Cinque inediti di Maria Consiglia Alvino

Tav

Mettimi come sigillo
come sigillo sul tuo cuore
sulla punta scrostata delle dita
nelle pupille acinidivita
ché duro è stare sulla soglia
i piedi battono sulle lame dei giorni

    Non vi sono ritorni.

Oceani nuovi rombano, è il sangue
armonie insistenti di crome sonanti
alle spalle coi sibili dei morti
e il sole lievita lontano
sui miei fiori neri, antichi.

Chiudi, distendi la porta e ridi.

Mettimi come sigillo sul tuo braccio
mentre corriamo e andiamo oltre
ἵοιην ἵοιην
mentre sono alla finestra
e la finestra sei Tu.

Scosto gli orli, fuori piove.

Questo gelo di dicembre.
La sostanza è la luce
chiara della polvere
sul davanzale.

Sul muro di fronte
seguo
i fili dell’edera
tenace
le attese sempre-verdi
gli intrecci delle trame.

Se Tu sei
Tutto
cosa sono
io
quaggiù?

Chiudo gli orli.
Il giorno è breve,
non lo posso sopportare.
La città stride, la sera annebbia
le risate.

Posso scrivere, salvare le parole
oltre-passare.
Immagino un sorriso fuori
gli orli, un vento cosmico
di allodole e cicale.

Appartengo a un’ombra.
Questo è il luogo, non altro.
Un tacito sferzare di vento,
un nero fumo sull’asfalto,
scala di grigi nelle crepe.
Sempre legata al passo,
acqua alla pietra che scivola
cucita al sole, ai piedi.
Giro al variare di una luce,
esisto insieme alla chiarità
di un dio, sono opaco
specchio di odi, di qualche amore.

Ci sono nomi dentro ai giorni
impazziti, eppure tutto muore.



L' afa annoda la lingua, in cucina
cerco storie tra i piatti. Fuori
ortensie sbiadite narrano
rumori, fruscii, abbacinati
a schiarire il nitore dei nomi.


Un gatto saggio ricorda
che non ci sono parole.
Mansueto sale su per le scale.

Io con lui un silenzio animale.



penso a come dire questa cosa –
io che odio la parola cosa – segno blu,
parole precise, ragazzo, ben expolitae.
Come dirla senza voltare il senno?

Cuore, casa, bambino, tu.

Andare a fondo,
ho solo una penna.
Fuori nevica, bianco sotto il lampione.
Chissà se i morti là fuori hanno freddo.
Una coperta, una luce bianca e chiara
limpida, sì, come nel nord Europa.
Te la vorrei dedicare
al fondo di questo monologo.

Ci saranno giorni. Qui ora
tutto è silenzio. Che non ti abbia
il tempo, guarda questo guardare.

Penso a come dire questa cosa –
sapere la solitudine e provare una piccola gioia
il saperti vivo un altro istante ancora.

Penso a come dirla e non so andare.

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NOTA BIOBILIOGRAFICA

MARIA CONSIGLIA ALVINO - (Avellino, 1987). È laureata in Filologia, Letterature e Civiltà del Mondo Antico; ha conseguito nel 2017 il dottorato di ricerca in Filologia, con specializzazione in letteratura greca antica, presso le Università di Napoli Federico II e Strasburgo. Insegna lettere presso il liceo “V. de Caprariis” di Atripalda (AV), dove vive. Fa parte della comunità poetica Versipelle. Suoi testi in poesia e prosa sono apparsi in blog, riviste e antologie. Collabora con le riviste online Exlibris20 e Readaction Magazine. Nel 2022 è stato pubblicato il suo romanzo d’esordio “A volte la neve” (Readaction Editrice, Roma); la sua silloge poetica Elegie per Calypso, classificatasi prima nell’ambito del premio nazionale L’inedito – sulle tracce del De Sanctis, XV edizione, è stata pubblicata nel 2023 per i tipi di Delta 3 Edizioni.

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