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Visualizzazione dei post da 2023

Oblio - Odisseo a Penelope

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  Disumane, collose parole blu salgono le cortecce del cielo. Tu non sei più là ormai e quasi dimentico il tuo verde nome. Mi scordo il timbro cavo d'una voce barbara. Là, tra le foglie secche e parole sospese, io non ricordo più di dare al mio cuore - danzatore lunare -  respiri di silenzio. E ho una paura nera, non proprio di morire, ma di lasciar segno. Ho paura che scordi piene promesse d'oblio   - nelle notti di luna, falsi poeti dicon d'udir la mia voce, tra refoli di vento. Dimenticami; io sono ormai afono, muto, incapace di scrittura piena. Dimenticami; a nostro figlio dì della morte mia in battaglia. Dimenticami; togli la vita ad Argo perché l'attesa di nero cane - che torni un altro cane - insulta forte la fredda gioia di crudeli dei. _______ Foto e testo - inedito 2023 - di Sergio Daniele Donati

Ça casse (si spezza)

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Constamment cassé, le fémur de la conscience pose son hurlement gris sur la main noire d'une évanescence inattendue ____ Costantemente spezzato, il femore della coscienza posa il suo grigio urlo sulla mano nera di un'inattesa evanescenza _______ Testo, traduzione in italiano e foto di Sergio Daniele Donati 

Le'dor Va'dor (di generazione in genrazione - לדור ודור ) - UN RICORDO CHE STRAZIA

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A mio figlio Gabriel perché sappia  del limite di suo padre. Io li vidi spezzarsi, - i volti stretti rigati da lacrime secche. Ho ascoltato il loro grido; muto, sei milioni di volte. E quella domanda appesa a una risposta inesistente:  perchè? Era la lama nel mio costato. Li vidi, incapace di dar loro sostegno, di dar sostanza al fumo, alla disgregazione dei loro sacri nomi. Li vidi, reso afono io stesso dalla burbera prepotenza di un'assenza, dal più alto dei tradimenti. E ho bisbigliato - sì, ho sussurrato - solo per loro  la legge del cambiamento, il flusso che eterno sostiene le speranze  di chi ha il volto nel fango. (1)  לדור ודור dicevo mentre schegge  di ghiaccio mi bucavano la retina. Di generazione, in generazione, a tredici anni anch'io  prendevo dalla tasca  un sassolino e sussurravo un giuramento già perdente. Avrei trovato le parole per dire del silenzio  della storia, di quella storia. Le sto ancora cercando. e se mi chiedi perché a volte non parlo e il mio sguar

Due poeti allo specchio (Sergio Daniele Donati e di Stefania Giammilaro)

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MODESTIE Conto dieci passi  - e dieci al ritorno -  prima di dirmi Uomo.  E anche allora  si ride in cielo della mia pretesa  d'esser già nato.  Allora conto altri dieci passi  - senza ritorno -  prima di non dirmi più. Sergio Daniele Donati - inedito 2023 NUN S'ADDUNA Nun rinesci a cunfunnirimi ca sugnu bedda (sì) Maliditta biddizza ca nun s’adduna ca mi vardi rintra l’uocci e mi capisci mi piacissi cririri ma veni sulu n’ menzu l’anchi a pussidirimi e mancu mi vardi ma mi rici ca sugnu bedda (sì) Maliditta biddizza ca nun s’adduna Vastassi na canzuni di na stidda p’arricriarimi u cori ma ti fa priautu u to silenziu ‘nzivatu ca stavota nenti mi rici mancu ca sugnu bedda (no) Biniditta biddizza ca cancia ‘mmarazzi pa viriognia E s’adduna sì, ri essere 'a cruci ri sta menzogna Traduzione dal siciliano della stessa autrice NON S'ACCORGE Non riesci a confondermi che sono bella (sì) Maledetta bellezza che non se ne accorge che basta guardarmi negli occhi per capirmi

(Redazione) - Il Maschile - 01 - Il maschile nella poesia femminile. Per una ricognizione

