Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Ester Guglielmino

(Redazione) - Speciale "Mediterraneo" - "Mediterraneo solo nostrum?" Intervista a Pietro Bartolo di Ester Guglielmino

Immagine
  Foto di Sara Groblechner su Unsplash “È gelida l’acqua. Mi entra nelle ossa. Non riesco a liberare la stazza dall’acqua. Salto da un punto all’altro ma ogni tentativo è vano. Uso tutta la mia forza e la mia agilità ma la lancia resta piena. E cado. All’improvviso. Senza nemmeno rendermene conto. Ho paura. È notte fonda e fa freddo. L’incoscienza dei miei sedici anni mi ha portato a non calcolare il rischio. Non potevo e non dovevo cadere in mare. Mi sembra di morire. Nella barca grande dormono e chi sta al timone sembra non essersi nemmeno accorto che sulla lancia attaccata dietro non c’è più nessuno. Ho paura. Siamo a quaranta miglia da Lampedusa e, se non riesco a farmi sentire subito, mi lasceranno qui e sarà la fine. Si renderanno conto di avermi perso solo arrivati in porto. Non voglio morire così. Non a sedici anni. Sono terrorizzato. Il panico sta per impadronirsi di me e comincio a urlare con quanto fiato ho in gola, cercando di rimanere a galla e di non farmi trascinar...

(Redazione) - Metricamente (Prontuario di sopravvivenza metrica) - 04 - La cantabilità dell’amore: dissertazioni sulla forma metrica della ballata

Immagine
  Di Ester Guglielmino Perch’i’ no spero di tornar giammai, ballatetta, in Toscana, va’ tu, leggera e piana, dritt’ a la donna mia, che per sua cortesia ti farà molto onore. Tu porterai novelle di sospiri piene di dogli’ e di molta paura; ma guarda che persona non ti miri che sia nemica di gentil natura: ché certo per la mia disaventura tu saresti contesa, tanto da lei ripresa che mi sarebbe angoscia; dopo la morte, poscia, pianto e novel dolore.   Guido Cavalcanti, da Rime, Perch’io non spero… vv. 1-16 Inizia così la più nota ballata di Guido Cavalcanti, il celeberrimo poeta fiorentino che fu personalità centrale, seppur controversa e misteriosa, dello Stilnovismo nonché grande amico di Dante. Appartenente all’alta aristocrazia, a una famiglia di rango ben più nobile rispetto a quella degli Alighieri, fu proprio lui a introdurre il Nostro presso i circoli culturali più in di Firenze. Pare, infatti, che la famiglia di Dante, rientrante nel novero della piccola aristocrazia, a...

(Redazione) - Metricamente (Prontuario di sopravvivenza metrica) - 03 - “Parabola” di un sonetto

Immagine
  A cura di Ester Guglielmino Il bimbo guarda fra le dieci dita la bella mela che vi tiene stretta; e indugia - tanto è lucida è perfetta - a dar coi denti quella gran ferita. Ma dato il primo morso ecco s'affretta: e quel che morde par cosa scipita per l'occhio intento al morso che l'aspetta... E già la mela è per metà finita. Il bimbo morde ancora - ad ogni morso sempre è lo sguardo che precede il dente - fin che s'arresta al torso che già tocca. «Non sentii quasi il gusto e giungo al torso!» Pensa il bambino... Le pupille intente ogni piacere tolsero alla bocca. (Guido Gozzano, da La via del rifugio , 1907) Resta sempre bello questo sonetto di Guido Gozzano, col quel suo sottile camminare su un crinale che lega il tono giocoso e spensierato d’un prodotto letterario raffinato con l’amarezza rassegnata d’una metafora sul senso stretto della vita. Eppure, inutile negare che a sorprendere il lettore non è solo la dialettica ossimorica del contenuto ma anche il gradiment...