Poesie inedite di Simone Migliazza - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati


«Eppure, questa sarebbe un’approssimazione.»

Sono le parole finali di uno degli inediti di Simone Migliazza che oggi vi proponiamo.
Poesie "de l'incertitude¹", della delicata ipotesi sospesa, del dubbio come fertile seme di elaborazione,, quelle che oggi vi sottoponiamo si caratterizzano per un ritmo, anch'esso volutamente incerto e in parte sincopato, che conduce il lettore nel dominio del possibile.

Sono inediti che volutamente evitano il dire forte, «l'écriture trop assertive, trop affirmé, tranchée²»  e si rivolgono, a mio avviso ad una tradizione di lingua francese che trova nei delicati "suggerimenti e suggestioni" di Claude Roy il suo epigono.
Ed è proprio per questo che, nel commentarle, la lingua francese mi sorge spontanea, forse per i  richiamo di memoria o forse per elezione inconscia.
La poesia di Simone Migliazza, dicevamo, qui si caratterizza, con evidente paradosso, per una certa capacità di nascondimento, per un delicatezza somatica e sonora particolare, per l'imprevedibilità degli accapo usati, che, per usare un finale dello stesso poeta, pongono le condizioni perché al lettore sia possibile vivere le «condizioni tollerabili/un sentirsi vicini». 

Rara maestria quella con cui il poeta ci conduce nel mondo di una possibile convivenza il cui presupposto è la non negazione del dato di violenza che l'Altro da Sé sempre e necessariamente rappresenta.
E da questo dato, forse, sorge l'urgenza del fare ipotesi, di non avanzare certezze e, quindi, di dirsi ancora una volta — e non è mai troppo — eternamente e fragilmente umani.

Ringraziamo davvero il poeta per questi doni che immediatamente vogliamo condividere con voi lettori, vera ispirazione di queste pagine.

Per la Redazione de Le parole di Fedro
il caporedattore - Sergio Daniele Donati 

___
¹ - dell'incertezza 
² - la scrittura troppo assertiva, troppo affermativa e tranciante.
________
Il problema del sangue
Ci siamo preoccupati
per anni della maniera in cui il sangue determini una vita, 
se sia uno stampo 
o la misura della fratellanza
nel cruccio che si tratti 
di un’esistenza sola. 
Lo spazio ritrovato per ognuno 
— disporre di una morte 
autonoma, per dire, 
giovarsi di un influsso mitigato — 
ha creato condizioni tollerabili 
un sentirsi vicini. 

________
Non potendoci più girare intorno 
Per tutta sera, della nostra natura spaventosa ne facemmo un discorso da tavola, perfino ironico. Quando non fu possibile girarci intorno, allora dicemmo le cose per quello che erano, usando finanche il loro nome scientifico. Tutto sembrava avere una logica chiara. 

Mio padre dice spesso che chi sa è tenuto a capire. Questa è pure un’idea dell’amore a cui non ci si può sottrarre. Ma non è questo il punto. Il punto è il poco spazio in cui le cose funzionano bene — dove il dolore è autentico è un posto di violenza in cui è possibile stare vicini. 

________
Comodamente 
Di una guerra mondiale non se n’è 
proprio parlato. 
Piuttosto, comodi 
senza le scarpe, le gambe distese 
o rannicchiate su un divano, l’unico 
problema, abbiamo detto, è che ci servono 
soldi, un mucchio di soldi, da poterci 
campare super- 
tranquilli, ovunque. 
Quando sono arrivati i gatti, dopo 
e ci si sono messi
sopra, uno per ciascuno, lì è stata 
la pace allora 
— quel filo di tristezza
abbiamo fatto fuori pure quello. 
È una vita normale 
comprare casa, fare un po’ gli artisti
arrivare fin dove si può senza 
rotture — prendersi 
una felicità, insomma, non è 
qualcosa che ci spetta? 
Noi che non siamo cattivi — abbiamo 
pianto, parlando 
dei morti abbiamo pianto 
per il dolore loro e per il nostro. 

________
Due fotografie 
n. 1 
Pasqua ‘8*. Si potrebbe fare il nome di molti nelle vie in processione, raccontarne le vicende private o cosa ne sarebbe stato dopo, più avanti. Così, dai fiori rimasti per strada e venuti dai balconi, risaliremmo al rito facilmente e dai lenzuoli fermi, ancora stesi intorno a mezzogiorno, sapremmo come non ci fosse vento e si potesse uscire già in camicia. Eppure, questa sarebbe un’approssimazione. 

n. 2 
a S. e M.G. 

Nell’‘81 erano in quattro contro lo sfondo di alberi. Uno morirà suicida. Allora, invece, abbracciava una donna in aperta campagna, vicino a delle giovani conifere. 

________
Una misura 
Cosa dovrei fotografare, allora? 
Quello che vuoi proteggere 
— dicevano più o meno così e c’era 
un discorso sul tempo, 
nulla di troppo nuovo se vogliamo 
e che resta fra gli altri 
un tema interessante nonostante 
non ci si possa fare 
molto. Dicevano 
come il dolore 
ci renda umani e questo 
sì, potrebbe essere 
un elemento su cui lavorare
— vederci adesso, mentre 
moriamo e questo
questo morire che ci tiene insieme 
farne una cosa da potere credere 
una misura. 
Ed è evidente che le due cose 
siano vicine 
e che quando dice 
vorrei che tutto tornasse com’era 
non è il fratello il problema o la casa
ma la continua perdita
e il segno della vita naturale. 

________
NOTIZIE BIOBIBILIOGRAFICHE
Simone Migliazza è nato nel 1982 e insegna nella scuola secondaria. Nel 2022 ha pubblicato “Poesie della voce nuova” per Puntoacapo editrice. Suoi testi sono stati ospitati da diversi lit-blog italiani e, in traduzione spagnola, sul sito del “Centro cultural Tina Modotti”. Ha tradotto dal catalano per “Bottega Portosepolto” alcune poesie di Miquel Martí i Pol.
stampa la pagina

Commenti