Cinque poesie inedite di Giusi Busceti

 
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Trafitta
per Giuseppina Giordano

Sono venuta io
al capezzale oscuro
che la finestra poca luce vede.

Papà è un ragazzo, è fuori con gli amici,
le sorelle aiutano in negozio,
il fratello non sa
neppure che lui presto morirà,
il vecchio altero è distante.


La scala scricchiolante e tu
in bianco e nero, ignota nonna
consunta come nella foto.

L’ho guardata, bambina
negli inverni sgranati:
sola tu ombra tra gli specchi
rispondevi occhi spenti
la chioma ancora nera logorata
dal cobalto, la pelle spoglia.

Quelle parole io le ho indossate
all’incontrario, le ho sfogliate
fino a te, millenovecentodieci:
qui ora sola
come all’acqua, quel giorno

alta fiera giovane gardenia
candida al lavatoio spremi schiuma
ma il bosco alle tue spalle
di colpo si rovescia contro il suolo
O lunga veste intima trafitta
io mi strappo con te.

No, no’u vulíva, idda!
Freme, papà che chiama padre
quel ramo unghiato -
ma la campana del paese intero
copriva la tua voce
ha detto il Sì.
In quell’ombra ho capito:
il foglio è una finestra
il respiro che libera e illumina
quei segni sulla carta bricioline
per ritornare a sé,
tracce per chi è smarrito

O madre degli assenti
pochi rintocchi la tua ora
resto io con te
sulla carta
hai la mia parola


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Luna piena a Modena

Tramonto già alle spalle
mentre si addentra il vicolo sui sassi
incastonati al centro di via Fosse
e una passerella medievale
sospende quel cobalto stretto
ai lampioni che si accenderanno.
Di lato in un cortile una fontana
spenta. Una piazza
minuscola da un secolo
scopre la svolta, la trattiene
al presente un parcheggio inanimato.
Con le chiavi di casa una figura
tintinna passi sulle lastre
in fondo. Qui
s’infila un vento gemello del silenzio.
Decenni troppo accesi
al plenilunio attraversano
consunti questi ciottoli
e si affollano al buio vociare
di lingue sconosciute
dove infine via del Carmine spunta.
Nella mente si fondono confuse
d'immagini tempeste senza suono


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Inverno

Un balbettio di albe nel fruscio
inchinato al silenzio delle foglie
rosso cupo più cupo addormentarsi
nel grande autunno addio

dopo, solo lenzuola stese al gelo
cielo sull’acqua immobile
pace radente al suolo
custodita

muffe segnano il tempo
il gemito di un treno
si spegne controluce

spogli restano i vivi
sopra i gas e l’insidia
a graffiare scritture indecifrate

una sapienza che precede noi
intaglia in cerchio i cicli
centellina ogni goccia
nel corpo veglia attese naturali

oggi le tinte delle case vecchie
strette al naviglio esultano di sole

noi fermi
arbusti nudi
a contemplare

se muterà il colore della luce
muterà ogni cosa


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Respira

Sfrecciando sul binario di Tortona
mi ha trafitta alle spalle
il mistero lancinante
che recita l'autunno e
grano a grano
si è spinto gaudioso
tra labbra di giunco
inchinate alla piena
scoccate nel buio alla collina

e là respira

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Riflessa

Riflessa dentro un lucido la luna
è pensile sul grembo che al gelo
la sottrae qui e tintinna
tazze mestoli cucchiai
stretti l’uno all’altro i dorsi
di libri consumati
borbottio di un tegame che si spegne
lei splende appena nata e dice
siamo semplice voce
di radici che sotto il peso lieve
di vite sbriciolate
riposano di un sogno circolare,
imperturbata notte, sinfonia di ondate
millenarie che tornano e ritornano
siamo falce e vagito

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NOTA BIOBIBLIOGRAFICA

Giusi Busceti, calabro-milanese, ha pubblicato Sestile (Corpo 10, 1991), A nucleo perso (LietoColle 2007) e Ufficio del sole (La Collana di Stampa2009 a cura di Maurizio Cucchi, 2022), uno dei tre libri Vincitori del Premio Città di Como, 2023. Suoi testi sono apparsi negli anni in varie plaquette e su riviste, blog, antologie e opere critiche in Italia e in USA. Già collaboratrice delle Edizioni Corpo 10 di Michelangelo Coviello e Niebo, diretta da Milo de Angelis, è fondatrice, presidente e curatrice di numerose rassegne e incontri dell’associazione Casa della Poesia al parco Trotter di Milano, che dal marzo 2004 opera per la conoscenza della poesia, anche negli incroci con le altre arti, nelle periferie multiculturali e nella scuola.
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