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Lontano

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Mi pare che attraversino  galassie di significato  per tornare a essere suono,  e poi che si facciano vortici  e spirali di colori perché sia l'occhio la loro prima casa. Le sento ridere; assorbite dal buco nero del silenzio, e mugugnare piano formule di ritorno. Le espelle poi di nuovo chissà chi , perché rincomincino il loro viaggio. E tu ancora mi chiedi perché io rifuti di dire "mia" la scrittura che attraversa i miei - loro sì - inchiostri? Testo - inedito 2023 - di Sergio Daniele Donati 

(Redazione) - Inediti di Dario Stanca con Nota di lettura di Annalisa Mercurio

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A cura di Annalisa Mercurio È un piacere ospitare i versi di Dario Stanca. Il poeta, nella parola vive, moltiplica emozioni, chiede rifugio.  Lavora sulla delicatezza del dolore, sulla potenza dello scorrere del tempo   “e i giorni scendono / come mannaie /nell’inverno / che avanza” ,   eppure quello che lo contraddistingue, è uno sguardo che si muove in maniera circolare, senza cambi di rotta repentini, tra mondi separati da un velo sottile. La sua poesia è avvolta da un profumo amaro eppure, la vita persiste e va oltre la morte, “Morire non è dimenticare” il passato si fa presente, ci porta nei luoghi d’infanzia, e poi è ancora capace di riaprirci lo sguardo sul qui e ora. Ho da sempre l’impressione che Dario Stanca abbia la capacità di immergere le emozioni in una soluzione intangibile, dalla quale escono trasformate in Natura:   “Non passano più stranieri / i giorni, / non divorano / il cuore-cocciniglia.” I suoi versi spesso, hanno il riverbero di una goccia che cade su un lavabo

Inediti di Leo Luceri

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È un vero piacere per noi poter ospitare degli inediti di Leo Luceri, vivace e profondo poeta capace di tracciare linee poetiche anche nell'antica lingua del Griko. Ringraziamo pertanto l'autore per averci concesso, tra gli inediti che qui pubblichiamo, anche una sua composizione in tale.lingua - con traduzione dello stesso poeta - e di averci permesso quindi di assaporare sonorità che affondano le loro radici direttamente nel Mito. Per la redazione de Le Patole di Fedro il caporedattore Sergio Daniele Donati  _____________ è quella periferia è quella periferia che ti porti addosso che t’emargina la vita  ti disincanta perfino sotto i tigli mentre guardi la statua di Humboldt  e pensi ai gelsi della tua terra a quei frutti maturi mangiati ierlaltro  non è il tuo posto ma quale lo è? ogni volta che gli altri vivono  sono qui vuoi dire mi vedete? ho scelto i ricordi più dolci per voi  potrei parlarvi di una terra che aveva il sapore dei fichi o d’una lingua materna  che smemora a

Due poeti allo specchio (Gloria Chiappani Rodichevski e Sergio Daniele Donati)

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TRE AZIONI PER SERGIO di Gloria Chiappani Rodichevski 1 Ti scrivo di gialli ocra che s'imparentano agli azzurri per divenire profondità, collina, bosco. 2 Ti guardo con le mani piene di versi. 3 Ti parlo dalla distanza d'un sorriso nel desiderio che tu possa sommarmi a ciò che decidi di tenere. TRE DOMANDE PER GLORIA di Sergio Daniele Donati  1 Nelle valli del sogno cogli anche tu il soffio d'un grigio Ostro di consapevolezza? 2 Sul palmo delle mani granelli di sabbia. È la mia o la nostra vita che pulsa? 3 Una parola cala lenta; appartiene a una voce che parla la lingua dell' Antico . Te ne bagni anche tu le ciglia? ____ NOTIZIE BIOBIBLIOGRAFICHE Gloria Chiappani Rodichevski , laureata in Lingue e letterature straniere moderne, è iscritta all'Albo Professionale dei Giornalisti. Attraverso la sua attività giornalistica, e come fondatrice e direttrice del portale Morfoedro , si occupa di spettacoli, d'arte e di cultura. Tra le sue pubblic

(Redazione) - 02 - Il Femminile - A proposito di Cristina Campo

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A cura di Patrizia Baglione Devota come ramo curvato da molte nevi allegra come falò per colline d’oblio su acutissime lamine in bianca maglia d’ortiche, ti insegnerò, mia anima, questo passo d’addio... Cristina Campo, pseudonimo di Vittoria Guerrini, nasce a Bologna nel 1923 da una famiglia agiata all'interno della quale arte e cultura erano pratica quotidiana. Il padre era un celebre maestro di musica e la stessa Cristina una raffinata dilettante.  I  problemi di salute la costringono a proseguire gli studi da autodidatta, seguita dal padre o da insegnanti privati. Da questo momento, la sua educazione si compie al di fuori dei canali istituzionalizzati, prevalentemente sui libri presenti in casa. Attraverso la lettura impara l’inglese, il francese, il tedesco e lo spagnolo.   E ra ossessionata dall’idea di perfezione. La sua parola è simbolo. I suoi versi sono a tratti dei piccoli haiku. Si ripiegano i bianchi abiti estivi e tu discendi sulla meridiana dolce Ottobre, e sui nidi.

