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Volo

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Fa parte del tuo piano - non del mio - la pioggia salata e il volo dell'airone. Di quell' uccello io ammiro la tenuta instabile nella palude e la capacità di trovare  nutrimento nel limo. L'unico volo che conosco  - a dire il vero - e quello che fa al risveglio la mente mia verso la malinconia  del sogno perduto. Foto e testo, inedito 2023, di Sergio Daniele Donati 

Pugnale

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Ho tenuto troppo a lungo in mano  il coltello della settima lettera - un discernimento impietoso  che non contempla linee di confine tra il bene e il male, tra elevazione e abisso. Me ne sono ustionato i palmi - senza l'onore d'una stigmate   senza l'odore del futuro. Poi quel sogno e l'altalena cigolava e quella bimba mi diceva "scendi anche tu nel parco giochi, s'è liberato lo scivolo". E non so se le lacrime di petrolio che mi solcavano il viso fossero ricordi o desideri. So che piansi - e piango ancora - perché a me l'invito al gioco  di un bimbo ricorda l'attimo in cui rimasi solo a segnarmi le mani inesperte lungo il solco della vita col pugnale dell'altrui giudizio. ____ Foto e testo - inedito 2023 - di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Specchi e labirinti - 20 - Una recensione in forma di lettere (parlando della poetica di Maria Allo e altro)

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A cura di Paola Deplano Crotone, 07/05/23 Caro Sergio, eccoci qui a parlare della nostra cara Maria Allo.  O meglio, del suo libro Sul margine , da poco uscito per l’editore Interno Poesia. La dolcezza di questa donna riverbera nei suoi versi. Sono delicati, come è delicata lei. Una delicatezza tutt’altro che lagnosa ed effemminata, però. Del resto, è una forte donna di Sicilia, che abita presso l’Etna e ne ha ereditato la bellezza e i bagliori. La prima sezione della silloge s’intitola “Carte sparse”. Come non vedere un chiaro riferimento al suo caro – al nostro caro – Francesco Petrarca? “Voi che ascoltate in rime sparse il suono…”. Anche lui comincia così, nel suo Canzoniere , che è forse uno dei più bei libri di poesia di ogni tempo. Tolgo il forse. E credo che lo toglierebbe anche Maria, da fine conoscitrice di letterature antiche e moderne qual è. Una donna colta, che però veicola la cultura senza presuntuosi strombazzamenti. Le letture di cui si è nutrita ammiccano tra le righe,

(Redazione) - su Synagoga (Fallone Editore, 2023) di Diego Riccobene - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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La parola Synagoga deriva dal latino ( syn , assieme e   ago , condurre) e significa letteralmente luogo dell'adunanza, della riunione.  Pur avendo origini in culture molto diverse, la parola in esame ha un immediato portato nella cultura ebraica dove viene fatta coincidere dai più col luogo della preghiera.  In realtà la cultura ebraica aggiunge un elemento in più alla definizione dei luoghi di culto chiamandoli spesso Beit HaKenesset (la casa della riunione). Perché ci si possa riunire in preghiera, in altre parole, non è sufficiente una pluralità di soggetti ma è anche necessario che il luogo dove ciò avviene sia percepito come luogo protetto e familiare, una casa   per l'appunto.  Tuttavia sia la tradizione ebraica che quella latina suppongono un certo modo di orazione e, in particolare, talune preghiere fondamentali, non possano essere svolte da soli ma necessitano della presenza di una collettività di persone, da un lato, e di una pluralità di voci, dall'a

Risana

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Cosciente e incosciente giocano a rimpiattino tra le ciglia dell'innocenza - sguardo dentro, sguardo fuori e nessuna intenzione. Risana sempre l'ascolto  del sibilo di un progetto antico. Là, tra oggetto e soggetto, una linea di zolfo accende fuochi fatui e io sorrido; immobile e finalmente ebbro del liquore della non esistenza. Non se ne va mai chi mai è arrivato, né torna colui che non è mai nato. Sergio Daniele Donati - inedito 2023

