(Redazione) - Inediti di Dario Stanca con Nota di lettura di Annalisa Mercurio

A cura di Annalisa Mercurio

È un piacere ospitare i versi di Dario Stanca.
Il poeta, nella parola vive, moltiplica emozioni, chiede rifugio. 
Lavora sulla delicatezza del dolore, sulla potenza dello scorrere del tempo
 
“e i giorni scendono / come mannaie /nell’inverno / che avanza”,
 
eppure quello che lo contraddistingue, è uno sguardo che si muove in maniera circolare, senza cambi di rotta repentini, tra mondi separati da un velo sottile. La sua poesia è avvolta da un profumo amaro eppure, la vita persiste e va oltre la morte, “Morire non è dimenticare” il passato si fa presente, ci porta nei luoghi d’infanzia, e poi è ancora capace di riaprirci lo sguardo sul qui e ora. Ho da sempre l’impressione che Dario Stanca abbia la capacità di immergere le emozioni in una soluzione intangibile, dalla quale escono trasformate in Natura:
 
“Non passano più stranieri / i giorni, / non divorano / il cuore-cocciniglia.”

I suoi versi spesso, hanno il riverbero di una goccia che cade su un lavabo di rame, e del rame mantengono colore e sapore.
Vi lascio ai suoi inediti


Nell’aria ferma di pioggia
tu mi dici: “Vieni, che passano le fatiche”.
Diventano allora
i neri crocicchi
strade assolate
e il sangue
scorre
come verso di poema
che stampo sul tuo seno
(con i miei occhi adesso lo scrivo).
Non passano più stranieri
i giorni,
non divorano
il cuore-cocciniglia.

Ora non scompaio
in tutto ciò che scompare
e allo sguardo
tutto è meraviglia.
____

Salvami madre
con le tue parole antiche.
Le ore
come spine
trafiggono
il labbro
nell’umido vespero.

Morire non è dimenticare.

Qui la tramontana
morde sul collo,
e i giorni scendono
come mannaie
nell’inverno
che avanza.

Ma il capelvenere
che hai lasciato
dura ancora,
sai,
nella tua stanza.
____
Le attese
macina a vuoto
il nuovo giorno,
nell’aria sognata
di caldi silenzi
scolpiti sui muri,
sugli occhi assopiti.
Lontananze
rimangono impigliate
tra i respiri.

Le parole migrano
per lontane primavere,
scavano assenze
che riposano addormentate.
Resta intatta la casupola sul melo
(geloso la protegge ancora un velo),
non invecchiano
le vecchie vie del paese,
o le risa bambine
dell’infanzia immota
(tempo breve, senza pretese).
Ombra viva
resta la memoria,
scolora
soltanto il presente,
perduto tempo
nelle vane attese.
____  
Nel meriggio che
fende rossa terra
il morso lancinante
delle ore
tu non senti
e t’inseguono
senza tregua
i cani dei pastori
e ti perdo
dispettosa
tra i filari del tiglio.
____

Solitudini
solcano il mare
ma non affonda nell’acqua
la tua allegria,
sul fondo resta
soltanto la mia.
____
  
NOTA BIOBIBLIOGRAFICA

Dario Stanca (1973), si laurea presso l’Università del Salento, in Filosofia, con una tesi su Carlo Michelstaedter. Ha curato il volume Anacleto Verrecchia, Meglio un demonio che un cretino (El doctor sax). Per la poesia, ha scritto una prefazione al volume di Giorgio Gramolini, Vita breve. Appassionato lettore di aforismi, ha firmato la postfazione di Per un piccolo ordine di grandezza, dell’aforista Amedeo Ansaldi. Ha inoltre curato per Il foglio clandestino, aperiodico ad apparizione aleatoria,n.88/89 una raccolta di aforismi con nota critica sullo scrittore e saggista Antonio Castronuovo. Di origini salentine, vive e lavora in provincia di Torino.



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Commenti

  1. Un autore che merita di essere letto.

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    1. Senza dubbio. Un grande talento poetico, trovo

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  2. È la prima volta che leggo qualcosa di dario: semplice (non voglio con questo dire basilare o banale) direi netto e diretto come un vento di primavera. Non ti resta che percepirlo sul volto e goderne gli effetti. Bravissimo!

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    1. Grazie davvero di cuore da parte di tutti noi

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