La tela

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Indichiamo la luna  e in un lampo di coscienza prende spazio il sogno . Disconosciamo il limite della tela che ci ospita,  e immaginiamo costellazioni d'idee e tormente d'evasione. Ma quando è la luna a indicare il nostro profilo argentato la cornice proietta su di noi un'ombra tiepida. I più saggi la chiamano  dimora ,  gli altri,  figli benedetti dell'innocenza,  stupore. _____ In foto particolare di opera di Emilio Tadini.  Potrete trovare informazioni  sul grande artista milanese a questo  link Testo - inedito 2023 - di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - La poetica dell'infinito in Maura Baldini ( su "La Slegatura", Convivio ed, 2022) - una "non nota" di lettura

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Come si può annotare ciò che impedisce la staticità di un'annotazione? Quando la parola è veicolo di memoria di ciò che non dice, scriverne una nota di lettura diviene arduo, direi quasi impossibile.  D'altro canto ogni nostro tentativo di limitare il campo interpretativo di certe poetiche corrisponde più a una nostra esigenza di chiarificazione che ad un reale accoglimento dell'intero universo che certe vie poetiche portano con loro.  Mi rifiuto quindi di definire nota di lettura  ciò che sto per scrivere a proposito de "La slegatura" (Convivio ed, 2022) di Maura Baldini.  Quelli che seguiranno non potranno dunque che essere refoli di intuizioni, schegge emerse dal fiume in piena che la lettura di una raccolta simile provoca in chi, come  me, non perde mai lo stupore per le infinite possibilità che l'essere umano ha di dire del senza limite nel campo stretto e delimitato della parola. Raramente chi vi scrive si è trovato di fronte a una silloge che, come ques

Timidezza

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Costante e monocromatica, una spinta vitale  sorge dal battito di ciglia bambine.  Si dispiega su un orizzonte fluido  ogni possibile divenire; e io bambino, io adulto, io   vissuto siamo velati dalla stessa pulsazione; lo stimolo afono all'abbraccio, lo sguardo ritroso di chi dice al profumo di una  bella di notte  " prendimi"  e teme il rifiuto.  Se fossi ciò che non sono non mi soffermerei  sulla potenza quasi nucleare  del piccolo, dello stretto,  del timido e dell'incerto. Ma sono ciò che sono, e conosco tagli e rifiuti e il lessico barbaro e senza vita degli aguzzini; feticci di semidei; di plastica. Mi riempie poi il volto di piogge salate la lingua che inciampa, l'incapacità di dire "io amo" mentre il corpo vibra e la pelle innalza inni di penetrazione . _____ Sergio Daniele Donati - inedito 2023

Due poeti allo specchio (Emanuela Mannino e Sergio Daniele Donati)

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Sono foglia, fresca rossa dispersa su un letto di vento coi suoi capricci coi suoi intrecci di ilare pianto. Tu cerchi il tuo ramo in un amo di cielo, io cerco il mio cielo nelle tue gambe nelle mie cosce tra le mie cosce le tue dita tra le mie dita. Il tuo giardino canta la mia umida rosa tocco di cuore il tuo lieve sfiorato ardore. Tu cerchi il tuo ramo e ti fai amo nero di bocca rosso di anima che non trabocca. Potesse il sole bruciare tutte le mie foglie fresche rosse disperse e scosse potesse il vento che mi vive accanto voltarmi via da te, da ciò che non è dai mari e le conchiglie tutte uguali dalle femmine montagne senza ali. Potesse il baluginio della notte staccare la luna e accendere un c'ero io c'ero tu dov'eri non c'eri. Sulle labbra di un fiume lontano eri, sui tulipani di un freddo domani eri, sopra ai ponti ai metri agli attimi lontani. Potesse il destino togliere la tua mano dal fuoco della mia mano le gambe dei tuoi passi distorti dal primo sentiero van

Dialoghi poetici coi Maestri - 55- Erez Biton

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Quando ero un bimbo di luce tutti i colori vennero a bussare: “Apri, apri” dicevano alle mie pupille clementi, e gareggiavano per rifrangersi blu dentro il blu. Il sole del crepuscolo mi scorse suoi raggi come due trecce chiare di bambine che conducono una vacca con un vincastro. Nella città di Lod quando ero un bimbo di luce le cime mi sollecitavano: “Sali, Sali”, nell’abbraccio delle nostre vette. Tutti gli steccati erano più bassi di me basso Quando ero un bimbo di luce le distanze mi assorbivano nella rapidità di un altro tempo. (Erez Biton - Da Canti di cecità, Hakibbutz Hameuchad, 2013) Fui bimbo di penombra  dimenticato da chi portava  l'onere di spiegarmi il mondo e non vidi - no, non vidi nulla - finché un maestro  non mi chiuse le palpebre e mi disse:  "ora ascolta". Fui bimbo di penombra, e ancora adesso la notte immagino  le danze dei colori sulla retina di mio figlio e mi manca la presa al polso di un maestro tenace che mi impedí la caduta finché