Due poeti allo specchio (Michele Carniel e Sergio Daniele Donati)

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L’impronta del tormento disegna il volto e credo nel dolore cristiano delle piaghe, ma Dio non mi parla (simmetrica illusione) Che me ne faccio, Madre, delle mani giunte? - Abito la colpa con gli occhi sacri del figlio - - Considero un alibi l’essere nato in tempo - - Svuoto dalle tasche una congiura di passi - - Arresto la mortalità dell’anima nel corpo - Un’ombra uscita illesa dal crollo delle luci restituisce alla pelle una parvenza di carne. Sangue, ossa, respiri, poco altro mi sollevano [Raccoglimi, Madre, come fossi una lacrima]. Michele Carniel - inedito 2023 Esiste una via  - forse la più antica - che spezza il gesto e cuce i lembi di ferite eterne. Le mani giunte  - aprile; ora - impediscono ai palmi  di raccogliere olii eletti dal cielo e il sacro, lo sai,  risiede nella terra sporca, sotto le unghie del contadino. Svuota le tue tasche da ogni ingombro che il  nulla crudele t'impone,  ma lascia che là resti un sassolino, a memoria del flusso che ci

Quattro inediti di Rosanna Frattaruolo

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____ vi è sul fondale che ho trovato depositate alcune verità quelle pesanti difficili da far emergere più mi spingevi giù più le riconoscevo poi ho  dovuto prendere aria tornare alle superfici lisce quale verità merita l'annegamento? ____ xi stare nella poesia   mi chiude gli occhi al mare oggi ho l'urgenza di dire e soprattutto di non dire l'equilibrio richiede fatica a volte cadere è la cosa più comoda ____ 13 agosto a Citara emergono luoghi lontani da risanare o depennare dalla cartina storico-sentimentale Ivrea è da abbattere e ricostruire di lieti discorsi non voglio più riconoscere certe vie non urlare ché ti sento a ogni angolo ____ 14 agosto tra le piccole ossa delle guance scava coi rebbi nella carne del cranio a metà pauvre petit lapin ha messo già le zampe pelose nel mio piatto mi supplica di non mangiarlo le pesche nel vino rosso mi addolciscono la voce ma non cederò alla malizia fiabesca del lupo qui spacciano maiale grasso per cinghiale lui conosce tanto di

Quattro inediti di Franca Alaimo

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Non sono più la stessa da quando tu in che inferno mi hai messa, in che stridente rissa di pensieri, se più non passa l'angelo del bene. Vivo lo stesso sì, ma come un ramo scosso o un tremulo, debole riflesso. ___ I tuoi occhi verdi come erba nuova, il nostro amore alato. Ci esercitammo a volare sempre più in alto, imparando l'immutabile, il non-tempo, il canto che non si sente, Oscillando con la corda al collo sospesi come angeli, senza sfiorare terra. ____ Vano il tentativo di disarmare il tempo. Io morivo, morivo, poesia dopo poesia. E le parole una dopo l'altra sbiadivano sbiadivano. Ma mentre scrivevo, mentre scrivo, io ero sono viva. ____ Trapestii soffi bubbolii, aria che scricchiola smaniosa di pioggia. Il giorno si annotta. Ticchettio furioso sui tetti. Bassi, clarinetti: un pezzo  di jazz per tutto il quartiere. Testi inediti - 2023 - di Franca Alaimo ______ NOTA BIOBIBLIGRAFICA Franca Alaimo  v ive e opera a Palermo, dove ha insegnato materie lette

Due poeti allo specchio (Rossana Nicotra e Sergio Daniele Donati)