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A cura di David La Mantia Da dove partire? La mia scelta è stata quella di affrontare una analisi psicanalitica, o, ancor meglio, archetipica. Bisogna partire, insomma, da Jung e dai suoi seguaci. E da un assunto, un teorema. Anima come parte femminile e Animus come luogo del maschile. Due facce della stessa medaglia che spesso troviamo fuse insieme. Pensate, per esempio, alla poesia di Bianca Garufi, la poetessa amata da Pavese, dal cui sodalizio artistico nacque anche un esperimento del tutto nuovo per la letteratura italiana. È il romanzo a quattro mani Fuoco Grande , che restò incompiuto, ma uscì comunque nel 1959, nove anni dopo la morte di Pavese. I due autori si erano divisi plot e protagonisti, ciascuno narrandoli dal proprio punto di vista, esaltando, in tal modo, l’aspetto maschile e femminile della storia, alternandosi i capitoli. Nella raccolta che comprende tutti i versi composti tra il 1938 e il 1991, riuniti da Vanni Scheiwiller nel 1992 (e ripubblicati nel 2004) co

M'ha salvato

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M'ha salvato per un istante uno sguardo ipotetico sul passato. Tiranno è il futuro; mai nato il presente. Sergio Daniele Donati - inedito 2023

Due poeti allo specchio (Sergio Daniele Donati e Maria Gabriella Cianciulli)

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  MIRACOLO È miracolo osservare resine dorate colare da cortecce antiche e sfiorarne i collosi elementi per sentirsi ancora una volta fossili e prigionieri felici dell'ambra della parola. È miracolo non darsi alla fuga di fronte al bello che spaura perchè la solitudine ne è la compagna fedele. Miracolo e trovarsi qui, io e te, a dialogare del niente che è dietro ogni lemma, incantati dal suono di lira dell'illusione del significato. Sergio Daniele Donati  - inedito 2023 DELLA PAROLA Della parola che viaggia sulle ali della colomba colgo solo lo spiro per farne alcova alla mia inquietudine Fucina d’ambra e miele di ritorno da riti antichi ove scorre la vita in assenza di persuasioni Nuvola e terra sciami di umori impeto di ruscello che assale di brividi il letto impietrito In riparo dal dicibile come l’amore poi che il bello ci rincorre per sfumare in un bacio appena sfiorato Io e te ne siamo immagine Maria Gabriella Cianciulli - inedito 2023

Due poeti allo specchio (Carla Malerba e Sergio Daniele Donati)

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Mi dicono hai voce argentina io penso sia il cuore a tenersela stretta tra vicoli e androni che segnano passaggi improvvise aperture di valichi a un vento diverso per tempi e stagioni. Mi riapproprio dei doni: è tattica costringere l'ombra a un angolo angusto, murarla intonare un canto aurorale sulle tenebre del mondo. Carla Malerba - inedito 2023 Un richiamo dell'Antico, un fischio di pastore, un latrato di cane, un suono di Shofar, e poi urla bambine nel cortile e soffi rabbiosi di gatto: sono le voci che mi abitano. Il cuore, dici? E ometti - saggia - il possessivo.  Sono troppe le voci  che m'attraversano per un cuore solo - e per di più ballerino. Meglio diluirle a terra come pioggia di temporale.  Mi abitano mille voci e un solo terrificante Silenzio, tiranno; un'assenza feroce, un canto mai cantato, la parola mai ascoltata. Sergio Daniele Donati - inedito 2023

(Redazione) - Un intervento di Anna Rita Merico su "Formulario per la presenza" Edizioni Progetto Cultura 2022 di Francesca Innocenzi

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Seguivamo Basaglia leggevamo Ronald Laing riflettevamo su Michel Foucault mentre giungevano ruggiti di bestie ferite a morte dalla vicina Real Casa di Aversa di Anna Rita Merico ______ Delucidazione (1) ma io ti dissi solo di voler dormire quando il tuo silenzio pesava come piombo. nell’aria si infittiva un tanfo di sciagura un nuvolo di mosche in me tornava. ho preso il diazepam, ti scrissi allora. da sinistra ogni uccello infido sfrecciava. un tuono di menzogna mi sfece come pazza nei gorghi da complotto della sera. Nell’andare della giornata, lenta e uguale alle altre, da secoli simile, ti dico d’un sonno che potente mi chiama. Ah! Il Sonno antico! Non dormiva, forse, Odisseo mentre la nave lo portava da Scheria a Itaca? Viaggio d’una notte su una nave carica d’ori preziosi. Era nave sollevata dalle acque e circondata da nebbie fitte. Odisseo dormiva. Su di lui Atena elmata vegliava traghettando il ritorno per il quale occorreva un’uscita da sé. Atena conteneva l’andare e l’uscita

