Due poeti allo specchio (Giorgia Mastropasqua e Sergio Daniele Donati)
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Mi vedi, è per te quest'ombra
dell'effige non mi curo
da vicino tutto è trasparente
le intenzioni, in particolare
ogni movimento rimanda
un riflesso della chiave
cui mi accordo
è all'armonia che anelo
nella vasta partitura
nella voce, luminosa consonanza
e mi assimila una voluttà sopita
che ha il profumo della terra sotto i sassi
che ha l'aroma della linfa dentro il ceppo
dove ti ho cercato.
(GM)
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Che l’ombra canti sui nostri volti
è forse un semplice richiamo,
ma la danza delle lettere,
il loro amoreggiare
con un dio silenzioso
e provocarne i mugugni antichi
è l’anelito nei nostri lobi.
Il nome che portiamo
— non posso non darti ragione —
è una corteccia ruvida
sotto la quale cola il miele
della legge del desiderio.
E ci diciamo l’un l’altra
in un bisbiglio bambino
quanto manchino ai nostri passi
le sabbie dei deserti della generazione.
Eppure allora fosti presente
davanti al pozzo,
il sorriso arcano della Moabita,
a tramutare le mie lacrime di petrolio
nella parola che lenta invoca
la discesa liquida e sacra
di un soffio vitale.
(SDD)
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Il pozzo si trova al confine
fra presagio e passaggio
è Pupilla a ciondolare sul fondo
proietta il centro nel sole,
l’orlo nel centro e fa il vento
per l’annoso tormento
di una luminosa inedia
digiuna, di miele e caramello
il suo oggetto è la luce
e ancora la nutre, speranza.
(GM)
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Eppure ogni confine è pelle
e ogni muro a secco trasuda
memorie e nenie feconde.
Una formica-aedo incolonna pensieri
e profezie lisergiche
sulla sorte della natura.
Un’ossidiana dimora
al centro della tua fronte;
irradia docile penombra,
incurante dell’abbaglio di luci
senza passato né presente;
fuochi fatui, null’altro.
Intuiamo per passi incerti
rapiti dal sogno del bosco
dove si cela un padre burlone;
dietro una corteccia, immobile
e desideroso di essere scoperto
dal nostro respiro d’agata.
(SDD)
❤️
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