Sacrificio

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     Colate   d'alluminio        su cuori di cardo . Eppure è là  - e resiste alla ruggine - l'ossimoro brunito  della lama deposta. La notte canta  un canto impossibile e il pennino dello scriba replica a ogni suo respiro l'incisione dell'abbandono. Non sia letto  ciò che è qui scritto Ogni poesia è una lapide a memoria delle infinite parole   che - non dette -  concimano   il camposanto  del silenzio. D isegni di Benjamin Lacombe Testo - inedito 2023- di Sergio Daniele Donati 

Tre inediti di Giuseppe Manitta

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La polvere contiene la luce dell’innocenza, la confessione della paura, la ragione del dubbio. Ogni granello somma il tempo e la vertigine, la sospensione dello sguardo, persino le crepe che l’aria leviga – si spera – o forse il vuoto del distacco. Senti lo spazio che devi stringere nella morsa, per non perderti nella caduta, ma sai che solo il tempo rivela l’attesa. _____ Se la liturgia della paura è stasi, fermare il tempo sull’orlo dell’oblio è salvezza. Non cedere al ricordo, temere il non senso che si quieta, urlare con la sola corda che rimane. Questo è il punto: non cancellare la prudenza degli sguardi. Capire l’incompletezza è nudità, solitudini di ombre che siamo. Il rifugio? Pioggia che scava e il vento che la trattiene. Abbiamo paura di noi, degli steli e di zampilli, del nulla che non leggiamo. _____ Non si può ascoltare il suono che il vento fa sulle sbarre: la prigione è l’idolo dei santi, è la perfezione della fine, il cammino di silenziosa incisione. Abbiam

Quattro inediti di Francesca Innocenzi

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Siamo lieti di poter pubblicare quattro inediti di Francesca Innocenzi alla cui plaquette "Paesaggio interiore. Formulario per la presenza", (Edizioni progetto cultura, 2022) abbiamo dedicato già una nota di lettura che troverete cliccando al seguente link La poeta è stata poi coautrice di un dialogo poetico con Sergio Daniele Donati che potrete leggere qui Infine da non perdere su Le parole di Fedro è quanto scrive alla poeta Anna Rita Merico  Lo potete leggere  qui _____ I la me bambina è trepida si sente vacillare senza appiglio il corpo è cosa che sobbalza lo sovrasta una cresta di vertigine. Quando il nastro della strada apre il fianco al litorale, lei si sposta sorpassa la linea del visibile. Pensa agli uomini che attraversano il mare II uomini bambini facce allungate e scure con scosse senza gesto rovistano nei corpi, nervi cartilagini ossa in scampo di tramonto. Di qua e di là dei confini, dicono dilagano frontiere oscure e benedette dove asfissie e spasmi

Sognai il Sogno - חלמתי את החלום

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Diceva addio eppure restava  un senso d'appartenenza tra le fessure delle mattonelle un passo oltre la soglia l'altro piede nella casa dei silenzi senza tempo Diceva  addio senza presenza di aggettivi né increspature nella voce senza interpunzioni o pause un monolite di granito nella capsula della morbidezza   senza scampo - il   lessico della fine A me restava il suono del vento di tramontana bussava alle finestre e chiedeva un permesso senza replica di rovistarmi nelle vene alla ricerca senza speranza della gemma della resistenza Diceva addio ma andavo io  il passo che sollevava  polveri e ori fanghi e intenzioni e liste senza fine e conte e filastrocche Diceva addio e tornava il bambino nella casa del sogno e si sciacquava il volto e mi sorrideva  dalla stanza della memoria la mano nella tasca E tornava il sassolino e le veglie di notte a contare le ombre sul muro nella casa dei silenzi dove sei milioni di nomi non avevano pronuncia né ospitalità, solo oblio Li ricor

Deserti - Due poeti allo specchio (Anna Rita Merico e Sergio Daniele Donati)

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A Sergio perché ci disse di Anna Rita Merico Rabbi dipanaci l’osso della parola abisso Rabbi moltiplicaci parola e testo così che ne possiamo intravedere domanda non farci restare ne l’interrogazione L’interrogazione è la sponda del Libro tra Libro e Libro l’interrogazione interrogazione e assillo emergono dall’oblio di scrittura e morte e gioco drammatico diciamo ne diciamo scoprendo forma e limite nel foglio bianco su cui incideremo ne incideremo a partire da dialogo silenzioso Rabbi ma qui l’abisso è fondo con occhi lacertati perdiamo nome nel senza pelle di un pensiero sentiamo vuoto e interruzione e vento e soffio Di linguaggi diciamo parola per domandare parola per rispondere linguaggio che interroga e linguaggio che risponde Narraci la grammatica Rabbi siamo tormentati da frammenti poltiglie ebbrezze senza limite ignoto fughe l’abisso ci ha tolto nome Deserto è volto d’abisso come segnare tracce e orditi nel rischio? come possiamo annotare il dentro delle bussole su questi grani