Uno speciale de Le parole di Fedro su Gabriele Galloni (con interventi di Annalisa Mercurio, Davide Cortese, Mattia Tarantino e Sergio Daniele Donati)

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Gabriele Galloni ritratto in foto da Dino Ignani Una Nota di lettura  di Annalisa Mercurio su "In che luce cadranno" (RPlibri, 2018) In che luce cadranno , nella prefazione di Antonio Bux , è stata definita ‘ un’opera d’arte priva di sbavature ’. Sono assolutamente d’accordo, ma vorrei anche aggiungere, che questa è stata per me una silloge di essenze . Per Galloni l’ignoto è una nuova nascita, un viaggio in un baratro luminoso in cui morti andranno a precipitare, un passaggio questo, che vorrei paragonare alla discesa uterina, alla migrazione tra l’altrove che ci precede e questa esistenza. Il poeta si fa placenta tra vita e morte, si fa materia sottile capace di assorbire suoni e luci tra mondi, si fa membrana in grado di raccontarci l’oltre, si fa velo nel quale avviene uno scambio osmotico di liturgie, di mancanze e di carne, accadimenti dei quali si nutre e a sua volta nutre. A Galloni pare non basti esplorare il mondo dei vivi, così in questa silloge capolavoro, ci por

Due poeti allo specchio (Sergio Daniele Donati e Ilaria Sordi)

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SCARNA È scarna e stretta la via della scintilla, troppo breve e fragile quella della lucciola. Io son così, brillo la notte ma se mi prendi sul palmo della mano ho il sembiante d'una pulce. Sono fuochi fatui le mie parole, il valore delle mie intuizioni è nel buio intermittente; e non potrà mai esser detto. Sergio Daniele Donati (inedito 2023) La ghiaia sotto i passi cantava la nenia della notte e noi camminavamo bambini -le lame nude dei sorrisi- nello smarrimento delle ipotesi Brilla ancora nostalgia come quei lumi lontani nella conca delle mani tutto lo stupore in fiore: briciole di luce le tue parole per ritrovare la strada La casa ora è un'idea più vicina al cuore. Ilaria Sordi (inedito 2023)

Mater

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Vorrei dirti: resta. Ma tu vai. E di quell'argine fragile rimangono schegge  di sassi, buchi di memoria. Vorrei dirmi: resta. Ma si staccano lembi dalla mia pelle, foglie dai rami. Vorrei chiederti  - chiedermi: ami? E volto il volto, mai stato bambino, che ora urla; lo volto dal declino che brucia le pupille. Lo volto dal vuoto, dal mio dirmi altro, dal canto silvano inventato la notte per non sentire il Vero. Lo volto e ascolto la tua voce ormai soffio tremulo  e ripetitivo. Vorrei dirti altro, ma altro non sono. Il buco si allarga, ci vorrei mettere  un suono, ma so dove vai, e vorrei dirti: resta. Testo di Sergio Daniele Donati Inedito 2023

(Redazione) - Specchi e labirinti - 19 - Ombre e selve in Sarita Massai

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A cura di Paola Deplano Chi legge un libro più di una volta trova ad ogni incontro con le sue pagine nuovi dettagli e nuovi pensieri da esplorare ed accogliere. Poi, spesso, - bisognerebbe dire quasi sempre - incontra nelle crepe dello scritto uno o più interrogativi a cui a volte non riesce a dare una risposta. Gli Ebrei, da sempre abituati non solo a leggere il Libro, ma anche a meditarlo e a darsi le loro personali risposte, nel leggerlo e rileggerlo notano che la creazione della donna è riportata due volte. Nella prima ci si limita a dire che gli esseri umani sono stati creati maschio e femmina, nella seconda il racconto si arricchisce di ulteriori particolari, come la questione della costola sottratta nel sonno. Certamente, sarà perché la seconda volta è la spiegazione della prima. Oppure no. A questo punto viene in soccorso la fantasia, che da un racconto all’altro, allontanandosi sempre di più dalla Fonte, diventa leggenda e folklore. La leggenda vuole quindi che non solo le nar

