Ascoltando il concerto num. 1 per violino e orchestra di Max Bruch ( Menuhin, Fricsay) Quella lunga nota tesa iniziale. E il tuo pianto, papà. Sei milioni di lacrime. Come puoi contenerle, papà? Come può fare una domanda simile un bimbo di sei anni? E la tua risposta, impaurita: “non lo so, Sergio”. E il violino che saltella di nota in nota; a me sembrano ossa rotte, spezzate, e grida e urli. “Perché a noi papà?”. “Non lo so, Sergio”. E i tuoi occhi, le tue lacrime. E i miei occhi che non capivano, non capivano. Né capiscono ora; e saltellano nervosi e umidi da un nome all'altro; anche inventato, ché tanto tra i sei milioni di morti uno che si chiamava così ci sarà stato, no? Quante volte, papà, ho ripetuto nomi immaginari, incapace di contenere quelli veri. Una memoria diffusa, straziante e senza esito. Già, io non contengo. Esplodo. E mi dondolo lento, gli occhi chiusi, come facevano loro prima...dell'indicibile. Non