Lamed e Iod







Lamed e Iod. 
Due lettere ebraiche su cui sono stati scritti milioni di pagine e i cui simboli non si è mai cessato di esplorare. 
Io non sono certo tra i grandi che hanno soffermato il loro pensiero su queste due lettere. 
Ed è con timore che ne parlo. 
La Lamed è lettera simbolo sia di insegnamento che di apprendimento. È la lettera graficamente più grande dell'alfabeto ebraico su cui svetta, quasi a dirci che la tradizione (relazione tra chi apprende e chi insegna) e la trasmissione della Torah, sono il punto più alto della spiritualità ebraica. Se unità alla prima lettera della narrazione, la Bet, si compone la parola Lev (cuore). Non esiste insegnamento/apprendimento fuori dal cuore e l'insegnamento/apprendimento sono il cuore della identità e della narrazione ebraica di sé.

La Iod (o yud) è la lettera dimensionalmente più piccola. Simbolo di centro vitale, di concentrazione, di fissità generativa del moto rotatorio della vita, non a caso è la prima lettera del Tetragramma.
Il piccolo che crea dalla sua stabilità il movimento.
Ora guardate bene la Lamed. Guardate le sue linee e noterete che il vertice, il punto più alto della lettera più alta, della dualità creativa, del rapporto Maestro Allievo, della tradizione, del passaggio è proprio una Iod.

Il piccolo crea il grande. L'atomo sprigiona energia incontenibile.
E non esiste insegnamento se non mettiamo al suo vertice la nostra capacità di farci piccoli ma non diminuiti. La Lamed è anche moto al luogo. Andare verso qualcosa si esprime con una Lamed davanti al verbo. Ogni movimento nasce da un piccolo che è centro, stabilità, interiorità. E questo cosa può dirci nella vita quotidiana? Quale insegnamento possiamo ricavare da una lettera che esprime il senso della relazione tra piccolo e grande, tra interno e esterno, tra immobile e dinamico, tra e-motivo e centrato?
Ci dice, ripeto tra i milioni di altre cose ben più profonde di quelle che io possa scrivere, una cosa tanto semplice quanto trascurata. 

Non tralasciamo mai il sottile, il piccolo, l'invisibile nel nostro agire, perché è da lì che inizia ogni nostro moto vitale; dalla cellula, dall'atomo, da un silenzioso saluto di riconoscimento reciproco tra due estranei per strada, da una carezza ai nostri figli, da un sorriso ad un sofferente nasce il grande che siamo destinati a costruire. 
Ed è nel piccolo immenso primo passo incerto di un infante che è già scritta tutta la sua storia futura.
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