Declinazioni

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Rosa, rosae, rosae      Il ricordo è pioggia acida. Rosam, rosa, rosa      Fosse bastato uno sguardo Rosae, rosarum, rosis      ora non scriverei poesie Rosas, rosae, rosis      sulla morte d'un uomo. ___ Foto e testo inedito 2023 di Sergio Daniele Donati  

Sono nato fuori dal tempo

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Sono nato fuori dal tempo, nel décalage costante di chi brama penombra a primavera,  di chi s'assorda alla cacofonia  delle stelle, la notte. Sì, la notte, m'ha donato il passo  del gambero. Retrocedo, certo, ma guardando davanti un futuro seducente. È il passo di chi  non abbandona il filo di lino che ancora unisce due anime sfatte dal desiderio di limo d'avere un nome  proprio da custodire.  Sono nato  fuori dal tempo, e senza dubbio il mio peccato più che mortale  è non aver imparato  l'arte della doppia gassa o di quella d'amante. E la barca  non assicurata al porto,  prende la deriva. La notte, mentre le stelle ridono sguaiate sul limite tanto umano di chi non sa svaporare nel silenzio del ricordo, io muoio. ____ Foto e testo inedito 2023 di Sergio Daniele Donati 

La discesa sacra (un Salmo balbuziente)

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La stanza azzurra devastata dall'uragano; non resta che qualche goccia d'olio sacro e un simulacro di speranza da tramutare in canto. Le senti anche tu le voci roche e sfatte ripetere il mantra  della fiducia nel celato  e nel passaggio stretto  a una pelle nuova? È un canto corale che ripete senza sosta e centellina resine e cortecce d'eucalipto per le ossidiane dei figli. A terra l'epitelio di biscia, concime del passato su una terra senza soffio. Si dice che poi aleggi ancora un vento divino sui volti delle acque salate dei nostri occhi, e che di lontano il corno che chiamano Shofar laceri tempi e spazi - ancora una volta - per rendere possibile la distanza dall'Altro che chiamano amore. Ho peccato, Moabita, davanti al pozzo io ho peccato. Possa la tua voce ancora una volta risollevarmi il mento alle stelle e dirigere il mio sguardo là, nel flusso indaco senza fine né cominciamento delle generazioni. Toglimi il petrolio dagli occhi e chiama ancora una vol

(Redazione) - Figuracce retoriche - 05 - POLIPTOTO (o POLITTOTO) e FIGURA ETIMOLOGICA

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A cura di Annalisa Mercurio Giunti alla quinta puntata delle figure retoriche di ripetizione, cerchiamo di comprendere le sottili differenze tra poliptoto e figura etimologica. Queste sono talmente legate, che ho tentato di separarle, ma non ci sono riuscita. POLIPTOTO (O POLITTOTO) Ehhhh lo so, che per prima cosa avete pensato a un bel cefalopode, ai suoi bei tentacoli.   Gli animalisti lo avranno visualizzato in mare, e i golosi insensibili in un piatto, al sugo o in insalata; io non ho potuto fare a meno di visualizzare il grande Totò nei panni di un polpo. Il nome di questo mollusco, deriva dal greco πολύπους, polipus, cioè con molti piedi, e ha in parte la stessa radice di poliptoto πολύ (poli) che traduciamo con molti, alla quale aggiungiamo τωτον che, non me ne vogliano i grecisti, andiamo a tradurre semplicemente con casi. La parola Poliptoto , πολύπτωτον polýptoton   significa quindi con molti casi . Il  poliptoto  (o polittoto) è una figura retorica che, all’interno del