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Forse l'acqua ha inghiottito il Loto. Ceduti all'assenza, è argento ammattito  (non si sta in nessuna pochezza) tra le possibilità infinite s'instrada un destino disubbidisce, è frode alle anime. Fiorirà il Walnut -e saremo franchi lo sento- la lucentezza delle idee il pianto del neonato, la tenerezza che si schianta contro ogni male. È una strana primavera questa. Rossana Nicotra - inedito 2023 Un forse vivace governa il mio passo e affolla d'ipotesi lo sguardo di lepre, prima della fuga. Non medito più da tempo e ho scelto la gabbia della parola per non dire del nulla che legifera sui miei respiri. Io me ne andrò - anzi, già vado - e della selva dei miei simboli non resterà altro che una nota tenuta - un suono costante - finalmente liberato dalle catene dei significati. Sergio Daniele Donati - inedito 2023

Due inediti di Grazia Procino

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  Si compiono le stagioni del nostro spirito (che non è soave) nei barbari nostri tempi. Scrivere è un'insidia sottile un autoinganno per chi crede di vedere eppure è un imperativo morale quando annuncia che i prati verdi sono davvero opachi per marciume e sporco. Scrivere è l'ultimo disperato gesto prima dell'amaro fine pasto. Accarezzerò le tue mani ossute e i tuoi occhi stanchi fosse l'ultima cosa che faccio, madre mia... Che non c'è freno alla disperazione quando la vita è spremuta goccia a goccia e lenta va via. Bacerò i tuoi capelli divenuti bianchi fragili al tocco e rivivrai l'estate della tua infanzia, i giochi affamati di sole. Non c'è nulla che ammansisca l'oltraggio del tempo e il termine delle cose... nulla, madre mia. NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE Grazia Procino , nata a Gioia del Colle, è laureata in Lettere Classiche. E’ docente di Lettere presso il Liceo Classico di Gioia del Colle. Ha pubblicato haiku in due raccolte collettive edit

Due poeti allo specchio - dialogo attorno al Sacro (Giuseppe Carlo Airaghi e Sergio Daniele Donati)

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Un inno di meraviglia Al nostro dio certo spiace molto che molte cose non siano andate per il verso previsto. Scrive allora, in bella calligrafia, bigliettini augurali di frasi edificanti e motivazionali. Per rincuorare e per distrarre versa alcune gocce insipide di pioggia lungo i deserti in primavera e dice: questo è quello che disseta. Sopra ogni goccia stende i colori di un precario arcobaleno fatto soltanto di riflessi. Forse si sente in colpa e inadeguato di fronte agli errori commessi per sbadataggine e approssimazione ma il danno ormai è stato fatto, ogni rimedio è un evidente rammendo sopra la tovaglia del corredo buono. Noi fingiamo di non notarlo per non creare ulteriori imbarazzi, per non apparire irriconoscenti. La frutta matura pende dai rami troppo in alto per le braccia dei bimbi ma il suo profumo, il suo profumo, non possiamo negarlo, penetra ovunque; persino nelle isolate case in ombra con le persiane sprangate. Ogni scelta è stata fatta in buona fede, dicono alcu

Cinque inediti di Maria Consiglia Alvino

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Tav Mettimi come sigillo come sigillo sul tuo cuore sulla punta scrostata delle dita nelle pupille acinidivita ché duro è stare sulla soglia i piedi battono sulle lame dei giorni     Non vi sono ritorni. Oceani nuovi rombano, è il sangue armonie insistenti di crome sonanti alle spalle coi sibili dei morti e il sole lievita lontano sui miei fiori neri, antichi. Chiudi, distendi la porta e ridi. Mettimi come sigillo sul tuo braccio mentre corriamo e andiamo oltre ἵοιην ἵοιην mentre sono alla finestra e la finestra sei Tu. Scosto gli orli, fuori piove. Questo gelo di dicembre. La sostanza è la luce chiara della polvere là sul davanzale. Sul muro di fronte seguo i fili dell’edera tenace le attese sempre-verdi gli intrecci delle trame. Se Tu sei Tutto cosa sono io quaggiù? Chiudo gli orli. Il giorno è breve, non lo posso sopportare. La città stride, la sera annebbia le risate. Posso scrivere, salvare le parole oltre-passare. Immagino un sorriso fuori gli orli, un vento cosmico di allodole

