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A proposito de "La tera coverta" (La terra coperta) di Carlo Rettore (Puntoacapo ed, 2023)

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Prima ancora di essere dialogo - o forse per poterlo diventare - la poesia è incontro. E ogni incontro, come sosteneva Freud, nasce come un primigenio inciampo disturbante nell'alterità.  L'altro da noi è, primariamente, elemento di disturbo per il piccolo equilibrio instabile che costruiamo attorno a noi stessi, come se fosse uno scudo. L'incontro con l'altro ci obbliga ad uscire da una zona di conforto per riconoscere nell'alterità i semi della nostra stessa identità - non c'è nulla di più rifiutato della conoscenza del proprio Sé - e del nostro possibile viaggio di ritorno in noi stessi .  La poesia, dicevo, ha anche questa spinta inziale - faticata e faticosa - soprattutto perché chi la legge è, in un certo senso, obbligato a lasciare che le altrui parole lo modifichino, che lo spostino da dove pensava, fallacemente, di aver messo radici per esplorare territori nuovi o, quantomeno, dimenticati.  L'incontro con l'altro, quindi, inizialmente è sempre

(Redazione) - "La poesia non ci salverà" (riflessioni di poetica, pensieri e testi di Valeria Raimondi)

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LA POESIA NON CI SALVERÀ (Siamo consapevoli della follia della vita. Perciò scriviamo. Sapendo che la parola non cura, intravedendo la guarigione, ammettendo l’incurabilità) 1 Nell’arte o, meglio, nell'atto creativo, la pena coincide con la cura : la pena è quella che viviamo ed attraversiamo, è nella dimensione dell’essere, nel trascorrere tragicomico degli eventi; la cura è nella lucida consapevolezza della follia della vita, che pur non vogliamo rinnegare. La narrazione poetica è il luogo della cura . Ma la poesia e la scrittura sono salvifiche non come mero sfogo personale ma perché, per loro natura, mostrano un orizzonte più vasto, una dimensione altra che può comprendere e salvare dalla follia dell’esistere, ma mai potrà… normalizzare. Perciò io difendo il diritto alla cura , ma anche quello all’ incurabilità. Si scrive nel mezzo, sospesi su un ponte, intravvedendo la guarigione: non si potrebbe mai più scrivere, una volta attraversato il ponte, perché solo da lì lo sguardo

(Redazione) - Muto canto - 06 - Mistica e Animali in Clarice Lispector

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  A cura di Anna Rita Merico Lì dove, decisamente fuori da luogo e tempo, accadono segni d’anima e, il dentro, s’appalesa in forme perturbanti. Clarice Lispector, una mistica contemporanea. Una scrittrice capace di addentrarsi nelle pieghe di stranianti, lancinanti, minute visioni aprendo varchi inattesi. Con quel Suo cristallino bisturi di precisione s’incunea nel minuto del piccolo e ne scava immagini come se lei fosse sempre lì a sgambettare all’interno di stracolmi trittici medievali. Con gioia urla l’alleluia per il volersi cibare direttamente della placenta  1 prima di scavalcare il noto ed addentrarsi nell’ignoto. Il viaggio affascinante che indica è racchiuso in un progetto di mistica all’inverso. Cerca l’è non nell’alterità del sacro ma nell’é del minuscolo della realtà vicina. Nel minuscolo della realtà vicina in cui la cosa (insetto, ricordo, respiro, immagine) è e abita il tempo. Tempo millesimale colto nella frazione all’interno della quale la cosa è . Albrecht Durer, Cer

Notturna #4

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  Cadono goccia a goccia semi di coscienza su territori inesplorati. Resta tra le mie ciglia uno stupore di bambino che nemmeno la saggezza  dei deserti riesce a tacitare. Se ho percorso le mie vie in solitaria ascesa è stato per giungere  al tuo sorriso.      Tra poco l'alba tingerà   il cielo      del colore della speranza.      Io non sarò là,     perché son figlio della luna     e non so cedere al gioco     di una seduzione fredda     e priva di sogno. ________ Testo e foto di Sergio Daniele Donati 

"Nel segno del saluto" - sei poesie di Luigi Cannillo -

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L'autore ritratto da Tiziana Grassi Da   "Cielo privato" , Joker ed, 2005 Risveglio, timbro sospeso si raduna il carico di oggetti e sentimenti da battezzare parole spinte nel recinto delle cose a definire contorno e sostanza La luce al debutto fiuta ancora nel disordine i resti del giorno precedente abiti smessi Ci ferma eterne reclute finché al battito al tocco al sorso di latte nella gola tutto si riconforma nomi e cose si saldano nostra corazza verso aperto giorno Non si fanno ingannare i sensi anche se capovolti nella nebbia o quando non facesse mai mattina non barano chiamano uno a uno e all’appello accelerando salpa, ci sorpassa ogni cellula si congeda lieve il suo monumento _________ Pensieri bambini che salutano sfrecciando a fianco su autostrade da dove a dove in gita Memoria somma del tempo aggiorna polvere in caduta alla ressa accumulata Ma i ricordi sporgono a frammenti musetti al finestrino indossano sorrisi fissi a mezzaluna lacrime di bambola A gocce chius

Cinque poesie di Raffaele Floris tratte dalla raccolta inedita "Monete fuori corso"

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  _______ Procedere per scheg ge Non per la morte, solo per la vita si estinguerà la luce dell’ibisco che si è incurvato al tedio dell’estate. Cos’è questo procedere per schegge che infiammano le notti di catrame? Cos’è questa progenie di fantasmi che puntano sul vizio delle carte per vincere la sorte e condannarci a un coro petulante di cicale? L’estate muore, come le sterpaglie che bruciano nei campi, presidiati dal volo ininterrotto dei piccioni. I giorni sono pelle di serpente raccolta dal signore dei rottami. Chissà che ne faremo dell’autunno, quando verrà a picchiare sul battente, chissà se piangerò nelle tue mani. Tienila accesa tu quella lucerna, non dare corpo all’ombra che rimane. _______ Frammenti Non dare corpo all’ombra che rimane perché è un sentiero inutile, una strada che non ha sbocchi. Viene per frammenti l’autunno e si fa beffe delle imposte che sbattono, dei giochi abbandonati allo sconforto della tua cantina. Ma noi sappiamo bene di quell’ombra che sempre ci accomp

El me Milan - ricordi di un Nature Boy

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Era, è e sarà sempre così. Perché quando il ricordo piega, e senti un'odore d'asfalto grigio nei pori della pelle so che lei, al me Milan, mi parla.  E abbasso gli occhi, perché non ho risolto nulla e, forse, non c'era nulla da risolvere, se non la tirannia di un racconto.  E metto le mani in tasca, come allora facevo in quelle, bucate, del mio Montgomery col cammello con i bottoni in osso.  Era stato un regalo di papà, forse troppo largo, perché ero piccolo e magro; ma tanto "che male fa? poi ci cresce dentro".  E io ci sono cresciuto dentro e dentro ci sono cresciute le mie paure e quelle strane sensazioni adolescenti tra le costole, in una Milano che d'inverno sapeva d'umidità e d'estate, invece...d'umidità ancora.  Ci sono cresciuto dentro camminando per le strade e contando i tombini del Giambellino, con una calamita in tasca, perché a volte c'erano delle monetine da recuperare, per comprarci poi la spuma al bar, un posto dove papà mi dice