella sala
o nel mia coscienza
quando parla
il vuoto
tace tutto il resto
ed è la sua voce
in ogni verso
_______
NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE

Nerio Vespertin è nato in Abruzzo nel settembre del 1981. Si dedica fin da giovanissimo alla poesia. Trasferitosi a Bologna per gli studi universitari, entra in contatto con il mondo delle associazioni studentesche, collaborando con collettivi di scrittura/poesia e nel mondo delle riviste underground di Bologna. Nel 2010 si classifica nella rosa dei finalisti del “Premio Teramo” con il racconto “Tritone”. Nel 2019 è vincitore del premio “Coop for words” nella sezione de “Racconti dello scontrino”. Dal 2015 al 2019 collabora con la community del Writer’s Dream, per la quale cura il podcast e due raccolte di poesie. Nel 2021 vince il premio di poesia “Città di Pomezia” con la raccolta di poesie “Vaste lande”. Nel 2022 entra a far parte della segreteria di Bologna in Lettere, festival multidisciplinare di cultura letteraria, con cui collabora attivamente. Nello stesso anno vince la settima edizione del Premio Nazionale di Poesia “Una poesia per Giulia”, con la poesia “Un peccatore”. Nel 2024 vince il premio “Tema Originale” con la sua raccolta “Il turista” al premio XXX Premio Nazionale di Poesia “Tra Secchia e Panaro”. Nello stesso anno entra nella redazione della rivista “Morel – Voci dall’isola”. Nel marzo 2025 pubblica la sua terza silloge, “Meccanica Umana Sintetica Automatica” con Selvatiche Edizioni.

stampa la pagina

Commenti