Tre antichi testi sull'infanzia (e due fotografie dell'infante) di Gianpaolo G. Mastropasqua

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La via morbida Sin da piccoli preparavano un udito altro coprendo e scoprendo il tamburo del palmo compresso nel timpano come vento battente e ascoltavi la voce delle vene propagarsi tra le arterie dell’aria ripercorrendo la via dell’ossigeno, disperso timidamente, in tessuti di parole ignote. La galassia chiara Cosa tu sia non so, non riesco a vedermi, eri lì, come un vento improvviso dormivi, come un’onda che tace una parola che non sa il suo nome sei venuta dal buio, anche tu. Domani saremo bambini, dovrai cercarmi tra le tue bambole, come allora quando ancora non esistevi. Vedrai giocheremo con Dio, sorriderai ed io non saprò mai – quanti anni hai? Gli oracoli I bambini conoscevano ogni cosa ogni perdono, ogni buio, ogni lingua, il padre che più non ritroveranno, ogni giorno bevevano le nuvole nel girotondo delle mani cantavano: il verso deve bucare il bianco e vivere nella testa come un eremita. ____ NOTA: Le 3 poesie fanno parte di “Silenzio con variazioni”- 40 carte (Ed. Lietoc

Due poeti allo specchio (Federico Preziosi e Sergio Daniele Donati)

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Noi che ci innamoriamo del dolore Noi che ci innamoriamo del dolore senza colpo ferire ripieghiamo i nostri mondi sulla scia del vento  da come cambia il nostro orientamento chiediamo al frutto di farsi germoglio o allo scarto tossico del concime  di ricondurci a forza nel maggese, ma nel momento dei superamenti restiamo a lungo orfani  in carenza d'affetto per le cose create come dèi in libera uscita   al quarto-quinto giro, alzato il gomito  quale maledizione si riserva? Facile a dirlo... ma adesso è ora che si ritorni a casa e la lingua incespata nel velluto rivendichi qualcosa  al serico svestirsi dell'immaginazione. (Federico Preziosi  - inedito 2023) Credo ci innamori il taglio e la speranza orfana  che il sangue versato  irrori un lampo di verità nelle pupille dei figli. Della ferita non ci attrae  la sutura e dentro di noi canta il canto che chiama  corpi estranei nelle vene, é quella l'ora profuga in cui le stelle intonano per i nostri deserti cori di non appartene

La rosa stinta

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Mi dicevano mani si seta e non sapevano  del solco interrotto  nella linea della vita. Appresero poi col tempo ch'io sono la rosa stinta, la vena senza sangue, il sonno senza sogno, d'un dio distratto. Mi chiedi perché scrivo e non sai  che sarebbe più saggio chiedere al mondo chi mai abbia diluito  i miei inchiostri. Testo - inedito 2023 - e foto di Sergio Daniele Donati 

(Redazione) - Figuracce retoriche - 06 - Paronomasia, Parole Omografe e Omonimia

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A cura di Annalisa Mercurio PARANOMASIA Paronomasia dal greco παρονομασία  paronomasía ovvero ‘mutamento di nome’ παρά  pará (presso) e ὀνoμασία  onomasía (designazione,denominazione). Alcuni testi (Treccani, Garavaglia) e molti siti la riportano anche con il nome di annominazione, noi, considereremo quest’ultima, un particolare tipo di paronomasia, che vedremo poi negli esempi.  Si chiamano paronimi, due parole che hanno suono simile ma significato diverso.  La paronomasia quindi è una figura retorica che consiste nell'accostare due o più paronimi, e si differenzia dalla figura etimologica (si veda l'articolo su LE PAORLE DI FEDRO  qui ) in quanto la prima, ha parole di suono simile ma con radici etimologiche differenti, mentre la seconda, mette in sequenza parole con la stessa radice (es. sognare un sogno). Abbiamo due tipi di paronomasia: Paronomasia apofonica relativa alla differenza vocale tonica (vocale dove cade l’accento) nella radice del termine: r i sica r o sic